Una sorpresa: ai primi passi sembra un drammone sentimentale, invece è la trama gialla a prevalere, con l'assassino che si rivela tanto intelligente quanto odioso. Il film riesce a creare una tensione continua, creata a volte da cupi silenzi e sguardi intensi che ricordano alcuni film di Hitchcock, fino al finale. E poi la Roma del 1950, con le ferite della guerra rimarginate (o quasi) e l'imminente esplosione industriale, le rare auto, i tram, i bulli nei bar... Perché nel dimenticatoio?
MEMORABILE: Il confronto-scontro in carcere; Il ricco guardaroba della Padovani; L'insistita stupidità paterna.
Prima o poi si dovrà riconsiderare il mestiere di Gentilomo. Un bel giallo, con soluzioni di regia mai banali (vi è pure un inserto onirico), ambientato in una Roma insolita (addirittura brumosa in un sequenza lungo il fiume, al Ponte dell'Industria). Da non sottovalutare il sottotesto: il sospettato (innocente) è doppiamente vittima, della guerra e delle differenze sociali maturate proprio in tempo di guerra. Attori tutti impeccabili; adeguate musiche di Rustichelli.
Melodramma a tinte gialle che, senza far gridare al miracolo, funziona in tutte le sue componenti, dalla sceneggiatura alla regia di Gentilomo per arrivare naturalmente al cast: Mastroianni in uno dei suoi primi ruoli di rilievo, la Padovani che si sobbarca la componente sentimentale, Dahl assassino lucido e spietato, Checchi acuto commissario. Il finale (come spesso si usava all'epoca) pretende di salvare capra e cavoli e può apparire forzatamente ottimista, ma nel complesso è un film invecchiato meglio del previsto.
Dramma borghese dalle tinte forti che riprende un certo gusto melò del periodo intrecciandolo a una trama noir affatto banale che costituisce il vero sale del film. Luci su un giovane Mastroianni non ancora padrone della scena e su una Padovani particolarmente intensa, ma il migliore del cast è il commissario Checchi, che disegna con misura e ironia un personaggio fuori dagli schemi che emana simpatia. Il film perde un po' nei momenti sentimentali ma Gentilomo riesce con abilità a evitare derive patetiche. Fondamentali le musiche di Rustichelli e il montaggio di Colangeli. Bello!
Nell'immediato dopoguerra, a Roma, fiorisce una storia clandestina e adulterina, complicata da un omicidio preterintenzionale e poi un secondo ancora più efferato. Drammone sentimentale e di cieca gelosia, si incendia a causa delle chiuse convenzioni sociali di allora, descrivendo un'Italia in ripresa, indugiando troppo in tematiche del tipo "ti amo ma non si può". La coppia Padovani/Mastroianni è desueta nella sua divergenza estetica.
Giacomo Gentilomo HA DIRETTO ANCHE...
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Dramma anni Cinquanta tinto di giallo, uscirà il 9 settembre per Medusa. All'epoca così scrivevano: «Pur essendo un mediocre film, riconferma le doti di un'attore italiano non ancora preso nelle dovute considerazioni: Andrea Checchi, che interpreta con convinzione la parte di un ispettore di polizia». (G. Aristarco, "Cinema", n. 56 del 15/2/1952).