Atto di violenza - Film (1949)

Atto di violenza

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 10/11/09 DAL BENEMERITO DANIELA
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Daniela 10/11/09 12:58 - 12622 commenti

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Un reduce zoppo, unico superstite di una fuga da un campo di prigionia tedesco, perseguita un suo ex commilitone, ora uomo di successo, accusandolo di aver denunciato i compagni per salvare la pelle. Come nel film di Ford, al centro di questo noir psicologico è posta la figura del traditore, resa in modo molto convincente da un tormentato Van Heflin, per cui è impossibile non provare una certa pietà. Perfetto nel ruolo anche Ryan, cui si confanno personaggi dominati da una ossessione. Finale moralistico che non rovina comunque questo bel film.

Digital 27/03/17 19:06 - 1257 commenti

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Un ex ufficiale viene preso di mira da uno sconosciuto il quale lo vuole far fuori. Quando il nostro scopre l'identità di chi lo vuole ammazzare ne realizza anche il motivo. Noir che cinge lo spettatore in un vortice di cupezza e oppressione non mollando mai la presa, riuscendo a elargire una considerevole tensione. Superlativo Van Heflin in uno dei migliori ruoli della sua carriera; inquietante al punto giusto Ryan; molto brava la Leigh. La regia di Zinnemann - finale a parte - non presenta sbavature, ottima la fotografia di Robert Surtees.

Berto88fi 8/04/19 10:50 - 216 commenti

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La tranquillità di un "eroe di guerra" viene messa in discussione quando il difficile passato da cui si nasconde gli presenta il conto... Noir asciutto, un'angosciante storia di vendetta motivata solo da principi morali e non per avidità come in molte altre pellicole del genere. Sicura regia di Zinnemann, originale la storia che inserisce nella vicenda tra i due antagonisti (ottimi Heflin e Ryan) uno spiraglio di redenzione con l'incontro tra le rispettive donne. Leggermente al di sotto delle aspettative l'epilogo, ovviamente tragico.

Nicola81 13/04/20 19:32 - 2840 commenti

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La guerra è terminata da qualche anno, ma i suoi fantasmi continuano ad aleggiare in questo noir cupo e stringato (neppure 80 minuti), incentrato sull'onta del tradimento e sul senso di colpa, di fronte ai quali ci si può redimere soltanto al prezzo dell'estremo sacrificio. La veloce e sicura regia di Zinnemann imprime la giusta tensione; splendida fotografia di Robert Surtees, epilogo giustamente pessimista. Heflin e Ryan sono bravissimi nel tratteggiare due personaggi in chiaroscuro, ma c'è spazio anche per tre intensi caratteri femminili.

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