Il sapore del grano - Film (1986)

Professorino di scuola media nella campagna veneta, innamorato di una che sta per sposare un altro, è sedotto da un ragazzino. Un film piatto cinematograficamente (riprese e fotografia al minimo sindacale) e attorialmente (Lena non è proprio all'altezza). La storia è sincera e delicata, dunque considerevole (anche se un po' superficiale), ma questo non riesce a salvare il lavoro, che si sviluppa in maniera farraginosa e schematica, affondando in una melensaggine complessiva scambiata, a torto, per tono dimesso e intimista.

Genuinamente bello; il regista affronta l'omosessualità senza mai menzionarla, lasciando aperti molti interrogativi sui personaggi protagonisti, sulla loro sensibilità, il che non toglie ma aggiunge poesia al film. Bello il contrasto tra la delicatezza della storia e l'ambiente contadino, così come l'ossimorico comportamento delle donne rispetto all'univocità del sentimento adolescenziale. Il film, pur ben diretto, è male interpretato, specie da Lena, bello ed espressivo ma con una voce in cui quasi tutti i toni e le intenzioni sono sbagliati.

Genuino, poetico, delicato e al contempo antisegnano per il periodo in cui venne realizzato, comportò seri problemi all'autore per il tema trattato. Un ragazzino si infatua del suo maestro e quest'ultimo, pur riconoscendo l'autenticità del sentimento, preferisce (per ragioni legate all'età, alla sua professione, nonchè alla sua prevalente eterosessualità) sorvolare sul legame. Tutto questo in una campagna bucolica. Il regista tratta coi guanti il tema dell'omosessualità e col rispetto dovuto al coinvolgimento di tali emozioni in un minore.

Giovane professore scopre le inclinazioni omosessuali instaurando un rapporto di amicizia con uno degli alunni. L'assenza di scene madri e il tatto con cui viene descritta la vicenda all'interno del contesto contadino depongono a favore del film. Meno convincenti la regia, alquanto fiacca in diversi passaggi, e la sottotrama della ragazza amante. Le prove degli attori sono nella media.

Un tema non facile da affrontare, quello dell'omosessualità. Il regista Gianni De Campo ha il merito di riuscire a parlarne sorvolandolo con delicatezza, senza eccessivi riferimenti e senza cadere nel patetico. Film di grande semplicità che ha in tale semplicità il suo pregio e difetto. Buoni il disimpegno e la poesia, ma i dialoghi sono a volte di grande banalità e la storia avrebbe avuto bisogno di qualche collegamento e qualche situazione in più. A corrente alternata la fotografia, capace di ottime cose come di altre che lo sono un po' meno. Nel complesso buono.