In una caserma viene abbandonato un neonato, figlio di un soldato. Partono le ricerche. Film giovanilistico d'ambiente militare a basso budget, figlio del neorealismo rosa di Poveri ma belli e anticipatore dei musicarelli che arriveranno a breve con Morandi. In realtà è un film a sketch camuffato, interpretato da giovani attori (a parte Arena non vi è unvero nome di punta), con un Manfredi ancora poco noto ma già bravissimo. Divertimento d'epoca che ancora funziona. Progenitore dei film di caserma anni 70 (Cicero & C.). Gradevole.
Un piacevole e cordiale film del grande Carlo L. Bragaglia. Un neonato trovato in una garitta porta scompiglio in una caserma: quale dei commilitoni é il padre? Il film é ambientato a Roma ma ha ancora il sapore genuino e spontaneo di una commedia strapaesana. I protagonisti sono tutte persone oneste e schiette pronte a riconoscere le proprie responsabilità e a "riparare". Il tocco leggero e complice del regista permette a tutti gli attori di dare il meglio del proprio talento recitativo. Arena e Manfredi una spanna sopra gli altri. Merita una visione.
MEMORABILE: Bice Valori si conferma un vero "peperino". L'incontro di pugilato con Manfredi protagonista ha momenti di autentica comicità demenziale ante-litteram.
Un filmetto particolarmente scialbo, dove i momenti divertenti si possono contare sulle dita di una mano. La storia del bambino è un puro pretesto per permettere a vari attori di sfilare in sketch banali e dal ritmo troppo lento. Il migliore della compagnia è Maurizio Arena, alle prese con una vicenda di equivoci e sotterfugi simpatica. Nino Manfredi, invece, se la cava con la simpatia, ma il lunghissimo incontro che lo vede pugile improvvisato è noiosissimo.
Una tipica commediola anni cinquanta che dall'inizio alla fine non riesce a ingranare la marcia. Con la scusa del bimbo abbandonato in caserma passano in rassegna un nugolo di attori più o meno bravi ma che nulla aggiungono alla sciatteria della sceneggiatura. Manfredi cerca di porre rimedio come può.
Commediola a basso contenuto di belle trovate, che scivola via lenta con qualche momento alto, l'incontro di boxe di Nino Manfredi su tutti. Un buon cast al servizio di una sceneggiatura che spicca per povertà di idee. Manfredi e Arena avrebbero meritato di meglio. Il film, come tante commedie di quel periodo, risente del passare inesorabile degli anni.
Commedia abbastanza innocua ben diretta dall'esperto Bragaglia. La trama (il ritrovamento di un bambino dalla paternità incerta), è solo un pretesto per una serie di sketch che hanno Arena e Manfredi (più il primo che il secondo) mattatori assoluti. Più che ridere si sorride ma non mancano i momenti di noia con cali anche considerevoli del ritmo. Vedibile ma non memorabili.
Commedia leggera leggera di Bragaglia che imbastisce una serie di sketch più o meno brillanti su un canovaccio esile quanto risaputo. La regia mostra professionalità ed esperienza nel valorizzare un copione decisamente limitante e finisce che i pochi momenti davvero divertenti sono affidati all''iniziativa del nutrito e prestigioso cast in cui Manfredi emerge per manifesta superiorità. Come di consueto non mancano gli intermezzi musicali affidati alla splendida voce di Aurelio Fierro e si respira una certo buon gusto che il genere andrà prograssivamente perdendo. Guardabile.
MEMORABILE: La caserma in silenzio quando il bambino dorme; Manfredi pugile; Le prove di Franca Rame e Bice Valori.
Partendo dall'idea di un bambino abbandonato in una caserma Bragaglia cerca di imporre un gran ritmo e gli attori danno vita ad alcuni sketch riusciti, altri un po' meno. Poi il numero dei figli e dei possibili padri si moltiplica e l'azione si sposta anche altrove (gustosa la gag nella villa con Franca Rame) finendo addirittura su un ring. Tanti bravi caratteristi, dall'infermiere canterino al sempre magistrale Riccardo "Calboni" Garrone. Commediola innocua, ben confezionata ma poco incisiva.
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