L'adolescente - Film (1976)

L'adolescente
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Titolo originale: Une vraie jeune fille
Anno: 1976
Genere: erotico (colore)
Note: Il film, girato nel 1976, è stato distribuito per la prima volta solo nel 2001.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 26/09/09 DAL BENEMERITO AAL
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Aal 26/09/09 07:49 - 321 commenti

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Erotico con idee (vere, per una volta) dove la classica storia di un'adolescente che inizia ad avere coscienza del proprio corpo si riveste di suggestioni surreali e risvolti morboso-ossessivi che seguono gli stati d'animo e le pulsioni istintuali della protagonista. Venato di intellettualismo e ricco di simbologie è un film che indaga la sessualità di una giovanissima donna da un punto di vista esclusivamente femminile: atipico e riuscito.

Lucius 8/10/09 00:55 - 3015 commenti

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Il film appare in più parti antierotico e finanche disgustoso (e di film erotici, scabrosi softcore ne ho visti tanti). In particolare è senza senso e ai limiti del ridicolo la scena del lombrico sul pube della povera attrice. Non ci si meraviglia che possa piacere, quanto piuttosto che un film così sia riuscito a trovare una distribuzione; ma si sa, tira più....

Kinodrop 16/04/14 13:53 - 2948 commenti

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Opera prima talmente sconclusionata da rendere imbarazzante anche un commento. Gabellarlo per film erotico proprio negli anni '70 (gli anni della liberazione più assoluta) è da bigotti o da chi non ha mai visto niente. Situazioni che vorrebbero essere erotiche sono in realtà molto forzate e di cattivo gusto. Un velo pietoso sui dialoghi, sui pensieri della ragazzina e sui caratteri dei protagonisti. Musica risibile e da dimenticare come tutto il film.
MEMORABILE: Le particolari auto d'epoca.

Faggi 27/03/18 01:21 - 1549 commenti

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In treno: direzione vacanze, dal collegio a casa dei genitori, la protagonista scruta i suoi compagni di viaggio, ci dice che si chiama Alice e che odia la gente perché la opprime. Lei, per gran parte del film, vestirà in bianco e azzurro (come Disney ha colorato la sua omonima carroliana). E discenderà nel paese delle meraviglie di Eros (e di Pan e le Ninfe): disegnato con realismo e onirismo, crudezze, sadismo, delizie e visioni. La regia scruta la sua psiche e le sue azioni con freddezza documentaristica e tocchi hardcore fuori dagli schemi.

Metakosmos 2/07/16 14:27 - 300 commenti

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Insolito dramma erotico francese su una ragazzina alla scoperta del proprio corpo e delle prime esperienze, un racconto particolarmente morboso di un erotismo grottesco carico di sequenze destabilizzanti che divengono sempre più surreali e colme di difficili simbolismi dell'abisso psicoanalitico non sempre chiari. Facile capire perché il film sia rimasto inedito per quasi trent'anni: la strana atmosfera fa da sfondo a diverse scene particolarmente esplicite e non solamente dal punto di vista sessuale. Una curiosa pellicola erotica da riscopre.
MEMORABILE: Le bellissime musiche.

Buiomega71 17/07/21 01:17 - 2910 commenti

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La Breillat non si fa scrupoli a mostrare liquami vaginali, pipì che scroscia dalle cosce, sperma, cerume, vomito (che imbratta la camicetta da notte), grotteschi peni barzotti, mosche intrappolate nella marmellata, carcasse di cani sulla spiaggia, pulsioni incestuose e zoofile e il puzzo del sesso rappreso. Sorta di necroforo (e rancido) germoglio dei sensi, tra lombrichi spezzettati sul pube, vagine socchiuse e polli sgozzati eppoi svicerati, con Alice che va a zonzo in bici come farà la Monella brassiana. Finale tanto beffardo quanto cinico. Imperfetto ma spudoratamente sincero.
MEMORABILE: Alice cammina con le mutandine abbassate; Alice gattona con una piuma infilata nel sedere; Il continuo ronzio delle mosche; Il cucchiaio infilato lì.

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  • Discussione Buiomega71 • 17/07/21 10:29
    Consigliere - 25998 interventi
    Già dal suo primo film (un impresa un pò alla Pasolini, passare dalla scrittura alla macchina da presa senza nessuna, o quasi, esperienza in materia) la Breillat non fà sconti, sbatte in faccia al povero spettatore (che magari si aspettava le solite pruderie morbosette adolescenziali, visto anche il titolo italiano alla Alfonso Brescia) i suoi temi prediletti (poi ampliati nei film a venire) senza troppi peli sulla lingua, immergendo il tutto in un afosa estate che puzza letteralmente di necrosi, indugiando sui liquami corporali femminili, sui piaceri della carne che vanno a braccetto con la putrefazione, sugli odori rancidi del sesso e i suoi derivati, sugli incubi sessuali di una ragazzina che stà germogliando al tropico del sesso.

    Una coppia di genitori sopra le righe, bellimbusti tamarri, Alice (nel paese delle mostruose meraviglie) che si dibatte tra il suo corpo in via di mutazione cronenberghiana, pulsioni zoofile (il cane che annusa eccitato le mutandine di Alice appena tolte, Alice che si fa leccare sulla bocca) e incestuose (il papà che le palpeggia il seno, Alice che immagina il pene del padre che fuoriesce, disgustosamente, dalla patta dei pantaloni), pronta a infilarsi oggetti nel sedere (una bottiglia, una piuma), provocando a destra e a manca, girando in bici anticipando la Monella brassiana, camminando con le mutandine calate, scrivendo sullo specchio (e torna il riferimento a Lewis Carroll) il suo nome con gli umori vaginali, facendo scrosciare tanta pipì dalle cosce, beandosi del caldo e dell'odore acidulo del suo vomito sulla camicetta da notte, togliendosi il cerume dalle orecchie per spalmarlo sulla tovaglia, infilandosi il cucchiaino proprio lì, mentre fa merenda con i suoi genitori, a gambe larghe sulle rotaie del treno mentre colano gli appiccicosi umori vaginali che lei paragona alle viscere calde e viscide del pollo estirpate dalla madre con gusto lievemente sadico.

    Chi conosce il cinema della Breillat sa che la signora non le manda a dire, e il suo è un cinema prettamente personale, viscerale e intimista, che disgusta con grazia, che fa della sgradevolezza virtù, che eros  e thanatos vanno a braccetto in mezzo a odori e sapori carnali spesso aspri, che invadono lo schermo, alla scoperta del proprio corpo e tutto quello che esso contiene e che ben prima di Lars von Trier non ha reticenze a mostrare i genitali in primo piano, che invadono grottescamente lo schermo.

    Canzonette in tv e alla radio scandiscono l'estate cupa e tormentosa di Alice, tra il bighellonare del dolce far niente per tutto il giorno, alle squallide feste di paese, in una casetta in campagna tanto angusta quanto disadorna, tra miriadi di mosche (alcune intrappolate nella marmellata servita per merenda), caldo soffocante e fantasie torbide e appicicattice di una tredicenne.

    La morte sempre ad un passo dall'impellente bisogno sessuale di Alice (la carcassa del cane sulla spiaggia, il pollo sgozzato che manco nei mondo movie, la gallina che becca un topo morto, il finale tanto beffardo quanto cinico), i riferimenti a Storia dell'occhio di Georges Bataille (l'uovo appena covato rotto nella mano, con l'albume e il tuorlo che scivolano nella mano di Alice), i close up sulla sua vagina dischiusa, sui grotteschi e mostruosi peni barzotti, su mani inzozzate di sperma, su lombrichi fatti a pezzi sul pube che diventano pre yuzniane oscenità (la penetrazione con la coda del verme), a stati onirici paraferreriani, con Alice che gattona per la spiaggia con una piuma infilata nel sedere credendo di essere un pennuto, al padre che si diverte con una donnina di facili costumi (e che indossa un paio di sandaletti con il tacco da usare "pause still" per entrare nello schermo e impossessarsene), alla madre che perde sempre di più il contatto con la realtà, appicando incendi e facendo scenate patetiche.

    Notevole come la Breillat stia addosso alla Alexandra, esaminandola, scrutandola nel suo intimo (quando si veste da "puttana" davanti allo specchio o ammira il suo corpo un pò per volta , perchè non ama vedersi nuda completa e non riesce a coniugare il suo viso con il suo sesso-mi veniva in mente la canzone di Claudio Baglioni Ragazza di campagna-), andando sempre più a fondo, carpendole ogni sfaccettatura della sua più segreta intimità.

    L'inizio del cammino breillatiano che si evolverà con Vergine taglia 36, A mia sorella fino ad arrivare al suo capolavoro con Pornocrazia, che seppur imperfetto e non esente da qualche pecca dettata dall'opera prima (situazioni ripetitive, qualche forzatura intellettuale nei pensieri di Alice, la canzone in televisione che dura troppo, le mire alla falegnameria dove lavora Jim sinceramente monotone), vibra di spudorata e spegiudicata sincerità e di un realismo (il corpo e i suoi derivati) difficilmente riscontrabile nel cinema dell'epoca che associa il cinema della Breillat con quello di David Cronenberg (anche se su lati diametralmente opposti), e al coraggio della regista francese di sfidare la censura (che ne pagherà dazio con il congelamento del film per ben 23 anni) e di non assomigliare a nessun altro film del periodo (forse le si avvicina il Serge Gainsbourg di Je t'aime moi non plus, per l'atmosfera zozza, putrida, afosa e soffocante).

    E nel film i congiungimenti  sessuali stanno a zero (se non il papà di Alice,  l'unico che ha un vero rapporto completo), dicendola lunga sull'antierotismo e sulla negazione del piacere tanto caro alla regista di Romance, quasi e solo esclusivamente interessata al corpo di Alice e alle sue mutazioni (e ai suoi umori).

    Ovviamente astenersi anime candide e chi cerca pruriginosità a buon mercato. Per chi (come il sottoscritto) adora liquami femminili di ogni sorta (la Alexandra c'ha pure, in aggiunta, i piedini sporchi) e il cinema di questa ruvida e spinosa autrice, il must è servito (anche se pecca di qualche forzatura quà e là).

    Da confrontare con i patinatismi innocui di Melissa P.


    Ultima modifica: 18/07/21 21:38 da Buiomega71
  • Homevideo Buiomega71 • 17/07/21 10:36
    Consigliere - 25998 interventi
    Del film ho una registrazione dalla vecchia Tele + (Tele + grigio per l'esattezza), datata gennaio 2002.

    Versione integrale di 1h, 25m e 39s

    Ci sarebbe anche il dvd della  Minerva Pictures, ora irrimediabilmente fuori catalogo.
    Ultima modifica: 17/07/21 10:37 da Buiomega71