Lo stato d'assedio - Film (1969)

Non si può certo dare un pallinaggio elevato, anche perché c'è un pessimismo sovrapponibile a quello attuale, mentre se uno vede un film è anche per evadere. Certo che sono interessanti i discorsi degli stati d'animo e sui vari modi di essere dei personaggi interpretati da Serato, dalla Collins e da Wolff. Infelicità diffusa ovunque sullo sfondo di una Trieste di cantieri navali e per nulla poetica o turistica. In particolare da un rapporto quasi incestuoso se ne esce sempre e comunque a malpartito.

Esangue e torbido melodramma decadente ambientato in una Trieste grigia e brumosa con l'alta borghesia sessantottinamente assediata dalle rivolte operaie e minata dal suo disfacimento interiore. Scavolini osa molto per i tempi, mettendo in scena, seppur velatamente, omosessualità e legami paraincestuosi, ma le sua ambizioni si scontrano con una sceneggiatura fastidiosamente verbosa, con personaggi evanescenti, con finte e inconcludenti pseudo angosce esistenziali. Sensuale e intensa, Joan Collins regge sulle sue spalle buona parte del film.

Una specie di Gruppo di famiglia in un interno ma ambientato in una Trieste poco riconoscibile e con molte pretese artistoidi. Il disfacimento di una società borghese, ricca ma priva di ideali (se non la noia imperante), si scontra con le novità di quei tempi storici. Gran spreco di frasi ad effetto e una trama che si attorciglia su se stessa finiscono con soffocare il tutto, senza scampo. Bella e intensa Joan Collins.

Una relazione tra due aristocratici: lui giovanissimo e con un conclamato complesso edipico, lei vedova amica di famiglia; il luogo è una Trieste annebbiata da crisi di cantiere, sommosse sindacali e intrallazzi sistemici. La regia c'è - attenta e riconoscibile -, la fotografia anche; ma la scrittura manca di traiettoria, non tiene il punto: si fa complessa senza motivo, insomma confonde. Una provocazione, fredda e arroccata sullo stesso sordo cinismo della società alto-borghese - avulsa dai problemi del mondo e lontana dai propri - che vuol criticare. Tutt'al più si sopporta.