Fast & Furious - Solo parti originali - Film (2009)

Il rientro di Toretto sulle scene, con questo quarto episodio, è in grande stile. Sicuramente migliore del terzo, la pellicola è un action adrenalinico costellato di tamarrate all'americana, farcito di belle donne e con una sceneggiatura solida. Veramente divertente.

Ovviamente non mi aspettavo granchè, soprattutto dalla sceneggiatura; è proprio per questo che il demerito maggiore del film consiste nell'eccessiva piattezza delle scene puramente action, con un grado di inverosimiglianza davvero poco digeribile (mi spiego: non è che pretendessi chissà che in merito, ma un graffietto sul volto del belloccio Walker dopo un incidente mostruoso vogliamo disegnarlo?). Il buon Diesel (Vin...) spacca sempre però.

Nulla di nuovo sotto il sole ma riuscitissimo action-movie con un ritrovato Vin Diesel ed un ben maturato Walker. Forse il migliore della serie grazie a maggiori cambi di location, storia articolata con qualche flash back e i "cattivi" forse più credibili della saga (paga forse la fusione afro-sudamericana di questi ultimi). Divertente.

Delusione cocente. L'idea era quella di vedere un film rozzo e macho, con due birre a portata di mano e rutto libero. Ci si ritrova, inceve, annoiati a morte, soprattutto per scene action mal congegnate, poco credibili e di una banalità disarmante. La sceneggiatura nemmeno esiste, ma non è certo il motivo per cui ci si avvicina a un prodotto del genere. Vin, ma almeno due/tre battute cazzute potevano scrivertele no? Pessimo.

Premetto che quando vedo corse in auto al cinema mi annoio sempre. Devo però riconoscere che regia e location sono degne, sicuramente migliori rispetto al primo episodio e, pur non brillando come originalità né come credibilità, fanno divertire lo spettatore in più di una occasione. Gli attori nel complesso se la cavano e Diesel torna ad essere una bestiaccia dallo sguardo tagliente. Trascurabile la trama e il filone delle indagini: quello sì è stereotipato. Curiosità: nel film si sente anche un pezzo di un gruppo milanese: gli "En Mi Casa".

Cinema adrenalinico e "muscolare" portato ai massimi livelli ma anche pochezza di idee e ripetitività degli schemi che continua indisturbata dal primo film della serie. In questo caso a peggiorare il tutto c'è un decisivo deterioramento della storia che non ci sforza di sembrare nemmeno plausibile. Peraltro anche le sequenze riguardanti le corse automobilistiche sembrano realizzate con poche idee e in maniera semplicistica. Da evitare.

Con un capitolo a testa nel curriculum (Walker ha partecipato ai primi due, Diesel al primo e, con un cameo, al terzo) la coppia protagonista del capostipite della saga torna, ed in gran forma. Il film è di gran lunga il migliore della serie: la storia ammette finalmente qualche colpo di scena capace di risollevarla dall'ovvietà e le scene d'azione sono più elaborate del solito. Infine anche i due attori sono diventati attori più o meno consumati e il film ci guadagna in positivo.

Ennesima pellicola tutta muscoli e adrenalina che si pone come sequel diretto del primo capitolo: infatti Sung Kang, co-protagonista di The Fast and The Furious - Tokyo Drift, scopriamo che non è ancora partito per il Giappone. Film, senza infamia e senza lode, che delude in più punti: la trama è oramai troppo risaputa, le recitazioni raggiungono in questo sequel il minimo storico e, sinceramente, mi aspettavo di più anche dalle corse automobilistiche punto di fora di tutta la serie. Buoni incassi e sequel già in produzione.

Action-movie totalmente incentrato su bolidi a quattro ruote dediti a pazze corse per effettuare traffici di droga impunemente. A livello adrenalinico non teme rivali, ma la sceneggiatura è poca cosa e la verosimiglianza lo avvicina a un grande videogioco fumettistico tra macchine lucide e rombanti e pupe scosciate ed ammiccanti. Diesel è monolitico ed il suo cognome poco ci azzecca con tutta questa velocità.

Torna la coppia protagonista del capostipite per rivitalizzare una serie che aveva toccato il fondo con l'apocrifa parentesi a Tokyo. Peccato che il regista sia sempre Lin e non ci sia pure la re-entry della vecchia volpe Rob Cohen che sicuramente avrebbe giovato. La minestra è di quelle riscaldate ma ben commestibili, il caro Vin Diesel interpreta il suo Toretto in ottica super-revenge sfruttando l'esperienza fatta ne Il risolutore. Walker è sempre sul pezzo dimostrandosi figura non da poco nel panorama action americano. Adrenalina e divertimento.

E non poteva mancare il quarto capitolo nel quale si è ben pensato di far tornare il motore trainante di un carro che si era fermato sempre più, fino a piantarsi nel terzo episodio. La trama è la solita, scialba e prevedibile se non per il quasi immediato abbandono della Rodriguez che forse aveva di meglio da fare. Una totale revisione, per rimanere in termini da officina, dei due infelici titoli seguiti al primo, che a questo punto restituiscono un filo di dignità al capostipite.

Eh no, non ci siamo. Justin Lin, dopo la non esaltante parentesi nipponica, torna ai classici personaggi della saga riciclando grosso modo la trama del secondo capitolo e sostituendo la spensierata tamarraggine con una verbosa seriosità fuori luogo. Ma l'errore più clamoroso si palesa nelle scene d'azione: tolto il buon incipit (la parte migliore del film) si punta tutto sulle corse sotterranee, robaccia per il 90% in cgi che non arriva ai livelli leggendari di Torque ma non gli è neanche molto superiore. Si farà perdonare con Fast 5.

Di fatto il seguito di Fast & furious con intervallo di 5 anni, prende qui la connotazione della serialità. I personaggi preesistenti vengono scolpiti meglio, se ne aggiungono di nuovi che troveremo in seguito. Meno intrigante rispetto agli episodi 5 e 6, qui sembra che ogni scusa sia buona per poter correre. Va bene così, è quello che vuole lo spettatore anche se le sequenze, in particolare dentro i tunnel, ricordano certi circuiti di Super Mario, fanno venir voglia di joystick...

A parte l'evidente ed imbarazzante flop cronologico nella saga (dovrebbe essere questo il III capitolo della serie e non Tokyo Drift visto l'iniziale riferimento con Han), nell'insieme non fa altro che rispecchiare il plot dei primi due con l'aggravante della ripetitività e, in questo caso, della mancanza di valide prodezze automobilistiche. Il compianto Walker non riesce a cambiare pelle e Diesel è già quasi sul viale del tramonto. Ridicola poi la storia nel narcos messicano. Insomma, l'ennesimo tentativo di blockbuster mancato.

Debole quarto capitolo di un’adrenalinica saga, il film si caratterizza per una riproposizione degli stilemi tipici dei primi due capitoli, ovvero una quasi totale assenza di trama e il mancato approfondimento dei personaggi (a parte O’Connor e Toretto). Non viene però replicata totalmente la formula: mancano infatti quasi del tutto le scene d’azione con le auto, inoltre è debolissima la trama con l’aggiunta di narcotrafficanti. L’omicidio iniziale, poi, arriva troppo improvvisamente.

Serie costruita unicamente sul parossismo automobilistico, principalmente dozzinale e priva di spessore. Difficile comprendere quali siano le emozioni trasmesse da tali pellicole, sovrastate da vetture sportive che girano scene irreali anche per un videogioco. Non va dimenticato quanto la trama sottostante fatichi a stare in piedi e quanto sia inutile starle dietro perché il finale è già scritto ancor prima di iniziare. È in parte anche un’opera diseducativa, ricorrendo a vendetta e illegalità in maniera ruffiana, a rischio di essere fraintesa da un pubblico di giovane età.