5 figli di cane - Film (1969)

Siamo negli anni dell'antiproibizionismo, cinque delinquenti vengono fatti evadere da un duro carcere per essere reclutati da una potente organizzazione criminale che vuole eliminare la conocorrenza, colpo di scena finale. Cast di caratteristi di eccezione, più che un poliziesco un gangster movie, Pazzafini in gessato grigio stavolta alle prese con un cane con cui avrà la peggio... Cimarosa improbabile ma simpaticissimo dongiovanni, scenette a volte paradossali ma nel complesso un divertente e forse atipico film di genere.

Una mezza fesseria, La trama è buona (pur se non proprio originalissima), ma non convincono né l'ambientazione né la recitazione. anche se i caratteristi (Eastman, Pazzafini, ecc.) non sono da buttar via. Diciamo che un po' di azione e violenza in più ci stavano.

5 Figli di cane è un piacevolissimo mix di gangster movie e avventura, con un retrogusto western (certe ambientazioni, certe caratterizzazioni...). Alfio Caltabiano e Ferdinaldo Baldi (autore di soggetto e sceneggiatura) lavorano bene con tutti gli ingredienti dei sopracitati generi: piombo, scazzottate, belle pupe, amicizia virile e ne traggono una pellicola briosa, divertente e avvincente. Ottimi gli interpreti, su tutti George Eastman, luciferino più che mai e l'indimenticato Tano Cimarosa.

La sceneggiatura non si mantiene su un livello decente, anzi si mostra abbastanza abborracciata, incerta su che strada seguire (azione o commedia) dura a tratti e altrettanto melensa nella figura dell'unica componente femminile, violenta nei dialoghi ma pronta, al momento opportuno, "a tirare il freno a mano" e farsi apologo morale fino a giungere ad un finale che vorrebbe essere colpo di scena ma è negazione di tutti i propositi alla base del film. Da salvare il prologo nel carcere.

L'inizio nel carcere è molto violento e veramente ben fatto; purtroppo però poi, nonostante l'ottimo cast (pieno di validissimi caratteristi), si nota una messa in scena desolante (alcune volte sembra di essere in un western o in un bellico, per non parlare dei modellini fatti saltare in aria nel finale...) e qualche lungaggine di troppo (vedi le risse) appesantisce una sceneggiatura poco decisa. Comunque buona prova del cast (Cimarosa e Eastman su tutti).

Variazione di Una sporca dozzina diretta dal maestro d’armi e stuntman Alfio Caltabiano, che si concentra principalmente sull’action – ora violento, ora comico – e sulla celerità della storia, secondo le più classiche consuetudini del b-movie artigianale italico. Montefiori, schizzato e plasticissimo, tiene banco insieme ai siparietti alla siciliana di Cimarosa. Il regista appare come giocatore di carte, giusto per ingaggiare una scazzottata contro il nero Archie Savage.

Uno spaghetti western mascherato da gangster movie all'amatriciana; Alfio Caltabiano regista e noto stuntman rifà Quella sporca dozzina a modo suo. Certo, con un budget scarso il risultato lascia un po' a desiderare, ma avendo aumentato il cinismo (vedasi il prologo in carcere) e la violenza presenti ne è uscito un discreto prodotto di genere. Scarsino ma divertente.

Anche se i protagonisti sono solo cinque e non dodici, questo gangsteristico ambientato durante il proibizionismo è un'altra delle innumerevoli filiazioni italiche del celebre film di Aldrich. Alternando violenza e toni umoristici con un po' di polemica antirazzista e un colpo di scena finale non certo imprevedibile, Caltabiano allestisce un b-movie improbabile negli snodi narrativi e nella psicologia dei personaggi ma abbastanza efficace nel ritmo. Notevole parata di caratteristi, da Montefiori a Pigozzi, da Pazzafini a Cimarosa. Di puro contorno ma piacevole alla vista la Granata.

Sorta di sporca dozzina declinata in salsa gangster/movie, il film promette bene nel suo incipit carcerario, ma successivamente sconta una messa in scena a dir poco rozza (a tratti sembra di essere in uno spaghetti western anziché nell'America del proibizionismo) e le approssimazioni di una sceneggiatura troppo incerta tra la strada della serietà e quella dell'umorismo di grana grossa. Non male comunque il colpo di scena finale, e anche i numerosi caratteristi forniscono prove dignitose. Quanto a Riz Ortolani, diciamo che lo ricordiamo per ben altre colonne sonore...