Durante la noiosa visione di questo "lesbian movie" all'acqua di rose (che pare un episodio di
The L Word ambientato negli anni 50), continuavo a domandarmi in che horror avevo ancora visto la Helen Shaver (bravissima, e quasi un crimine che non sia stata candidata all'Oscar all'epoca del film, così come la brunetta Patricia Charbonneau). Pensa e ripensa, non riuscivo a mettere a fuoco (nemmeno cliccando il suo nome sul database davinottico)
Poi pensa e ripensa, mi si e accesa la lampadina, certo! Era la medium Carolyn nell'
Amytiville Horror primigenio rosenberghiano, ma pensa te! Mentre la Charbonneau l'avevo apprezzata nel curioso
Chiamami Di Notte
Tolte le incantevoli location desertiche del Nevada, la sublime fotografia del grande Robert Elswit, i pezzi hit d'epoca (Elvys, Patsy Cline, musica country), la convincente direzione delle attrici di Donna Deitch, la scena d'amore saffico realistica e sensuale (prima la Shaver è ritrosa alle avances sessuali/lesbo della Charbonneau, poi timida, poi si lascia travolgere in una sequenza d'amore ben girata e per nulla volgare-bellissimo il preludio di un bacio rubato in auto, sotto la pioggia-), l'opera prima della regista californiana e imbrattata di noia, di dialoghi snervanti e banali dallo spessore di una telenovela, di un fastidiossissimo buonismo di fondo (l'amica che canta canzoni country, le nozze, tutti gentili e affabili), di una storia d'amore saffica (anche se siamo nei puritani anni 50) che non dice nulla di nuovo, ma annega nella convenzionalità di un tv movie da primo pomeriggio
Alcuni frangenti nel racconto non sono male (mentre la Shaver parla e spiega le sue ragioni, la Charbonneau si fà trovare a tette all'aria nel letto, la Shaver alle prese con un frigorifero che non ne vuole sapere di chiudersi, la Shaver che si toglie le scarpe piene di sabbia all'interno), ma poi, per il resto, viaggia sui binari della mediocrità , con il sentore di noia che non lascia mai per l'intero film, tra chiacchiere soffocanti e banali (nemmeno una parolaccia per tutto il film, oltretutto), schermagliette da romanzetto rosa e un happy end a suggellare la superficialità dell'insieme di questa commediola tinta di femminismo più radicale
In un breve ruolo c'è pure la Rachel di
Cimitero Vivente (Denyse Crosby)
E pensare che Ciak dell'epoca ne parlava come di un piccolo cult...Mha!