Massacrato dalla critica per le ambizioni non nascoste che una fotografia ultrapatinata fa sconfinare indubbiamente nel kitsch, il film di Ciro Ippolito (sceneggiato con Franco Ferrini a partire dal romanzo omonimo di Sveva Casati Modignani) è comunque una storia meno antipatica di quanto possa sembrare. Maria Grazia Cucinotta, protagonista indiscussa, si rivela attrice non eccelsa ma a suo modo intensa, capace di dare il giusto spessore umano al suo personaggio di moglie ripetutamente tradita e di madre amorosa ma pronta a piantare in asso tutti dopo l'ennesima “scappatella” del marito (Alessandro Preziosi, funzionale nel ruolo e sufficientemente credibile). Volendo passare sopra...Leggi tutto alle tante banalità condite da “momenti memorabili” artificiosi, come l'incontro alla “torre” con tanto di bomboloni vaniglia e cioccolato (gusti diversi ma che possono sposarsi benissimo insieme, secondo le parole dell'oste), si riesce ad apprezzare la regia dinamica di Ippolito, purtroppo penalizzata spesso da inspiegabili inquadrature sghembe e grandangoli del tutto fuori luogo. Il racconto è percorso da discutibili flashback di gioventù e più recenti, frammentario ma non fastidiosamente, puntellato da dialoghi almeno potabili e tenuto in piedi dalla volitiva performance di una Cucinotta che non concede nulla ai fan del suo “fisico” ritrovandosi in una meridionalità schiva e risoluta. Non male nemmeno Joaquín Cortés come amante pittore.
Un film per certi versi incredibile. Il cast d'attori riesce a dare sostanza a una vicenda troppo sdolcinata e incline a divagazioni. Ancora più incredibile il fatto che la regia sia firmata da Ciro Ippolito, che si dedica a virtuosismi come soggettive e inquadrature sbilenche. Naturalmente non è il suo genere di film: quando si fa umorismo si cade in un gelo impressionante. C'è qualche momento suggestivo, ma il film non convince.
Suggestivi i ricordi dell'infanzia di Penelope (un'insipida Cucinotta) e decente l'interpretazione di Preziosi, marito fedifrago. Il resto sono solo aspettative disilluse: la trama parte bene (finalmente una moglie cornuta a più riprese si ribella), salvo perdersi in un mare di ovvietà (la ciliegina è un finale patetico della serie "la condanna è maggiore del reato"). Interessante il tema dell'anoressia di origine nervosa, purtroppo solo accennato, male assortita la coppia protagonista, anonimo il resto del cast (a parte Cortes, abbastanza in parte).
MEMORABILE: "La madre dei miei figli è una puttana!" (Andrea).
Maria Grazia Cucinotta HA RECITATO ANCHE IN...
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