Ammetto di conoscere poco il cinema di Loach, ma spero non sia questo, perchè trattasi di filmaccio che prende troppe direzioni (comico, drammatico, sociale...), deludendo. Ci troviamo al cospetto di un pastrocchio finto impegnato, banale, con la solita storia di disagio condita con problemi vari e farcita con un Cantona che interpreta se stesso (in tutta la sua invadenza), le cui armi sceniche si limitano a frasi fatte. Gli attori si barcamenano, ma la bagnarola filmica finisce per affondare, soprattutto con l' Operazione Cantona (per la serie, l'unione fa la forza...magari). Una Cantona...ta
MEMORABILE: Parlando dell'amico che lo disturba: "Sto tentando di entrare in contatto con il subconscio, non con un subnornale"; I gol di Cantona (un fuoriclasse)
Solo apparentemente lontano dalla sua consueta filmografia, l'opera in questione si inserisce invece perfettamente nel percorso artistico del regista Ken Loach. Anche in questo film come nei precedenti ritroviamo l’attenzione per il sociale e la vocazione a miscelare i toni del dramma e quelli della commedia. L’inserimento della figura di Cantona, sorta di angelo custode/consigliere del protagonista è solo un elemento paradossale che non altera il messaggio del film. Buona la sceneggiatura e molto bravo il protagonista.
Una bella storiella ma non un gran film. Loach sceglie un tono leggero (e ne ha tutto il diritto) per la sua ennesima storia di redenzione sociale e cala l'asso Cantona, mossa che non basta per vincere la mano di briscola anche se riesce comunque ad affascinare pure la critica. Prima parte scontata (ormai la middle class inglese e certi ritratti di gagster li conosciamo), seconda più vivace. Più che per Eric (doppiato in modo discutibile) il riconoscimento va al collega panzone che cerca sempre di documentarsi per affrontare i problemi.
Divertente. Inizia come un film piuttosto serio, con quest'uomo di mezza età che deve affrontare dei grossi problemi di famiglia, ma scolora presto nella favola -specie nello spassoso finale- e tutto sommato direi che la cosa non dispiace. C'è anche qualche bella considerazione "alta" sul calcio, che in bocca ad uno come Cantona (credibile anche come attore) ha senz'altro il suo peso. Promosso.
Loach + Laverty sono oramai una squadra collaudata, affiatata e ben distribuita, che in casa vince ("My name is Joe") e mediamente in trasferta perde ("Bread and roses"). Questa volta, nonostante gli assist di Cantona, giocano in casa e si accontentano di un pareggio stiracchiato. Classica storia di redenzione in cui la cosa più credibile è Cantona (ho detto tutto...).
Idea buona di partenza, come gli ultimi film di Loach, manca tuttavia di una fotografia decente e un po' di brio, anche a causa di un commento sonoro pertinente. Loach fonde due generi: il suo tema della socialità e del proletariato e la farsa vera e propria. Al protagonista Cantona appare solamente quando sta fumando l'erba, quasi che ci fossero dei pudori a descrivere il personaggio come uno psicotico. Nel film non si vede la scena dell'aggressione a colpi di kung fu per cui il calciatore fu squalificato per nove mesi. Un film senza grandi giocate.
MEMORABILE: Cantonaa Cantonaa Cantonaa... coro dei tifosi dello United sulle note della marsigliese, riproposto nei momenti clou del film.
Sempre sul filo sospeso tra realtà e fantasia, tra la quotidianità della working class inglese e il trascendente incarnato dal calciatore con più personalità che abbia mai posto la propria impronta sul verde suolo, questa è la pellicola di Ken Loach. Ottimo Cantona a supportare lo strampalato protagonista e not so bad il cast di contorno, che, per restare in tema, qualche giocata la mette a segno.. Se poi c'è un momento di vuoto, dentro un paio di giocate di Eric, la colonna sonora giusta e tutto fila liscio...
MEMORABILE: Cantona che suona la Marsigliese con la tromba e proferisce: "Io non sono un uomo, io sono Cantona!"
Non basta un'icona del calcio europeo a fare un bel film. Certo Eric è sempre un grande, così come le giocate di quando in quando proiettate a supporto del film, vero e proprio momento di beltà. Di contro c'è una storia di working class, che puzza tanto di deja-vu e un vago senso di revanche che non accalappia. Certo è una commedia e per questa va vista, ma specie per il telefonatissimo finale non mi ha convinto. Banalotto.
L'ambientazione proletaria e le problematiche sociali non mancano come in ogni film
del regista. A cambiare è il tono utilizzato da Loach: più che da commedia misto a dramma (come accadeva in tante altre sue opere) qui siamo dalle parti della favola
come dimostra un finale abbastanza improbabile ed imbarazzante (che però fa felice, diciamolo pure, lo spettatore) oltre che telefonato. Retortiche e banali le "perle filosofiche" di Cantona. Per fortuna i suoi gol non lo sono affatto: pura gioia per
gli occhi.
Una vita difficile, una realtà proletaria in cui il disagio sociale è forte (si vedano i due figliastri) e la mancanza di coraggio, causa di tanti rimpianti e di un mezzo tentativo di suicidio. Il protagonista di questo film di Ken Loach, a metà tra commedia e drammatico, è messo male; ma per fortuna arriva Eric Cantona, prodotto dalla sua mente ogni volta che fuma uno spinello e lo aiuta a tirarsi fuori dall'oblio. Finale un po' troppo grottesco ma tutto sommato un buon film.
MEMORABILE: Il fatto che il miglior ricordo di Cantona non sia legato ad un gol ma ad un passaggio.
Intreccio fra commedia e dramma, con un'abilità registica che riesce ad evitare i buonismi da una parte e la retorica dall'altra. L'attenzione di Loach verso i problemi sociali si unisce in modo un po' surreale alla sua passione per il calcio, ed ecco che Cantona viene catapultato in casa dell'alienato protagonista per fargli da angelo custode. Finale prevedibile, ma con una nota di grottesco particolare che appaga e distende lo spettatore (è pur sempre una commedia).
Si poteva fare decisamente meglio, ma nel complesso il film mi è piaciuto. Certo il finale è scontato e da un maestro come Loach si deve pretendere di più. Il tono e lo stile utilizzati sono pure consoni alla sceneggiatura, ma il risultato è un film riuscito a metà. Le immagini delle azioni di Cantona giocatore sono ancora oggi emozionanti. Comunque consiglio una visione.
Certo è spiazzante vedere il Guerriero Ken alle prese con una tonalità di colori così pastosi e leggeri, se pur distesi sulla tela che ritrae il soggetto di sempre (la working class di cui è l'indiscutibile cantore). Eppure riavutisi dal frastornamento, si ha modo di verificare la consueta naturalezza di Loach, mentre il suo realismo dà conto della componente favolistica del football, àncora fondamentale di sopravvivenza quotidiana per tanti di noi. In tal senso Eric è una commedia non riuscita ma uno dei film più intelligenti mai girati sul calcio.
MEMORABILE: Semplicemente l'idea di utilizzare Cantona come mentore della classe operaia, un po' quel che Bogart fu per il nevrotico Allen di Provaci ancora Sam.
Preso per quello che è, una favoletta d'amore, d'amicizia e buoni sentimenti, il film è abbastanza leggero, innocuo, rilassato... insomma nulla di che ma perfetto per due ore serene. Poi invece se si vuole andare a fondo e analizzare il film nei contenuti, se ne avverte l'eccessiva superficialità. Si potrebbe trattare di occasione mancata o di fiato corto di Loach in questa commedia, io continuo a vederla come semplice e dunque "sopportabile" favoletta. Riveder giocare Cantona però è proprio un piacere.
Una favola piantata nel cuore del disagio contemporaneo, con riferimento alla portata mitica del calcio. Curiosa, ben fatta, ma deludente pensando a ben altro Loach. Perché, nonostante l’abilità nel penetrare nelle problematiche sociali e individuali (peraltro qui ridotte quasi a barzelletta), il plot dello sfigato incapace di interagire coi figli e di dichiarare il suo amore all’ex moglie, e che riesce a credere nuovamente in se stesso e a risalire la china grazie alla materializzazione del suo mito Cantona, sa troppo di commediola americana.
Il Loach che non ti aspetti, favolistico e ottimista (scivolando in un finale quasi diabetico) che al realismo della classe proletaria (tra problemi famigliari e un matrimonio da recuperare) aggiunge l’onirismo (e l’amicizia, l’amore, la passione) come aiuto vitale per proseguire. Ma l’approccio è facile, non sempre convince e le incursioni di Cantona risultano a tratti poco funzionali (emozionanti tuttavia i siparietti/goal del talentuoso giocatore). La leggerezza va a braccetto con la superficialità. Da Loach ci si aspetta qualcosa di più.
Postino in crisi sentimentale trova un aiuto con l’apparizione in casa del campione di calcio Cantona. Loach mette in scena una storia individuale mantenendo la solita ambientazione rurale di comunità. Divertente per chi apprezza lo humor inglese, sa essere realistico nei rapporti familiari e amicali con una piega anche compassionevole. Seconda parte che viene allungata con la soluzione al problema dei figli che sbiadisce l’impatto di “King” Eric (da sottolineare la buona recitazione e l'innata presenza e carisma).
MEMORABILE: “I am not a man, I am Cantona!”; La seduta a invocare i nomi famosi; Lo scherzo del gol finto al pub; La rete di Cantona al Sunderland.
Loach inaspettatamente si serve dell'elemento surreale (la visione di Eric Cantona, modello di riferimento del protagonista che ricorda come presenza il Bogart per Woody Allen in Provaci ancora, Sam) ma rimane comunque ancorato alla realtà urbana e disagiata di una società media ai margini da lui narrata in un'intera carriera. Questo espediente alleggerisce piacevolmente la narrazione regalandoci un racconto spedito, incalzante e a tratti leggero. Ottima la prova attoriale in generale e convincente anche l'ex calciatore del Manchester United.
Eric è un brav'uomo tormentato da trent'anni per aver lasciato la moglie. I figli che vivono con lui non lo rispettano, la sua vita è a pezzi. Comincia ad avere apparizioni del suo idolo Eric Cantona che snocciola consigli. Il leit motiv fantasy permea piacevolmente il film, ricco di piccole trovate ed evolve in situazioni sempre più drammatiche immedesimandoci in Eric senza cali di tensione. Cantona (coproduttore) da blando suggeritore newage si trasforma in vero deus ex machina del percorso di Eric. che prende in mano la sua vita. Un plauso al Loach anche sognatore senza rabbia.
MEMORABILE: Tifosi al pub: "Si può cambiare moglie, si può cambiare partito, si può cambiare fede, ma non si può cambiare squadra di calcio!".
Un postino depresso che non riesce a instaurare un rapporto decente ha l'apparizione del suo idolo calcistico: Cantona. Rispetto ad altri film di Loach questo è meno "arrabbiato" e non lotta contro qualcosa, pur se il contesto è sempre quello del sottoproletariato e del disagio sociale. Discreta la fotografia. Convincente l'attore che interpreta il protagonista.
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Finito il film vale la pena restare, perchè, dopo qualche secondo, ci mostrano una vera conferenza stampa di Cantona. Ci sono molti giornalisti, le luci sono puntate su di lui, tutti attendono le sue parole e lui, prima si siede e, con estrema nonchalance, dice: "Quando i gabbiani seguono un peschereccio, lo fanno perchè pensano che verranno pescate delle sardine". Poi si alza e se ne va.
M pare che nessuno lo abbia segnalato. L'attore Steve Evets (nato Steven Murphy) ha scelto uno strano cognome (pseudonimico) per formare un palindromo.
M pare che nessuno lo abbia segnalato. L'attore Steve Evets (nato Steven Murphy) ha scelto uno strano cognome (pseudonimico) per formare un palindromo.