Rassegna estiva:
Le Regine del B-Movie
Davvero una piacevole sorpresina il primo film diretto da Sara Botsford (io la ricordo vagamente, come attrice, nel cult di Michael Anderson in caduta libera
Squilli di Morte)
'87 minuti in fibrillazione continua (cala forse un pò all'arrivo ,in rinforzi, della polizia), dove Genevieve Bujold (invecchiata non benissimo, ma sempre bravissima e intensa e anche Nancy Beatty non le e da meno) viene tenuta in ostaggio nel suo elegante appartamento condomianiale da un maniaco, che ha piazzato nel suo appartamento e in quasi tutte le stanze (bagno, camera da letto, salotto, atrio) piccole telecamere della grandezza di una web-cam e la monitora continuamente, d'apprima umiliandola e poi facendo in modo che si suicidi (pena la morte della figlia, tenuta in ostaggio dal maniaco in una stanzetta per bambina). Il folle la osserva dal monitor di un appartamento adiacente e la Bujold dovrà far ricorso alla sua intelligenza e al manuale improvvisato della sopravvivenza per risolvere la triste situazione
Femmineo e femminile (le donne sono o vittime o carnefici), permeato da senso materno e follia tipicamente femminile (anche se il volto del maniaco viene svelato a nemmeno metà film, non si fatica molto ad arrivarci sù)
Claustrofobico (a volte mi veniva in mente
Mamba o la Sharon Stone prigioniera nel gioiellino felittiano
Scissors), intelligente, spasmodico, ben scritto e ottimamente dialogato
La vittima monitorata, alcune intuizioni geniali, la prigionia, la claustrofobia, la voce alterata argentianamente del folle, l'impossibilità alla fuga, la posta in palio, i trabocchetti, anticipano anche qualcosina di
Saw
Angoscioso gioco al gatto e al topo, dove la Botsford dà sfoggio di ottimi momenti di regia (sembra una scafata regista di thriller), fino al folle, femmineo e tesissimo confronto finale nella piscina del palazzo
Da antologia alcuni momenti (la governante Rosa uccisa a freddo in bagno, dove la Bujold e costretta a prenderle l'orologio, mentre il folle le fà sentire una registrazione di Rosa che sparla male di lei, l'apertura dei cassettoni nella camera della figlia, dove trova profilattici, le pillole anticoncezionali, un diario e una pistola, la Bujold costretta a intonare una canzone da lei stessa inventata, il doloroso movente del folle, l'inizio dell'uomo che si suicida davanti alla telecamera-mi ha ricordato l'incipt di
Condannato a Morte per mancanza di Indizi-)
La Botsford sfrutta al massimo gli spazi angusti del piccolo appartamento, regala attimi di realismo quotidiano-il rapporto madre/figlia-e tiene in tensione per quasi tutto il film (all'arrivo della polizia nello stabile l'adrenalina cala un pò)
Ci sono pure reminiscenze aldrichiane/harringtoniane nella figura del folle (che alla fine ha pure i suoi buoni motivi)
Davvero un ottimo thriller al cardiopalma, ingiustamente passato sotto silenzio