Venezia, Greenaway indaga sui misteri di Rembrandt
"Ci sono ben 51 misteri nel quadro La Ronda di Notte di Rembrandt, una cosa che non poteva non interessarmi". Così il regista gallese Peter Greenaway, che ha studiato pittura per quattro anni prima di passare dietro la macchina da presa, parla in conferenza stampa di Nightwatching, film in concorso alla 64ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.
Il film prodotto da ben sei paesi (Canada, Francia, Germania, Polonia, Paesi bassi e Gran Bretagna) racconta nello stile stravagante, barocco e esteticamente perfetto del regista della vita professionale e romantica di Rembrandt (Martin Freeman). E soprattutto della controversia che si creo per l'identificazione di un assassino nel suo quadro dal titolo The Night Watch che rappresentava i Moschettieri della Milizia Civica di Amsterdam.
Un quadro che se consolidò la sua reputazione di maestro della pittura, lo distrusse socialmente ed economicamente. "L'aspetto unico di questo dipinto - dice il regista - che è anche il quarto più famoso al mondo dopo tre dipinti italiani (Monna Lisa, Ultima cena e Cappella Sistina) e che è stato ammirato da personaggi come Stendhal e Van Gogh, è nell'essere pieno zeppo di cose non chiare, ne mai chiarite. Che ci fanno ad esempio quel cane e quel fucile che si vedono nel quadro? Vi ricordate di Blow Up di Michelangelo Antonioni in cui c'è il mistero tutto in una foto, o dell'assassinio di Kennedy ripreso da un turista in un video, che è stato poi studiato in tutti i particolari. Tutte cose che, come nel quadro di Rembrandt, richiedono un'interpretazione".
Nightwatching comunque "è basato su un sogno, su una delle possibili interpretazioni di quello che è successo intorno a quel quadro". Il fascino di Rembrandt "che come pittore non ho mai troppo amato - spiega Peter Greenaway - perché troppo hollywoodiano e sensazionalistico, è che era un artista democratico, repubblicano, umanitario, un pittore non misogino, ma anche post-moderno e post-freudiano".
In un film pieno di immagini che ricalcano la luce dei quadri del maestro olandese ("è stato il primo ha utilizzare la luce artificiale, a fare in qualche modo del cinema") e di musica ("senza musica ogni film ne esce impoverito") spiega infine il regista de I misteri di Compton House a chi gli chiede della sessualità presente anche in questo film:"Mi accusate di parlare di sesso e di morte? E di che altro si dovrebbe parlare?"