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Titolo originale: House of cards
Anno: 1992
Genere: drammatico (colore)
Regia: Michael Lessac
Note: Un dramma anonimo.
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TITOLO INSERITO IL GIORNO 4/09/09 DAL BENEMERITO 124C
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- Non male, dopotutto:
Saintgifts - Mediocre, ma con un suo perché:
124c, Puppigallo - Scarso, ma qualcosina da salvare c’è:
Daniela
Kathleen Turner, dopo aver interpretato "Detecive coi tacchi a spillo", si butta in queso dramma strappa-lacrime, che parla di una madre che, per far recuperare la parola alla sua bambina, traumatizzata dalla morte del padre, si mette contro tutto e tutti. Tommy Lee Jones è lo psicologo che vorrebbe guarire la bimba ricoverandola in ospedale. La Turner, grassoccia, è ancora brava, ma il film non decolla, facendo un po' rimpiangere le investigazioni della sua V. I. Warshawski di un anno prima.
MEMORABILE: La Turner simula al computer una spirale fatta di carte, per poi costruirla in legno dal vero, per aiutare la figlia a raggiungere la Luna.
Nonostante l'impegno della direzione a creare atmosfere che vogliono superare il drammatico con puntate verso l'ultraterreno da una parte e la spiegazione medico scientifica dall'altra (dove interviene il sempre bravo Tommy Lee Jones), il punto di partenza iniziale risulta piuttosto inadeguato a sorreggere tutto un film dove traspare fin dall'inizio dove poi andrà a parare. Rimangono le discrete interpretazioni, comprese quelle dei minori e alcune peculiarità, come la fantasiosa scala verso la luna, a far meritare la visione.
Pellicola di poco interesse, tendente a scivolare nel mistico e con una Turner, ruolo a parte, difficilmente sopportabile. La prima metà, col blocco verbale della bambina, che si isola, smettendo di comunicare, poteva anche starci. Ma lo sviluppo, con la scala a chiocciola, il mimetismo geniale e l'epilogo, che va al di là di tutto, proprio no. Anche Tommy Lee Jones, pur impegnandosi, non va al di là dell'uomo perennemente triste e totalmente assorbito dal suo lavoro (si becca anche un pugno sul naso da un bambino...). Decisamente mediocre.
MEMORABILE: La piccola protagonista, sul cornicione, si incanta, stile disco rotto, a causa di un oggetto fuoriposto; Il bambino che ripete a pappagallo.
Dopo una ventina di minuti, c'è una sequenza alternata in cui vediamo da una parte la vedova stazionare in mezzo ai binari mentre sta arrivando un treno, dall'altra la figlioletta trasformarsi in un allarme antifurto, mentre nel sottofondo impazza una musica drammatica. Accumulo di elementi che fa scattare in automatico l'effetto comico involontario, azzerando in partenza ogni possibile coinvolgimento emotivo, il che è grave per un film programmato per commuovere. Turner penalizzata dalla stupidità del personaggio, Jones monoespressivo, pellicola perdibile senza rimpianti.
MEMORABILE: La mattina dopo la prima "manifestazione", la madre porta la bimba a scuola senza accorgersi che ha smesso di parlare: verosimile? No.
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- Un film minore di Kathleen Turner dei primi anni'90. E' il dopo "Detective coi tacchi a spillo", ma nemmemo questa produzione americana di Silvio Berlusconi, per la "Penta America", serve all'attrice per risollevarsi dall'insuccesso. L'attrice è sempre brava, ma appare molto più in carne del film precedente. Ha come partner Tommy Lee Jones, nel ruolo di uno psichiatra che vorrebbe ricoverare in ospedale la giovane figlia della Turner, che si è chiusa in un silenzio traumatico, da quando il padre, archelogo, è precipitato da un'impalcatura. Alcune trovate, come la simulazione al computer di una spirale di un castello di carte, non salvano il film dalla noia.
