Pesantissimo drammone diretto dalla figlia di Ugo Tognazzi. Una buona fotografia, delle belle ambientazioni e un buon cast (fatta eccezione per la solita pietosa Monica Bellucci) al servizio del nulla. Per tutta la durata vengono narrate le vite private di una serie di scontatissimi personaggi senza una storia che riesca a vivacizzare il tutto e con dialoghi spesso irritanti. Regia di medio livello e bravo Pierfrancesco Favino. C'è di peggio ma è molto difficile arrivare in fondo. Non se ne può più di film così!
Film che racchiude in sè i principali limiti del cinema italiano cosìdetto d'autore: una chiusura intimistica sul privato che tocca l'autolesionismo ed è sopratutto fonte di noia infinita per lo spettatore. Momenti insignificanti dilatati ed esaspetati (nonchè esasperanti per lo spettatore) tanto che resta unicamente la discreta prova di Favino e poco altro.
Un film scontato, ripiegato su se stesso e al servizio di luoghi comuni. Sentimentalismi esasperati, e non perché siano del tutto fittizi, quanto piuttosto per il modo in cui vengono presentati. Il tema: la volubilità delle esperienze di coppia delle umane genti. L'approccio all'argomento è, ahimè, piatto, banale e monotono. Ed è vano lo sforzo di attribuire spessore ad una storia che ne è priva, nonostante i tentativi di approfondimento psicologico dei personaggi. La Bellucci è desolante. Peccato per Favino, che rimane degno di nota nonostante tutto.
Filmicamente degno; devo dire che la Tognazzi sa come maneggiare la mdp e come legare suoni e immagini. Come contenuti un po' povero, o meglio troppo Favino (peraltro bravo) e troppa ripetitività. Il casting è discreto e all'inizio pare funzionare, alla lunga invece ristagna cercando di evitare le banalità ma riuscendoci solo a metà. Tra i ruoli minori menzione per la Paredes (personaggio azzeccato) e per Ninchi.
Farò una media tra l'interpretazione del protagonista Favino e la riuscita finale del film, poiché i due giudizi sono contrastanti. Se l'attore doveva incarnare la tragedia amorosa fatta di appostamenti, ossessioni, ritorni e abbandoni, con inevitabili dolori talvolta spinti all'eccesso, beh... ha fatto centro. Il problema, allora, è della Tognazzi: una brava regista che però ha calcato la mano un po' troppo, spingendo sull'acceleratore melodrammatico in un clima soporifero e terribilmente lento. Bellucci? no comment.
Favino è qui al centro di una storia di sofferenza sentimentale, descritta con toni cupi e tempi dilatati. La perdita dell'amore della vita (la Rappoport) e il tentativo di ricostruzione di un rapporto (con la Bellucci) sono descritti con una tensione emotiva parossistica da parte del protagonista e anche i personaggi di contorno, come il fratello gay che si ammala, non sono da meno quanto a carico drammatico.
Maria Sole Tognazzi HA DIRETTO ANCHE...
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Favino ce la mette tutta, ma sinceramente, ho trovato questo film un po' pesante, bella fotografia, belle musiche.....ma non del tutto convincente voi che ne pensante???
DiscussioneZender • 21/01/10 08:26 Capo scrivano - 47700 interventi
L'han visto veramente in pochi questo... Non credevo.
Ho lasciato il mio commento nemmeno un anno fa ma il film l'ho completamente rimosso! Non sto esagerando. Rileggendo il commento mi torna in mente un qualcosa dalla storia assolutamente scombinata, ma è solo qualche flash quà e là. Quindi, o è colpa della mia memoria, o è colpa del film. Forse di tutte e due le cose:)
Chi ha voglia di cimentarsi nella visione mi faccia sapere:)
DiscussioneZender • 22/01/10 08:12 Capo scrivano - 47700 interventi
Eheh, fenomeno che a me capita molto di frequente. E' per questo che è necessario scrivere i commenti, altrimenti ogni ricordo rischia di scomparire del tutto...
DiscussioneXamini • 22/01/10 12:00 Call center Davinotti - 545 interventi
Mica per nulla è nata 'sta cinememoria storica qua... ;)
Gugly ebbe a dire: questo film mi manca, mi ricordo di aver letto di una scena nella doccia piuttosto gradita al pubblico di entrambi i sessi.eh giusto quella si ricorda...