Note: In Italia ha avuto due edizioni (con relative nuove traduzioni e doppiaggi): Rai (1979) e Mediaset (1999). Aka "Dolce Remì", "Remì le sue avventure", "Ascolta sempre il cuore, Remì".
"E pensare che gli orfani mi sono sempre stati antipatici!". La frase, pronunciata (pare) dalla figlia di Leo Longanesi ai funerali del babbo, torna utile come epigrafe alla micidiale, calibrata versione anime di un rinomato (famigerato?) romanzo strappalacrime. Quasi insostenibile, mai come l'orripilante canzoncina italiana.
Tra le migliori serie animate di produzione nipponica realizzate negli Anni Settanta, Remì è tratto da un classico della letteratura francese al quale gli autori sono rimasti piuttosto fedeli. Le peripezie del giovane orfanello di origine inglese vengono raccontate con una giusta miscela di dramma, azione, sentimento e commedia, realizzando una serie molto godibile, caratterizzata tra l'altro da un'ottima tecnica di animazione.
La atoria di Remì, trovatello venduto dal patrigno ad un attore girvovago, è molto travagliata. Serie anime che ha beneficiato di due doppiaggi italiani in 30 anni, Remì di Osamu Dezaki, tratto da un romanzo del francese Hector Malot (Senza Famiglia), si differenzia dal più allegro Heidi per ambientazioni e tematiche. Si porterà anche appresso una fama da jettatore e una sigla italiana tanto mielosa quanto brutta, ma Remì rimane un personaggio molto importante per chi fa parte, come me, della "Goldrake generation". Ergo, è un cultissimo!
MEMORABILE: Il maestro Vitali sbattuto in prigione. La morte di mezza compagnia Vitali (e di Vitali stesso), a causa di una violenta tormenta. L'arrivo di Mattia.
E' la storia dell'orfanello tratta dal romanzo "Senza famiglia" di Malot: il piccolo Remi vaga per il mondo alla ricerca di affetto, che trova in un vecchio giramondo e nelle sue bestiole ammaestrate. La versione animata del romanzo in questa bella serie giapponese è convincente ed emozionante. La serie colpisce per l'intensità e il pathos, arrivando dritta al cuore e alla simpatia degli spettatori bambini, e non solo. Da segnalare l'effetto tridimensionale del disegno che, con appositi occhialini, consentono di 'sprofondare' dentro i cartoni.
Memore del romanzo strappalacrime, che mi era stato inflitto da bimbo, mi accinsi a guardarlo, alla fine degli Anni Settanta, convinto di sghignazzare. Ovviamente mi commossi fino ad avere gli occhi lucidi e vidi tutte le puntate che potevo... Davvero buono.
Al tempo, è stata una dura telezione di vita per un bambino come me, circondato dall’affetto di genitori e parenti e senza preoccupazioni. Vedere il povero ragazzino costretto a esibirsi con il piccolo circo ambulante diretto da un duro, ma giusto padrone, mi aveva parecchio sconvolto. E bisogna dire che il cartone fa ben poche concessioni, descrivendo le difficoltà di una vita precaria basata sulla generosità della gente (poca) e sul lavoro, paese dopo paese, in balia delle condizioni atmosferiche e del destino. Notevole.
MEMORABILE: La cruda scena nel bosco, in inverno, dal triste epilogo, dove i cani e la scimmietta subiscono l’attacco di lupi famelici.
Salvo l’ottimista parte finale della serie, tutto questo epico cartone animato (di cui tutti abbiamo ancora nelle orecchie la bella colonna sonora italiana) è incentrato sulle sfortune di un orfanello sfruttato suo malgrado in una compagnia ambulante di giullari. Tra cagnetti e scimmiette ammaestrate subisce le angherie di un padrone severo come l’amara vita che Remì conduce. Sorta di lacrima-anime d’indiscusso valore artistico e di grandissimo successo.
Tra i primi cartoon nipponici della storia, un prodotto per chi, all'epoca, aveva già avuto modo di apprezzare Heidi. Tratto dal romanzo "Senza famiglia" è sicuramente molto crudo, visto anche il target cui è destinato il prodotto. Tecnicamente buono c'è da segnalare anche un primo, maldestro tentativo di tridimensionalità con i famosi occhialini di cartone verdi e rossi. Nulla di che ovviamente, ma all'epoca fu un incentivo per i bambini a guardare la serie. Vista la sceneggiatura, sicuramente uno dei migliori cartoon di sempre.
Uno dei primi e senza dubbio celeberrimi cartoni animati giapponesi andati in onda sui nostri canali. Tra i memorabili cult per gli over 30 e 40. Anche se non prediligo le storie eccessivamente pervase di drammatismo, devo dire che a Remì resto molto legato in quanto fu il primo cartone che vidi e di cui ebbi il disco con la fantastica sigla. Boccio invece in pieno l'edulcorato remake, in cui hanno cambiato il protagonista in una ragazzina... per una rara volta che lo "sfigato" era un maschio!
Autentico capolavoro del genere meisaku (i manga tratti da opere della letteratura occidentale), l'adattamento a cartoni del "feuiletton" di Malot ha lasciato un segno indelebile nella generazione di ragazzi a cavallo degli anni '70 e '80. Stilisticamente straordinario, con una cura formidabile di ogni particolare dei disegni e dell'animazione, si caratterizza soprattutto per la palpitante adesione "drammatica" alla storia e ai personaggi, che coinvolge dalla musica alla narrazione esemplare in cui il dolore segna la crescita, secondo una logica pedagogica per i più oggi eretica.
MEMORABILE: Il vecchio Vitali coi suoi cani e la scimmietta Joli coeur.
Osamu Dezaki HA DIRETTO ANCHE...
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Non capirò mai la ragione del ridoppiaggio, quello originale era curato dalla stessa coooperativa di Heidi e andava 100 volte meglio di quello Meddiaset!
Piera Vidale raccontò, nell'intervista mista contenuta come extra del secondo DVD Lupin III - il castello di Cagliostro - versione pre-2007, un aneddoto circa il figlio Fabriazio, doppiatore di Remì. "Fujiko" (perchè Piera Vidale fu la voce italiana della "donna" di Lupin, chiamata anche Margot, dal 1979 al 1986) disse che i bambini del vicinato, guardando l'anime di Dezaki si erano così commossi da lasciare varie cibaria davanti al portone di casa di Fabrizio. Evidentemente, pensavano che le stesse pene di Remì le patisse anche l'allora giovane attore.
DiscussioneZender • 24/09/10 18:03 Capo scrivano - 47782 interventi
Purtroppo la doppia scheda ha creato un cortocircuito impensabile sul quale stiamo infdagando che ha cancellato entrambe le schede. Avevo spostato tutti gli interventi del forum nella scheda giusta ma son stati cancellati. Motivo di più per controllare e ricontrollare che non esista, prima di inserire una nuova scheda.
Zender ebbe a dire: Purtroppo la doppia scheda ha creato un cortocircuito impensabile sul quale stiamo infdagando che ha cancellato entrambe le schede. Avevo spostato tutti gli interventi del forum nella scheda giusta ma son stati cancellati. Motivo di più per controllare e ricontrollare che non esista, prima di inserire una nuova scheda.
Avevo intuito. Per questo ho riscritto il mio intervento in questa qui che è giusta. Eppure non sembrava che ce ne fossero due.
DiscussioneZender • 24/09/10 19:42 Capo scrivano - 47782 interventi
C'erano c'erano. Se però non lo trovi ti conviene sempre cercare con il cognome del regista, l'avresti trovato subito.
Zender ebbe a dire: C'erano c'erano. Se però non lo trovi ti conviene sempre cercare con il cognome del regista, l'avresti trovato subito.
Cognome del regista, eh? Bene, cercherò di ricordarmelo!
DiscussioneZender • 25/09/10 13:17 Capo scrivano - 47782 interventi
Ma non solo cognome del regista, 124c. Bisogna usare la fantasia, quando si cercan nomi troppo brevi. Se cerco UP devo usare il regista, se cerco un film che si chiama H pure, ma poi si può cercare col nome dell'attore, persino coll'anno al limite. E quando compare la lista si fa un bel Ctrl+F e lo trovi subito.
Zender ebbe a dire: Ma non solo cognome del regista, 124c. Bisogna usare la fantasia, quando si cercan nomi troppo brevi. Se cerco UP devo usare il regista, se cerco un film che si chiama H pure, ma poi si può cercare col nome dell'attore, persino coll'anno al limite. E quando compare la lista si fa un bel Ctrl+F e lo trovi subito.