Thriller canadese di discreta fattura che comincia con un assassinio via telefono apparentemente degno d'un horror di serie Z: una ragazza alza la cornetta, parla per qualche secondo quindi comincia a tremare convulsamente perdendo sangue dagli occhi nemmeno fosse stata intercettata da uno scanner di cronenberghiana memoria (d'altronde sempre in Canada siamo); morirà folgorata da una scarica potentissima che esce dalla cornetta. E' la fine che faranno le vittime di questo singolare serial killer (il titolo originale MURDER BY PHONE è più esplicativo di quello italiano). A indagare sul curioso fenomeno, al quale nemmeno la polizia inizialmente vuol credere ("Infarto,...Leggi tutto solo infarto, lo dice il medico legale!") è un professore universitario (Richard Chamberlain, con barba), amico dei genitori della prima vittima giunto in loco per chiarire le cause di morte della poveretta ("Infarto? A 19 anni?"). Il film è scritto piuttosto bene e, a dispetto delle prime impressioni, non è affatto campato in aria: dialoghi solidi, una sceneggiatura tipica da volonteroso thriller d’epoca (fine Settanta), piste da seguire e in sovrappiù un'ottima caratterizzazione delle figure di secondo piano. Come quella del tenente Meara (Gary Reineke), rude poliziotto dai modi spicci e la battuta secca. E' invece la regia loffia di Michael Anderson a smorzare l'impatto thrilling: ritmi blandi, mai un'accelerazione... Ciononostante il film conserva una sua dignità, è recitato discretamente e si rivela originale nella concezione del modus operandi dell'assassino. Per chi insomma cerca ancora il sapore del buon vecchio thriller di serie B, ben piantato e coerente, SQUILLI DI MORTE è l'ideale.
Piccolo thriller che si basa su un'idea molto originale e fantasiosa e che, grazie anche ad una sceneggiatura abbastanza riuscita ed avvolgente, riesce a stimolare la curiosità dello spettatore. Peccato che ogni tanto la tensione si allenti e che vi siano anche alcune soluzioni un po' troppo prevedibili e stereotipate oltre che un pizzico di ripetitività di troppo. In ogni caso estremamente godibile e sicuramente da riscoprire, anche se non è il caso di aspettarsi troppo.
Allucinata pellicola sempre in bilico tra serio e facèto, impostata sulle vicende d'un killer in grado di provocare la morte mediante scariche elettriche... trasmesse via telefono. Già questa sinossi potrebbe essere sufficiente a far mantenere le distanze da un prodotto che raggiunge livelli di gòffaggine rari, in virtù (si fa per dire) della presenza senz'anima (e senz'arte) di Richard Chamberlain. Il sottotesto fantapolico, cagionato dalle società dei telefoni proposta manco fosse la CIA, rasenta la fésseria. Ritmo a livelli di piattezza pachidermica, adatto a conciliare un sonno profondo.
Lo considero un thriller originale e piacevole da vedere. Buona la prova del cast, geniale l'idea delle scosse mediante cornetta anche se molto irrealistica. La fotografia e le ambientazioni sono invece i punti deboli, ma restiamo sempre sopra la sufficienza. Sicuramente da rivalutare.
L'idea di base è molto originale (seppure surreale) e riesce a incuriosire molto lo spettatore; peccato che poi la regia non acceleri mai il ritmo e che la storia rimanga piatta e ripetitiva fino alla fine. Restano la buone interpretazioni di Chamberlain e del vecchio Houseman, ma per essere un thriller la tensione è pari a zero.
Anche un po' fanta-thriller, vista la metodologia operativa e l'atmosfera che circonda i particolari delitti. L'aspetto più positivo è il fascino dell'America dei primi anni 80, con i movimenti ecologisti che si organizzano per la tutela della salute del pianeta, non senza talune ambiguità, almeno in questo film. Ho rilevato anche un po' di confusione motivazionale da parte del soggetto assassino, oltre al finale che lascia intendere un possibile e senza dubbio più inquietante "fronte" del nemico. Non male (**!).
Thriller con venature horror (almeno all'inizio) discretamente coinvolgente nonostante la semplicità dei mezzi e la estrema sintesi delle situazioni raccontate. Probabilmente proprio la patina degli anni (tipico prodotto anni '80) contribuisce oggi a dare un qualcosa in più a questo piccolo film di genere. Da gustare con un pizzico di nostalgia.
Thriller nel quale il giudizio deve essere mediato fra una buona atmosfera e un protagonista che non riscalda il cuore; due elementi che dovrebbero integrarsi ma che vanno in conflitto perché Chamberlain è chiaramente azzoppato da un approccio non convincente sin dall'inizio (forse avrebbe necessitato di una spalla/mamma oca). L'idea di base sarebbe anche originale, ma l'arcano viene svelato in fretta e il regista mette lo spettatore su binari psicologicamente sicuri, giocandosi però il motore emotivo e alterando l'equilibrio del film.
Un gran bel thriller dalle tinte horror, squisitamente figlio del suo tempo, dalla fotografia alle riprese in esterni, che immortalano una Toronto d'inizio anni '80 molto cronenberghiana. Di buon livello il cast, sia i protagonisti che i comprimari; Anderson in regia fa un buon lavoro, specialmente nelle spettacolari coreografie delle scene di morte. Una OST tetra accompagna in maniera adeguata la tensione; qualche calo nel ritmo poco prima del rush finale, ma nel complesso un lavoro meritevole, che resta un piccolo cult dell'epoca. Mordace.
MEMORABILE: L'incipit nella metropolitana; La caduta con sedia dal palazzo.
Puro b-movie, ma con idee e anche qualche ambizione di critica sociale (alla Carpenter, per intenderci), diretto decorosamente e discretamente interpretato (credibile Chamberlain nei panni del professore in lotta contro il sistema). Pur senza particolari mezzi e con una fotografia che ancora pesantemente il film alla sua epoca e al suo budget, si rimane intrigati da un'idea di base fantasiosa ma abbastanza ben gestita da non scadere nel ridicolo. Assolutamente degno di essere riesumato.
B-movie vagamente cronenberghiano (molto vagamente, sia chiaro): OST cupa appropriata, atmosfera complottista (e paranoide), qualche sequenza riuscita (le uccisioni hanno un certo fascino visivo) e varie perdite di ritmo e di tensione emotiva che ne minacciano la tenuta d'insieme. I difetti, dunque, ci sono e non tutto quadra, ma il prodotto non è da disprezzare; se preso con le pinze è guardabile e se si è degli esegeti di certa celluloide anni '80 contiene del materiale curioso.
Un filmetto esile seppur scorrevole. La struttura gialla (chi c'è dietro gli omicidi telefonici?) e la misura delle interpretazioni tengono in vita l'attenzione nonostante ci siano, evidenti, notevoli cali nell'andamento. Alcuni tocchi vintage (involontari: la forma dei ricevitori, le tastiere a disco) aggiungono un tratto nostalgico al tutto. Le telefonate "dirompenti" possono persino guadagnarsi un posticino cult nell'ambito del genere.
Piacevole thriller di ambientazione canadese basato su un'idea piuttosto originale che gli consente di lambire marginalmente anche la fantascienza e l'horror. Anderson dirige con il consueto mestiere e, grazie anche all'indovinata colonna sonora di John Barry, riesce a farci respirare fin da subito aria di complotto. Chamberlain professore che si improvvisa detective non sfigura, ma vanno meglio il vecchio volpone Houseman, l'affascinante Sara Bosford e soprattutto Reineke, poliziotto antipatico ma capace di un'interessante evoluzione.
MEMORABILE: Le telefonate mortali fanno una certa impressione ancora oggi.
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