Operazione Vega - Film (1962)

Fantascienza da camera che, nel confronto tra la progredita Terra e l’inospitale Venere – pianeta senza governo, colonizzato da criminali e sovversivi – metaforizza il clima da guerra fredda che si respirava nell’Italia anni ’60. I limiti imposti dal set televisivo lo rendono ingenuo, verboso e statico, nonostante cerchi appigli al senso dell’umorismo sottolineato dalle interpretazioni di Giuffrè, Moschin e Duse. Resta comunque un importante esperimento della TV italiana dei tempi migliori.

In vista di una guerra alcuni ministri terrestri vanno in missione su Venere per stringere un'alleanza, ma scoprono che i venusiani non hanno uno stato e sono felici. Da un bel radiodramma di Dürenmatt, un intrigante esperimento di straniamento brechtiano applicato alla tv, che rinuncia a ogni effetto s/f ma anche a ogni minimo elemento di coinvolgimento narrativo (la linearità, la musica, la psicologia). Ne esce fuori un dramma didattico sperimentale, intenso per il suo portato ideologico sul potere e l'anarchia, ma freddo e senza guizzi.

Interessante connubio fra fantascienza oltremodo casereccia e teatro filmato, che suscita repentine e struggenti nostalgie se non altro per dizione e intonazione dei grandi e meno grandi attori impiegati. Testo (da Dürrenmatt) fin troppo teorico e schematico, messa in scena ultra-spartana ma esito ancora vedibile. La Rai che fu ha fatto la fine del pianeta Venere.

Non un'opera di fantascienza ma un apologo sulla falsa coscienza della politica e del potere. È il potere che deve necessariamente ridurre ogni altra cosa che dissente da esso (in tal caso il pianeta Venere, popolato da ex terrestri ribelli), mentendo e ingannando sotto l'ipocrisia della libertà e della democrazia; e quando non può corrompere l'altro, lo distrugge. La messinscena, essenziale, rafforza il messaggio simbolico. Ottimi Foà e Giuffré.

Cottafavi decide di privilegiare le potenzialità squisitamente teatrali dell'originale radiodramma dando giocoforza un maggiore senso drammatico al testo di Dürrenmatt che viene fuori in tutta la sua spietata attualità. Ne esce un potente kammerspiel cui la grande bravura degli interpreti (Giuffrè e Foà su tutti) riesce a dare un senso universale fornendo ancora oggi numerosi elementi di riflessione affatto banali. Confezione arrangiata ma con qualche trovata originale (le musiche elettroniche). Una produzione Rai coraggiosa e intelligente, oggi purtroppo non più proponibile.