In chiave queer un nero d'atmosfera ricco di phatos. Nel villaggio di Kromer due lupi si amano alla follia, uno è il complemento dell'altro e la loro vita scorre serena e appagata nei sensi in una natura bucolica e apparentemente incontaminata, finché... Trattasi in definitiva di una parabola dall'approccio fiabesco, in cui l'aspetto tecnico molto accurato - in primis la fotografia e la regia di qualità - eleva il valore della pellicola. Da non perdere, non fosse altro per l'originalità del soggetto.
Fiaba-parabola per raccontare l'omofobia attraverso la storia di innocui lupi (gay) perseguitati da un villaggio di bigotti. L'idea è carina e originale. Buona la scelta di leggerezza che caratterizza la narrazione (forse un po' troppo leggera, probabilmente anche per il low budget). Migliori (e buffe) le situazioni legate alla storia parallela di due "serve" (alla Genet) che fanno fuori la padrona per fregarsi l'eredità. Ma il film non ha vero mordente e la realizzazione tende spesso al piatto se non proprio scadente.
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La voce narrante è quella di Boy George.
Il film non è mai stato trasmesso al cinema.
Vincitore del L.A. Outfest 1998: Premio Speciale al Miglior Regista Esordiente.