La fiera delle illusioni - Film (1947)

La resistibile ascesa di un imbonitore da fiera avido e senza scrupoli, che sfrutta le donne e specula sulla credulità dei suoi clienti, facendosi passare prima per mago, poi per spiritista. Coraggioso tentativo di Power di cimentarsi in un ruolo ben diverso da quello di eroe amoroso cui l'aveva relegato il suo levigato aspetto. Bella interpretazione (forse la migliore con Testimone d'accusa), ma rifiuto del pubblico che decretò il flop di questo film interessante, dal finale tragico ed originale.

Gran bel noir, tutto giocato sul personaggio del protagonista e sulla sua parabola prima ascendente poi discendente. Il film si avvale di un'ottima interpretazione di Power che nonostante rappresenti un carattere tutto sommato negativo riesce a creare empatia nello spettatore. Brave anche le interpreti femminili per una pellicola leggermente avanti sui suoi tempi che propone nella prima metà anche una bella ambientazione circense. Rispetto al remake di Del Toro, inoltre, i tempi sono più svelti e si evitano inutili lungaggini. Da riscoprire.

Alla fiera delle illusioni un uomo vende sogni e li spaccia per verità, facendosi beffe di chi ne ha bisogno per tornare a vivere: storie di un imbroglione che ha il dono dell’ affabulazione. Tyrone Power mai così intenso in un ruolo difficile e ricco di sfumature, dentro ad una storia che in fondo non è originalissima. Il mondo del luna park che nasconde tragedie inenarrabili ha qui una sua degna rappresentazione. Finale ad alto tasso emozionale.

Interessante noir a tema spiritista, amaro racconto di un uomo brillante e ambizioso (molto ben sfaccettato il protagonista interpretato da Power), non necessariamente malvagio, ma colpevolmente sedotto dal successo e dalla bellezza, non per ultima quella muliebre. La suggestiva fotografia di Lee Garmes e la pregevole sceneggiatura (che riserva qualche twist nell'ultima drammatica tranche) mantengono intatto lo charme della pellicola, nonostante la regia di Goulding risulti piuttosto datata, specie alla luce della sontuosa trasposizione di Del Toro. Sottofinale rincuorante superfluo.