Interessante trashone italo-hongkonghese, questa evoluzione del filone "supermen" è un ibrido di vari generi che vanno dal kung-fu al peplum e al grottesco. Bella la fotografia degli esterni stile spaghetti-western e discrete le musiche. Il film vale la visione, oltre che per l'atmosfera decisamente goliardica, anche per la presenza di belle amazzoni poppute (tra le quali la bellissima Malisa Longo) e, naturalmente, svestite.
Ma che razza di titolo! Le superbotte dovrebbero essere date ai super-produttori di questo trash-movie anni 70! Si ridacchia, è vero, abbiamo lo pseudo-superman contro le amazzoni, ma quanti film hanno campato con il clichè delle amazzoni cattive e degli uomini che si ribellano alla loro tirannia? L'ex-Satanik Magda Konopka è la regina cattiva, ma c'è anche la buona Malisa Longo post-film di Bruce Lee.
Bel mix di generi che tutto sommato nella sua "caciarosità" diverte e si lascia apprezzare. Parte abbastanza serio per virare quasi subito nel demenziale e non invertire mai più, fino alla fine, la rotta intrapresa. Grande anzi grandissimo Riccardo Pizzuti il capo dei predoni: vederlo prendere pizze in faccia fa sempre piacere. Divertente e spensierato, con musiche indovinate.
Riesumate dopo oltre un decennio dalle loro prime apparizioni, le amazzoni rientrano in scena a metà dei '70 più toste e cattive che mai (ma naturalmente c'è anche l'amazzone buona), con un lotto di filmetti fra cui questo folle mischione di peplum e arti marziali in cui a farla da padrona sono gli interminabili scazzottamenti acrobatici del trio cosmopolita Canti, Hannibal e Hua. Il ritmo scoppiettante, qualche trovata divertente e la bella fotografia sono i modesti punti di forza del film, oltre ovviamente allo stuolo di discinte cavallerizze guidate dalla perfida regina Konopka.
MEMORABILE: I "carri armati" che sbaragliano le amazzoni nella battaglia finale.
Titolo per certi versi epocale per una pellicola che rappresenta un guazzabuglio di generi popolari allora al colpo di coda. Ci sono il western, il kung-fu, la strizzata d’occhio alla commedia (le ridondanti musiche di Franco Micalizzi concorrono in tal senso, sottolineandone il lato dilettevole dell'opera), il peplum e dell'altro. Quello che manca, però, è una storia avvincente: lo spettatore viene così trascinato in rocambolesche vicende di botte e dialoghi non sempre appassionanti. Sicuramente un'opera datata, che ha il solo pregio dell'abbondanza di temi trattati e volti.
Terrificante mix di svariati generi cinematografici molto in voga in quegli anni che passa dai tipici scontri/incontri in salsa spaghetti western agli omaggi ai classifici film di arti marziali, il tutto condito da una spruzzata di peplum. Tolti i primi dieci minuti, che possono essere considerati anche divertenti, il resto del film è un concentrato di andirivieni sconcertanti in cui ben presto a farla da padrona è la noia. Un velo pietoso poi va steso sulla parte finale, chiusa in maniera del tutto sorprendente e frettolosa dopo le estenuanti lotte precedenti. Pessimo.
Al Bradley (Alfonso Brescia) HA DIRETTO ANCHE...
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Uomini e donne se le danno di brutto (a colpi di kung-fu) in questa produzione taliana, statunitense e hongkonghese
con protagonista l'acrobata Aldo Canti, alias Nick Jordan.
Esce in dvd il 4 agosto per Stormovie.
*Pino Colizzi: Nick Jordan
*Sergio Fiorentini: Mark Hannibal
*Manlio De Angelis: Yueh Hua
*Fiorella Betti: Malisa Longo
*Stefano Sibaldi: Aldo Bufi Landi
*Antonio Guidi: Riccardo Pizzuti
doppiaggio: C.D. (1974) (*)
(*) - Per quanto possa sembrare strano, il film uscì prima in Italia che ad Hong Kong (dove fu distribuito solo il 6 agosto 1975) o in USA (febbraio 1975).
Aldo Canti, accreditato come Nick Jordan, è stato un famoso stuntman ingaggiato nella serie dei Supermen italiani: era famoso nel settore perché come cascatore non aveva timore di nulla, tanto che si dice fosse in grado di buttarsi da un altezza di trenta (!) piani senza alcun timore.
La sua vita, al di là del cinema, era però poco chiara, al punto che è stato additato come malavitoso: anche a causa della morte, che lo raggiunge nei primi Anni Novanta nel parco di Villa Borghese a Roma, quando viene giustiziato con arma da fuoco.