In un possedimento della Louisiana, Regina Giddens, una donna fredda e calcolatrice, contende ai suoi due fratelli il controllo delle ricchezze familiari, riuscendo ad imporsi grazie alla propria mancanza di scrupoli, anche ai danni del marito malato e della figlia. Sceneggiato dalla stessa autrice del dramma, una trasposizione impeccabile da parte di Wyler, rispettosa ma profondamente cinematografica, soprattutto grazie agli apporti del grande Gregg Toland e di Bette Davis, interprete superba, lingua tagliente e cuore di ghiaccio.
MEMORABILE: Celeberrima la scena in cui Davis sale le scale, mentre il marito (Herbert Marshall) in primo piano...
Tratto da un dramma teatrale di Liliam Hellman, rappresenta una delle regie più raffinate del grande William Wyler. Sontuoso per quello che riguarda la messa in scena, con un'impeccabile ricostruzione dell'ambiente sudista americano, si avvale di una sceneggiatura ben scritta e avvincente e di una memorabile interpretazione di Bette Davis in uno dei suoi migliori ruoli.
Solido melodramma familiare in stile Via col vento con una Bette Davis straordinaria alle prese con una sceneggiatura di ferro. Impressianante la regia di Wyler fatta di inquadrature mirate in grandi spazi, ambientato per lo più in interni. Si accenna all'amaro della vita, con matrimoni combinati e lotte di potere. Splendido anche il personaggio della Davis, avido e pronto a tutto pur di realizzare i propri scopi. Alcune sequenze sono da antologia cinematografica. Fondamentale cinema classico.
Sublime e solidissimo dramma come se ne scrivevano e giravano una volta. Una cupa storia che si impernia completamente sul denaro e sull'avidità umana con un piccolo spiraglio finale di speranza . La regia di Wyler è sapiente e notevole come al solito, ma il meglio lo forniscono i dialoghi ed un cast attoriale in forma decisamente strepitosa (da gustare in originale) con la Davis che batte tutti cui però tengono testa magnificamente anche gli altri. Le quasi due ore di pellicola scorrono via ad un ritmo "indiavolato". Recuperatelo.
Dramma cupo e cinico che è un perfetto meccanismo a orologeria ingegnosamente sceneggiato, girato con notevole eleganza formale e interpretato con espressività e rigore da tutto il cast (la Davis è in stato di grazia). Denso, intenso e con sequenze memorabili, è un classico da non perdere. Finale raggelante con la Davis che consegna alla storia del cinema lo sguardo di una maschera ambigua e forse indecifrabile (semplificando potrebbe essere di perfidia mista a terrore).
Primi del '900: nell'afosa e lussureggiante Louisiana dell'America sudista, l'aristocrazia terriera è al tramonto, mentre la nuova borghesia industriale insorge. Torrido melodramma d'inusitata ferocia, mosso da istinti famelici e belluini, governato da una Davis spregevole e manipolatrice all'apogeo della sua arte interpretativa. La logica speculativa e licantropica che conduce alla formazione del sistema capitalistico parla di ieri come dell'oggi. Parossismo finale irresistibilmente attratto dal cinema horror. Patricia Collinge, espropriata di dignità in ogni inquadratura, non si dimentica.
Fonte nitida e inesauribile a cui ogni amante del dramma classico hollywoodiano può instancabilmente dissetarsi. Partendo dalla "spietata" piece teatrale di Hellman, Wyler costruisce un capolavoro di dialettica cinematografica, nel quale la tensione narrativa monta vertiginosamente pur muovendosi la mdp nel "palcoscenico" angusto di villa Giddens. La profondità del b/n di Toland e l'abile "invisibilità" del regista penetrano l'interiorità dei personaggi restituendoci la rapacità di Regina, la debolezza di Horace e Birdie, l'ingenuità di Alexandra.
MEMORABILE: Il ritorno a casa di Horace; I belluini fratelli Hubbard (Dingle e Reid) e il "mostruoso" figlio di quest'ultimo (Duryea con cappellino); La Coolidge.
William Wyler riesce a catturare l’essenza dell’orrore elitario immergendo i suoi protagonisti in un palcoscenico estetizzante fagocitato dai contrasti fotografici di Gregg Toland. Bette Davis, dall’alto della sua magnificenza espressiva, si compone e decompone nei meccanismi complessi della manipolazione familiare, regalando ai suoi spettatori una delle interpretazioni più intense e spregiudicate della storia del cinema. Finale inesorabile dalle reminiscenze gotiche. Un capolavoro.
Superba caricatura dei personaggi in questo cinico e teatrale dramma da camera, graffiante metafora di una società inasprita, parassitaria, abitata da subdoli luminari impegnati in uno scontro corale di attualissima ferocia. La Davis, in uno dei suoi ruoli migliori, sciorina odio e acume con ogni muscolo del volto. Trascinante, terrifica la chiusa finale. Un capolavoro.
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