MIRROR è il titolo italiano, e per una volta inquadra meglio il film di quello originale, THE BOOGEYMAN (l'uomo nero), perché è proprio lo specchio il centro della vicenda: uno specchio nel quale non si sa come è conservata un'indefinibile energia negativa (di origine parareligiosa, se è vero che il prete Llewelyn Thomas la combatte con un crocifisso). Partendo da quest'idea il regista Ulli Lommel, non certo un fenomeno, imbastisce un horror di maniera, riconducibile ai mille sottoprodotti che fiorivano numerosi negli Anni Ottanta. Forse la cosa migliore è la splendida colonna sonora di Tim Krog la quale, pur figlia del main theme di HALLOWEEN...Leggi tutto, (che discende a sua volta da PROFONDO ROSSO e prima dall'ESORCISTA), se ne discosta per una melodicità e drammaticità addirittura superiori. Per il resto l'unica nota distintiva che in qualche modo salva il film (relativamente) è l'inserimento di alcuni omicidi (e suicidi) particolarmente sanguinosi. Si va da una forbice piantata a forza nella gola a una coltellata nella nuca con conseguente fuoriuscita della lama dalla bocca. Enormi forconi si librano autonomi nell'aria, un bimbo viene mezzo decapitato da una saracinesca mentre nel finale notevoli quantità di sangue coleranno dal viso attonito di Llewelyn Thomas, destinato a combattere ferocemente contro la calamità. Inutile dire che, come vuole la tradizione dell'horror, a cose concluse una parte dello specchio brillerà comunque di vita in un angolo del cimitero, pronta a rigenerarsi. Suzanna love interpreta Lacey, la donna che per risolvere le sue crisi sarà costretta a "tornare a casa". Fate voi... La casa tra l'altro è molto simile alla sinistra dimora di AMITYVILLE HORROR...
Siamo nella Serie B dichiarata. Un’idea non male, un bel nome nel cast, una certa povertà di mezzi e, si presume, gran velocità di esecuzione. Il problema è che le cose che potrebbero portare il film in zona promozione non funzionano più di tanto, mentre quelle che frenano il decollo pesano in maniera grave. “C’è di peggio”, dice in questi casi Mereghetti, il che vuole dire che c’è molto di meglio (e di molto meglio!).
Nato in un contesto produttivo meno che povero, il film ha pochi pregi (la storia, alcuni omicidi e qualche effetto speciale), contro un'ampia dose di difetti (gli interpreti incapaci, la regia "alticcia", un doppiaggio struggente). Eppure diverte, e si lascia seguire (pur se per una sola volta) con certa apprensione da parte dello spettatore.
Il tedesco Ulli Lommel non è un genio del cinema (nemmeno come attore), ma ha fatto di peggio con Devonsville Terror e con l'indigeribile seguito (Boogeyman II) girato solo 3 anni dopo questo...
Ex attore per Fassbinder, Ulli Lommel dirige un horror a buon mercato che ricalca luoghi comuni e soluzioni di ben più noti film del passato - nella sequenza del lago si colgono pure lezioni baviane - risultando così alquanto prevedibile. Di interessante c'è il tema dello specchio, oggetto misterioso e inquietante tipico di molte storie di paura, e alcuni omicidi piuttosto ingegnosi e violenti come da manuale del B-movie. Protagonisti i fratelli Suzanne e Nicholas Love, allora rispettivamente consorte e cognato del regista. Con sequels.
MEMORABILE: Il coccio dello specchio sull'occhio della Love e la lotta disperata del prete per estrarlo.
Filmaccio horror frutto dell'operato, si fa per dire, del sempre pessimo Uli Lommel. Dopo la prima inquadratura, che copia in maniera speculare Halloween (vedere per credere), il film prosegue scopiazzando senza pudore a destra e a manca, fino ad arrivare al finale abbastanza ridicolo. Il problema principale è che il film è assolutamente privo di mordente e tensione, il che è una pecca gravissima visto il genere. Insomma la noia regna sovrana, a causa della sciatta regia; qualche scena splatter non basta a risvegliare l'attenzione.
Un esperimento non riuscito, nonostante gli ingredienti ci fossero tutti: lo psicopatico (attenzione però, a giudicare troppo in fretta), la ragazza perennemente terrorizzata, un po’ di tensione qua e là e una giusta ambientazione. Peccato che il regista non li abbia amalgamati bene e che la sceneggiatura (specialmente nel finale) abbia dato alla pellicola il classico colpo di grazia (il vetro sull’occhio è quasi ridicolo). Eppure, ogni tanto si respira un pizzico di quell’aria malsana tipica degli horror riusciti (ma giusto un pizzico).
MEMORABILE: Il ragazzo, mentre strangola una fanciulla, si vede riflesso in uno specchio, la molla giù ancora viva e va a dipingerlo di nero.
Come commentare film come questo? Non è un bel film, questo è pacifico, ma non è neanche orribile: mediocre mi sembra la definizione più esatta. L'impressione è che nelle mani di un regista con più talento sarebbe venuto fuori un buon film perché qualche spunto buono c'è, ma viene vanificato da una certa piattezza di fondo. Evitabile.
Un must del periodo adolescenziale, nei cicli cult della benemerita Odeon Tv. Si parte dall'incipit con la mamma maialina che si sfila le calze per giocare col suo amante, un incipit che ha turbato i sogni erotici di noi ragazzini di allora. Si prosegue con una serie di comportamenti folli provocati da uno specchio (o suoi frammenti) e qualche effettaccio artigianale. Il tutto accompagnati da musichette belle (seppur scopiazzate). Vedetelo almeno una volta.
Horror anni '80 di quelli che se ne vedevano a decine e perciò poco memorabile. Citazioni qua e là (il prologo, molto bello, lo pescano da Halloween) ma una storia a dire il vero interessante e sviluppata non pessimamente. Belline le scene di morte (cito lo spillo della nuca a due fidanzati e la disturbante forbiciata nel collo di una donna - a cui prima viene fatto tagliuzzare nervosamente il decolletè!) anche se è il complessivo che non affascina e coinvolge poco, annoiando e trasudando fiacchezza. Mediocri la confezione e gli attori. **.
Reso arcinoto dai numerosi passaggi sulle TV locali negli anni '80 e dalle VHS che circolavano in tutti i videoshop, il film di Lommel è diventato un piccolo cult per gli adolescenti del periodo; io stesso in tenera età ne rimasi affascinato e rivisto oggi mantiene inalterata una certa aura malsana ed inquietante, assai sinistra. Non manca qualche buona scena splatter e un tema musicale bello teso; in parte anche gli interpreti. Le scenografie e gli ambienti scarni e settantiani aumentano il fascino consumato del film. Da rivalutare! ***
Basterebbe l'incipit zozzo e morboso per relegarlo tra i cult movie, misto di voyeurismo, feticismo e pulsioni incestuose tra madri debosciate, figli guardoni e amanti unti e bisunti. Il pressappochismo e la povertà dell'insieme ne amplificano la patina laida e Lommell non lesina body count fantasiosi e crudeli. Misto di "possession movie" e slasher, con le musiche minimali e sottocarpenteriane di Tim Krogg che ne aumentano il trashume e il disagio. Da antologia l'esorcismo finale allo specchio malefico, tra colori sparati e deliri assortiti.
MEMORABILE: Durante l'esorcismo finale, il padre della Love sbotta in un: "Sono pazzie indegne di buoni cristiani!"; La Love posseduta con il vetro nell'occhio.
Ulli Lommel come regista non è sempre stato pessimo. Durante la sua carriera ha diretto qualche film che non era di certo da buttare, come ad esempio Mirror - Chi vive in quello specchio?, un low budget con brutte musiche che intriga e interessa. La storia è debitrice di altri film e gli effetti speciali sono abbastanza caserecci, ma questo non ha niente a che vedere con i film inguardabili che realizzerà negli anni 2000.
Emulo di Halloween (che cita senza reticenza alcuna: l'incipit, le musiche, l'uomo nero post-traumatico) cui l'aggiunta di elementi inediti vorrebbe conferire maggior complessità (il paesaggio rurale, la complicità tra fratelli, lo specchio quale veicolo del male, il finale esorcistico): fallisce nell'impresa, ma il mix è talmente fantasioso e delirante da supportare curiosità e intrattenimento. Spiazzanti i siparietti ironici (i ragazzi che bivaccano sul lago). Rivisto a distanza d'anni lo si scopre carico di genuina rozzezza e pervaso da una insinuante atmosfera malsana. (Ri)rivalutabile.
Non male, questo horror anni '80. Storia abbastanza coinvolgente, con scene di omicidi davvero originali. La colonna sonora rimanda a film memorabili ma il cast è a dir poco mediocre. C'è la suspence giusta, e alla fine si può tranquillamente dire: si è visto di peggio...
Horror di scarse virtù che però, grazie alla diffusione dell'home video negli anni Ottanta, ebbe tra gli adolescenti una certa aura di notorietà e di culto (soprattutto per via del grandioso titolo italiano). Il film in realtà è poca cosa, ma una malsana tensione accentuata dalla misera ambientazione e dall'evidente low budget crea buone attese che in parte sono mantenute. L'inizio erotico-fetish assicura anche agli amanti del genere (e soprattutto agli adolescenti brufolosi) un imprinting indelebile.
Trauma-horror capace ancora d'esercitare una discreta malia anni ’80, connotata da quella rarefatta atmosfera in cui, con la razionalità relegata in un angolino, ad acquistar piena cittadinanza sono epidermiche impressioni esoteriche, ellissi oniriche talora ridicole eppur dotate d'un sorprendente potere ipnotico. In tal senso Lommel trasfonde nella sua première americana un po’del malsano straniamento de La tenerezza del lupo. Buchi logici materializzano attraversamenti dello specchio, i buu di spavento si frammischian a quelli di tedio. Generazionale.
MEMORABILE: L’incipit col mitico uomo nero in calzamaglia; La rottura dello specchio.
La storia di questo piccolo horror del fassbinderiano Ulli Lommel gira intorno a un trauma infantile con omicidio. L'atmosfera è morbosissima e la povertà di mezzi si fa cifra stilistica, donando al film grandi momenti surreal-espressionistici. C'è anche da dire che la pellicola offre molte chiavi di lettura psicologiche e si interroga in maniera affatto banale sul cinema, sul fare cinema, sulla psicopatologia della visione (e se si squarciasse improvvisamente lo schermo e i nostri fantasmi venissero a regolare i conti?).
Un horror come se ne giravano tanti negli ottanta, con una trama originale e a tratti anche interessante ma poco coinvolgente e dalle trovate spesso scopiazzate da altri slasher del periodo. Il cast non è niente di speciale (Carradine appare in poche sequenze) e anche le morti sono quasi ridicole (tipo il bacio sul pugnale). Forse con un altro regista e un ritmo diverso poteva anche essere divertente, così resta nella mediocrità.
Pur nei limiti e nella media di un'onesta operazione horror tipicamente anni '80, il film è tutto sommato gradevole e presenta tematiche ed espedienti tipici di un modo di pensare la paura sicuramente superato ma caro ai quarantenni di oggi. Narrazione lenta, effetti speciali ingenui, trama esile, ma quell'atmosfera giusta e quel commento musicale che fa riassaporare un periodo nel quale fare horror era anche un gioco.
L'aura di sottocult che ha questo film non è del tutto immeritata. Sgangherato e poveristico quanto si vuole, bizzarro incrocio tra slasher (apertura stile Halloween) e demoniaco con un'idea alla base molto weird (lo spirito imprigionato nello specchio) rimane impresso più di tanti horror blasonati. Lommel, nei momenti migliori, gira con spirito visionario e anche in sceneggiatura ha una discreta originalità. Bellissima Suzanna Love, con una repressa carica erotica non da poco. Ottime le musiche di Tim Krog, in stile carpenteriano.
MEMORABILE: Il voyeurismo iniziale con i bambini; Gli incubi visionari (e erotici) della protagonista; Lo splendido esorcismo finale con il vetro nell'occhio.
Ben prima di Candyman, lo specchio delle nostre brume ci dice chi è tra noi il più morto del reame. Lommel mescola Carroll allo slasher, e quest'ultimo all'haunting, inzuppa la brioche nel cappuccino di Carpenter e si fa il the con le bustine di Friedkin, gira tutto col moncherino sinistro e non gli recherebbe danno prendere ripetizioni di ritmo. Tuttavia, quando è l'ora di far ballare il can can all'ESPressionismo dove trucido e surreale amoreggiano senza arrossire, per le pupille e i neuroni è tutto un tale lupanare che al resto del film si perdona ogni altra mancanza formale come sostanziale.
La storia e la regia mediocri stavolta aiutano. Un film di serie B, certamente, ma proprio la fattura grezza (al limite del ridicolo) consente di creare un'aura malata e scorretta (quella alla base di ogni horror che voglia dirsi tale). Discrete alcune trovate (il bacio mortale) e azzeccata la cupa colonna sonora a base di elettronica. Effetti speciali fatti in casa (ben dentro il cattivo gusto) e attori adeguati alla causa.
Slasher sovrannaturale simpatico, con qualche contaminazione esorcista piuttosto forzata, un sacco di morti bizzarre e ben poco plausibili e qualche tono crudele di fondo che non guasta (il prologo con il bimbo abusato che si trasforma in carnefice). La storia è simpatica e ha qualche originalità al suo interno, la resa discontinua, dato che si passa da momenti realmente macabri ad altri involontariamente comici, ma Lommel ancora sapeva dirigere decentemente. Non un capolavoro, probabilmente neanche un bel film, ma si lascia tranquillamente guardare.
MEMORABILE: La morte del bambino pressato da una finestra a ghigliottina; L'improbabile bacio mortale di due giovani amanti con un coltello nelle loro bocche.
Lommel sembra far parte di quella lista di autori abituati a trattar l'horror come un bugliolo in cui sversare fino all'orlo ogni ostentabile declinazione della paranormalità e ciò senza star troppo a guardar il capello della verosimiglianza né la messa in piega coordinativa delle eterogenee componenti chiamate a raccolta. Slasherismi d'accatto, amityzzanti echeggìi (la prosopomorfa tetraggine del casolare) ed emottoiche sfuriate esorcistiche vorticano senza soluzione di continuità in uno splatterino confuso e disorientato, la cui unica ragion d'essere è l'accigliata soundtrack carpenteroide.
MEMORABILE: I due bambini alla finestra che spiano incuriositi i preliminari fetish tra la mammina sbronza e il losco, "nylonato" figuro in canotta bianca...
Fra i tanti specchi fatati eccone uno che, una volta rotto, rievoca lo spirito di un assassinato assassino. La trama è a dir poco elementare (poteva andare bene per un episodio) e il finale indovinabilissimo. Restano le location che fanno molto USA di Stephen King e le facce cinematografiche dei due protagonisti, i due fratelli vittime e carnefici insieme. Potabile, ma senza raggiungere la sufficienza.
Piccolo horror girato in economia a cui, leggendo la trama e guardando la locandina, non si darebbe un soldo; a fine visione invece si rivela essere una piccola, gradita sorpresa. L'idea dello specchio non è affatto male e i diversi omicidi, uno più cruento dell'altro, non possono che lasciare soddisfatti gli amanti dello splatter. Ovviamente si parla di un B-movie piuttosto datato, lontanissimo dai vari capolavori e cult suoi contemporanei, ma che nonostante questo merita un piccolo spazio nella cultura horror di ogni appassionato del genere.
Lommel nel girone di serie B; dove, nel clima dannato, è a suo agio. Qui si diletta con libere variazioni su tema orrorifico - un'entità ineffabile ama manifestarsi con stile sanguinario-pulp: è lecito ricordarsi del fumetto fuori controllo, dove la regola è scardinata ma sempre espressiva; e dove il consumo è veloce e d'effetto immediato. Tutto scorre con malsana nitidezza; non disdegnando il parossismo sinistro, amando farsi sostenere da efficaci musiche insinuanti; spudoratamente fregiandosi, anche, di valori plastici da squisita serie Z.
MEMORABILE: L'incipit (morboso); I frammenti di specchio (quasi una trovata surrealista); Il bacio mortale (da umorismo nero).
Horror rozzo ma di una certa tenuta. L'idea di base non è male (per l'antica paura derivante dagli specchi) e nel cast, oltre a Carradine, almeno i due Love se la cavano decentemente. Da segnalare l'incipit morboso e la scena dello specchio (fa un certo effetto) ma anche il delitto con le forbici. Ai tempi era un must delle tv locali, adesso una visione la vale se non si hanno troppe pretese. Buona la colonna sonora sui titoli di testa.
MEMORABILE: L'incipit e l'uomo riflesso dentro lo specchio.
C'è tanto degli horror coevi in questa pellicola e alcuni omaggi sono sin troppo evidenti, dalla struttura delle case sino alla colonna sonora passando per alcune inquadrature. Per fortuna il film ha dalla sua l'originalità della trama, portata avanti in un'atmosfera sospesa con diverse scene interessanti per la tensione che generano. Non pochi i bei momenti horror. Buona anche la recitazione e le ambientazioni. Peccato per gli eccessivi omaggi e per alcuni momenti in cui il ritmo rallenta. Ma il lavoro è più che discreto e merita una riscoperta. Suggestivo tutto il finale.
La pesante atmosfera malsana e un ritmo quasi faticoso da sostenere, nella sua lentezza, caratterizzano il prodotto. Opaco, pallido nei costumi e disturbante nel primo periodo, si adagia però nella parte centrale, nonostante gli schizzi di sangue che ogni tanto fanno capolino, anche in contesti interessanti. Un dramma “realistico” diviene orrore “improbabile”, con pregi e difetti di un film fatto con mezzi limitati e dotato di una sceneggiatura che sarebbe stato semplice migliorare nei suoi punti critici. Attori in parte e finale così così.
MEMORABILE: Il riflesso luminoso e i suoi effetti verso i due malcapitati.
Seppur apprezzabile per resa estetica e qualche spunto recitativo (non male la carinissima Suzanna Love), restituisce ahinoi il sapore annacquato di situazioni banali condite da dialoghi ancora più scontati. Caratteristiche espressamente volute dal regista che intendeva attrarre lo spettatore in un contesto ordinario nel quale potesse identificarsi, per poi colpirlo. Purtroppo ha davvero allungato troppo il brodo rendendolo immangiabile. I quattro disorganici schizzi di sangue buttati dentro per insaporire il piatto non possono certo dare struttura a una situazione compromessa.
MEMORABILE: L'incipit godereccio in stile Tinto Brass; La famiglia a tavola che mangia il brodino (con poca convinzione): praticamente l’immagine del pubblico.
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Zender, noto ora una svista sul papiro del Gran Maestro: John Carradine non fa il prete, ma il medico. Il prete è invece interpretato da Llewelyn Thomas.
DiscussioneZender • 5/08/15 18:06 Capo scrivano - 47778 interventi
Grazie mille, Homesick. Curioso come errore, perché lui Carradine lo conosce piuttosto bene. Forse al tempo non era così. Abbattuto impietosamente il papiro :)
DiscussioneZender • 9/11/15 08:03 Capo scrivano - 47778 interventi
Daidae, devi aggiungere almeno una frase al tuo commento. Eliminando le ripetizioni il tuo commento scende sotto i 300 minimi consentiti. Non serviva utilizzare due righe per dire che dai la sufficienza piena (cosa che peraltro già si vede dal voto). In generale evita proprio di ripetere che voto dai, c'è già il pallinaggio. Questo il commento:
Interessante film dell'orrore, non troppo originale ma riuscito. Un buon cast, una valida regia, belle musiche per un mix di orrore demoniaco senza troppa tensione ma che non annoia affatto. Gli ultimi venti minuti sono la parte migliore. Merita la sufficienza piena.
Zender ebbe a dire: Daidae, devi aggiungere almeno una frase al tuo commento. Eliminando le ripetizioni il tuo commento scende sotto i 300 minimi consentiti. Non serviva utilizzare due righe per dire che dai la sufficienza piena (cosa che peraltro già si vede dal voto). In generale evita proprio di ripetere che voto dai, c'è già il pallinaggio. Questo il commento:
Interessante film dell'orrore, non troppo originale ma riuscito. Un buon cast, una valida regia, belle musiche per un mix di orrore demoniaco senza troppa tensione ma che non annoia affatto. Gli ultimi venti minuti sono la parte migliore. Merita la sufficienza piena. Onestamente non saprei che altro aggiungere.
A volte mi vengono fuori commenti sintetici
,fai così,se lo reputi meritevole di restare
lascialo,altrimenti eliminalo,magari proverò
a ricommentarlo in futuro.
DiscussioneZender • 10/11/15 08:28 Capo scrivano - 47778 interventi
Non è questione di meritevole, è che sotto i 300 non si può andare per regola. Ok, attenderemo che lo ricommenti.
HomevideoGestarsh99 • 4/05/19 11:44 Vice capo scrivano - 21546 interventi
Dalla collezione personale di Gestarsh99,
la rara vhs Broadcast.
HomevideoZender • 4/05/19 17:34 Capo scrivano - 47778 interventi
OK, questa l'ho ricostruita a colpi di photoshop, però poi stop con le foto di vhs.
HomevideoGestarsh99 • 4/05/19 17:43 Vice capo scrivano - 21546 interventi
Sarà fatto, Zender.
P.s.: dal 2010 è la terza che inserisco, quindi seguendo la media ne riparleremo nel 2022 :D
CuriositàGestarsh99 • 7/05/19 18:50 Vice capo scrivano - 21546 interventi
Da notare come il buon Lommel strizzi l'occhio in più di un'occasione a Stuart Rosenberg e al suo Amityville Horror (1979), a cominciare dal ruolo specifico del prete (interpetato nei due diversi film da Llewelyn Thomas e Rod Steiger) per poi giungere al lugubre prospetto umanoide delle due magioni al centro di entrambi i film (quello più in basso è il fotogramma da Amityville Horror (1979):