Nicole è la figlia di un collezionista molto particolare, e progetta un singolare furto al Louvre... Deliziosa commedia giallo-rosa del vecchio Wyler, tutta giocata sul tema del falso, e costruita secondo i canovacci del film di rapina che viveva, al tempo, la sua stagione gloriosa. Mero divertissement, ma di prima classe, con Audrey Hepburn, manco a dirlo, perfetta e squisita. Leggero leggero.
Deliziosa commedia diretta da William Wyler ed incentrata sul particolare rapporto tra un ladro e la figlia di un falsario. I due sono interpretati con grande classe da due degli attori più eleganti del secolo scorso, Audrey Hepburn e Peter O’Toole ma anche il cast dei caratteristi è di grande livello. Buona la sceneggiatura incentrata su un colpo in un celebre museo e nel quale non mancheranno i colpi di scena.
Wyler non ha diretto molte commedie. Peccato, perché è bravo anche in questo genere. Il film è molto divertente e ben interpretato da una serie di bravi attori, anche in piccole parti e da una deliziosa e affascinante Hepburn e da un O'Toole in forma. Si parla di falsari e di ladri e anche abili, ma sempre in modo leggero ed elegante, anche se il colpo al museo è molto ben congegnato e originale (ma nessuno sarà danneggiato). Non risente degli anni e si rivede volentieri.
Gradevole commediola, un po' lunghetta ma tanto raffinata, diretta da un grande regista agli ultimi fuochi ed interpretato da due attori di classe rara: O'Toole è un perfetto ladro gentiluomo e la Hepburn è sempre qualcosa di ineffabile e magico. Disimpegno leggero ma intelligente e ben fatto, con tutta la parte del furto al museo davvero irresistibile.
MEMORABILE: O'Toole e Audrey rinchiusi nel sottoscala del museo.
Coinvolgente commedia che resiste alla durata del tempo. Tutta la seconda parte dedicata al colpo è davvero ben fatta e sa intrattenere anche con un pizzico di tensione. Stupendo il cast: la Hepburn è splendida e bravissima, O'Toole ha molto carisma, ma anche i comprimari Wallach e Griffith sanno gestire bene i loro spazi. Dura molto, eppure grazie alla leggerezza della trama non si avverte. Da non perdere.
Film leggero e teso, giallo-rosa delizioso, che offre pure un sottotesto interessante sui temi del vero/falso e dell'amore filiale, paterno e di coppia. Il tutto narrato con mano felice, ritmo, suspense e con un sorriso a volta a volta rilassato, ironico, amaro. I due eleganti interpreti e le loro voci italiane sono assolutamente in parte, anzi "fanno" il film, circondati da una squadra d'attori di ottimo livello. Menzione speciale anche per scenografia ed arredi.
MEMORABILE: Audery Hepburn sulla piccola cabriolet.
Da frode segue frode e non se ne esce più. Commedia più o meno gradevole che beffa il collezionismo d'arte e l'esorbitante giro di soldi generatosi insieme. La trama non è particolarmente memorabile, ma la Hepburn è deliziosa e con O'Toole forma una buona coppia. Non si ride molto, anzi per niente, ma bisogna anche considerare che il film ha 50 anni. Deplorevole il personaggio di Griffith, una macchietta che non sarebbe accettabile in un film moderno.
MEMORABILE: Il modo in cui viene ottenuta la chiave.
L'unica nota stonata del film è stata quella di affidare la parte del protagonista a un attore vistosamente poco virile (anche con il maschio doppiaggio italiano), ma la sceneggiatura è brillante, tipica delle grandi commedie evergreen. La scelta ricade su Parigi, città romantica per antonomasia e il duetto Hempurn/Griffit offre performance in simbiosi di altissimo livello. In particolare Griffit, che è così immenso da mimetizzarsi con le scenografie: un pezzo di film. La mano dell'autore di Vacanze romane è tangibile. Classico cult di grande pregio filmico.
Rubare il cuore mentre ci si appresta a portar via un capolavoro. Niente di più facile se si ha il volto simpatico di Peter O'Toole e ci si atteggia a novello Arsenio Lupin. La conquista è una meravigliosa creatura femminile, dai tratti dolci della Hepburn, simili a quelli della scultura da trafugare. La commedia è magistralmente diretta, con una cura dei tempi bilanciata, tra comicità, imbarazzo, romanticismo e, perché no, heist movie. Se i due protagonisti rendono al massimo, altrettanto fanno gli altri, lo straordinario Griffith su tutti.
MEMORABILE: La Hepburn che scappa vestita da donna di servizio; Il bacio nello sgabuzzino.
Il plot, incentrato sul furto di una statua di Cellini prestata da un collezionista d'arte ad un museo parigino, è un gioco degli equivoci basato sulle apparenze: il collezionista è un abile falsario, la statua è un tarocco, i due protagonisti diventano ladri non per soldi ma per amore. Wyler dirige con abilità il cast elegante e ben assortito: Hepburn veste Givenchy con grazia inarrivabile, O'Toole è uno spilungone molto attraente ed i vecchi leoni nei ruoli di supporto costituiscono il valore aggiunto di questa commedia gradevolmente disimpegnata.
Figlia di falsario si fa aiutare da un ladro per non far scoprire il padre. Commedia sentimentale briosa nella prima parte per i vari equivoci legati al mondo dell'arte. Quando l'attenzione si sposta sul fatidico furto, la durata poteva essere alquanto sforbiciata dati i pochi sviluppi criminosi. La Hepburn è una garanzia di classe per film del genere, mentre O'Toole non è che mostri tutto questo carisma. Anche a livello di coppia non funzionano granché. Classica chiusura con tutti i tasselli al loro posto.
MEMORABILE: Il furto di un pezzetto di Van Gogh; Il boomerang; La Hepburn vestita da donna delle pulizie.
Simpatica, inoffensiva commedia che punta tutto sull'interpretazione dei protagonisti e vince. Bravo O'Toole, non da meno la Hepburn, che interpreta bene la degna figlia di un padre artista falsificatore, caratterizzato bene da un Hugh Griffith in parte, con occhi quasi alla Marty Feldman. Il ritmo è discreto, le trovate non mancano; e sia lo studio pre-rapina che la rapina stessa sono realizzati con una certa cura, pur senza prendersi mai sul serio. Anche il finale è in linea col tipo di pellicola e con la piacevole leggerezza che la contraddistingue.
MEMORABILE: La descrizione del ladro al padre fatta dalla Hepburn: "Era alto, occhi azzurri, piuttosto bello... bello in senso malefico"; L'utile magnete.
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