Tornato a vivere in campagna presso la madre, un ragazzo è oggetto dello scherno e poi dell'odio dei compaesani perché ritenuto omosessuale, fino ad epilogo in cui le circostanze trasformano lui stesso da vittima in carnefice... 40 prima di Haneke, Fleischmann e Sperr (autore del dramma teatrale) mostrano l'agghiacciante volto del fascismo quotidiano, adottando uno stile realistico, para-documentario, tanto efficace da preservare intatta la forza di questo film spietato, profondamente pessimista, sempre attuale. Visione imprescindibile, film importante nella storia del cinema tedesco
MEMORABILE: La lunga sequenza dell'uccisione del maiale e della sua macellazione
Mette a disagio e disturba questo pugno in faccia di inusitata violenza, nonostante gli anni trascorsi (quarantasei) ed il fatto che da allora di acqua ne sia passata sotto i ponti. Non può non colpire la descrizione di questa piccola comunità contadina in cui dominano meschinità , volgarità , rozzezza, pregiudizi e come qualcuno ha detto "fascismo quotidiano" che sa tanto di retaggio nazista. Si resta basiti per tanta cattiveria gratuita contro la diversità (peraltro qui solo presunta). E' così che si può trasformare una vittima in carnefice. Resta impresso nella memoria.
MEMORABILE: L'uccisione e la macellazione del maiale.
Neorealismo nero pece, traboccante odio e insofferenza verso i suoi personaggi e i loro caratteri, apprezzabile nel suo gridare, senza buonismi, come povertà voglia dire ignoranza e ignoranza voglia dire crudeltà . Fleischmann dirige con uno sguardo tra il verismo e il grottesco, con scorci di modernità dall'effetto straniantissimo (quasi alla The village) e rari momenti di violenza esplicita (il maiale macellato e pochissimo altro), con un notevole crescendo di rabbia e degrado che anticipa quello del capolavoro peckinpahiano con Hoffman.
Tra i primi "manufatti" del "nuovo cinema tedesco", il film di Fleischmann mantiene ancora una sferzante propulsività nella sua capacità di mettere in immagini una chiara visione socio-politica e diremmo senza dubbio antropologica. La necroscopia di un cadavere evidentemente ancora pienamente arzillo, quello della (in)civiltà contadina affatto bucolica e invece ineluttabilmente brulicante di maldicenze, diffidenza, falso moralismo, sessualità pervasivamente retrograda e ovviamente omofobia, è condotta con un nitore e una schiettezza lungimiranti.
Brava gente in Baviera Dio l'aiuta: gente solida, onesta, certo, con il vizietto persistente dell'alcool, certo, forse non con tutta questa voglia di lavorare e, certo, visceralmente ostile a qualsiasi cosa travalichi il limite mentale e geografico del campanile della chiesa: ma forse che chi è senza peccato...? Appena vent'anni dopo il collasso del Terzo Reich è già tornata l'ora di fare i conti con la banalità del male quotidiano: alle soglie della gentrificazione urbana, l'apologo sul piccolo mondo antico è di quelli che pungono nel vivo, senza fare sconti a nessuno. Coraggioso.
MEMORABILE: Le voci cominciano a correre in paese; Molestie ad Hannelore (Winkler) durante la preparazione del maiale; Il pre-finale.
Peter Fleischmann HA DIRETTO ANCHE...
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DiscussioneDaniela • 14/09/15 09:46 Gran Burattinaio - 5925 interventi
Rivisto ieri sera dopo oltre 40 anni dalla prima visione... non per rinfrescare la memoria della storia, come spesso accade, dato che lo ricordavo bene, ma per constatare se non l'avessi mitizzato con il passare del tempo.
No, nessuna mitizzazione: è davvero un gran bel film, di quelli che fanno star male.
Inevitabile il confronto con il cinema di Haneke, di cui giorni fa ho visto Benny's Video, confronto rafforzato dalla presenza di Angela Winkler: nel film di Haneke ricopre il ruolo della madre di Benny, nel film di Fleischmann è la ragazza giudicata "facile", innamorata del protagonista.
DiscussioneDaniela • 14/09/15 12:37 Gran Burattinaio - 5925 interventi
Invece io ne rimasi molto colpita alla prima visione, caso mai è stata una sorpresa scoprire che è ancora capace di mettermi a disagio, nonostante abbia raggiunto un'età in cui dovrei essere cinematograficamente avvezza alle peggiori nefandezze.
E' un film profondamente pessimista sulla natura umana: non ci sono innocenti fra gli uomini, grandi o piccoli che siano(vedi i bambini, testimoni pronti a farsi complici), anche le vittime (Abram, il ragazzino ritardato, la ragazza incinta) sono pronte a farsi carnefici a loro volta, mentre la vecchiaia non porta saggezza ma incattivisce, il potere politico e quello religioso brindano allo status quo, la cultura è impotente (la maestra si allontana dalla macellazione sentendosi inutile e malvista).
Solo i maiali sono innocenti. E la fine che fanno ci viene mostrata nella sequenza più crudele.
Per riprendere il discorso di Haneke, sarà un caso se Benny è ossessionato dalle riprese dell'esecuzione di un maiale? E' un caso che in entrambi i film, alla morte della bestia assista Angela Winkler? Credo proprio di no...
A quasi mezzo secolo dalla sua uscita resta un film disturbante e che mette a disagio. Non si dimentica
facilmente. Una grande pellicola che per me è stato
un vero pugno nello stomaco. Grazie a Daniela per la segnalazione.
DiscussioneDaniela • 6/10/15 11:27 Gran Burattinaio - 5925 interventi
Cotola ebbe a dire: Grazie a Daniela per la segnalazione.
Beh, ero certa che avresti apprezzato, questa era una dritta a colpo sicuro, a differenza di altre che nascono soprattutto dal desiderio di avere un confronto (tipo il recente Second Change).
E nello scambio di segnalazione, comunque io resto sempre in debito, soprattutto dopo la visione di ieri sera: Marketa Lazarova è da 5 pallini tondi tondi...