Inugami - Le divinità maligne - Film (2000)

Inugami - Le divinità maligne
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Titolo originale: Inugami
Anno: 2000
Genere: horror (colore)

Location LE LOCATIONLE LOCATION

TITOLO INSERITO IL GIORNO 4/03/09 DAL BENEMERITO PIGRO
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Pigro 4/03/09 10:22 - 9636 commenti

I gusti di Pigro

Giovane insegnante arriva in un villaggio in cui un'artigiana della carta conserva la 'chiave' delle ancestrali divinità dormienti che, se liberate, porterebbero alla devastazione. Una storia intrigante e fascinosa, che costruisce trame e visioni horror a partire dalla dialettica tra antichità e modernità, tra città e campagna (anzi, in questo caso montagna, con belle immagini del paesaggio e dello stesso paesino maledetto). Impressionante, ma soprattutto sottilmente inquietante.

Buiomega71 14/03/15 00:55 - 2901 commenti

I gusti di Buiomega71

Bizzarro, complesso, affascinante anche se pervaso da una lentezza narrativa che però ipnotizza. Si viene lentamente rapiti dalle atmosfere, dalle location arcaiche e misteriose (quasi boormaniane), dalle inquietanti leggende e dai segreti di un giappone superstizioso e lontano dalla civiltà. Faida familiare contrapposta a flash orrorifici che lasciano il segno (il neonato urlante nel liquido, la surreale donna squartata, la vecchia che si liquefa); si arriva a un suicidio finale di massa non dissimile da quello di Mangiati vivi. Radicato nella più profonda tradizione nipponica, ma non scevro di una strana malia.
MEMORABILE: Il segreto incestuoso che si rivela; Le scene di sesso nella grotta; Sonoko dà di matto, uccide il figlio e si impicca; L'arcaico rito finale girato in b/n.

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  • Discussione Buiomega71 • 14/03/15 09:33
    Consigliere - 25944 interventi
    NOTTI E NEBBIE DEL GIAPPONE

    Opera davvero bizzarra, complessa, articolata, onirica, non poco affascinante

    Inugami (che sarebbero gli spiriti dei cani randagi custoditi in un anfora dalle donne della casata Bonomiya, pronti a scatenare sfighe e maledizioni a chi osa avere a che fare con qualsiasi membro della famiglia "maledetta"-soprattutto con le donne) è pregno di un atmosfera arcaica e ancestrale, immerso in un villaggio fuori dal tempo e dallo spazio, dove regna una natura (quasi boormaniana) che e la vera protagonista del film

    Lento, a volte lentissimo (suddiviso in cinque capitoli: Il villaggio, Le sette erbe, Madre terra, Inugami e Eternità) ma comunque ipnotico, che ammalia piano piano e coinvolge sempre più man mano la narrazione prosegue

    Faida familiare contrapposta a supertizioni e leggende di una parte del giappone ancora ancorata a tradizioni e riti millenari

    Sorprendono alcune schegge impazzite di puro horror (l'incubo del neonato che affiora gridando da una tinozza di liquido, la donna squartata su un tavolo-stile Il Profumo delle signora in nero-tra il surreale e il grottesco-lei aperta come un tacchino, e al posto delle viscere il modellino dell'interno di una casa, con gli uomini che discutono dove mettere l'arredamento, la vecchiaccia che si liquefa e sputa sangue, l'omicidio suicidio-misterioso-di una famiglia arrivata da Tokyo, Sonoko che uccide suo figlio con un falcetto e poi si impicca nel bosco, il fantasma della madre, Miki posseduta dallo spirito della madre) che spezzano una narrazione sospesa e fascinosa

    La tradizione incestuosa della famiglia (fratello sorella/madre/figlio) ha un chè di kinghiano (penso ai Sonnambuli) e reminiscenze dal Bacio della Pantera e dona al film un sapore morboso e non poco seducente

    Il pre finale (che vira improvvisamente in BN) con il rito antico e i membri della famiglia Bonomyia che si arrampicano sulle montagne agghingati come samurai prende i sapori di Wicker man, per poi sfociare in un suicidio di massa non molto dissimile da quello di Mangiati vivi, per poi chiudere con atmosfere e rievocazioni boormaniane (il cacciatore nel bosco)

    Davvero un film particolare Inugami (in certi passaggi ricordava la magia e il fascino onirico di Kwaidan e la nebbia che cala inesorabilie sul paesino non può non far venire subito alla mente Fog ), difficilmente etichettabile (non un vero e proprio horror) che dona scene di sesso notevoli e appassionate (nella grotta, durante l'acquazzone) così indissolubilmente radicato nella tradizione antica giapponese, eppure così seducente e affascinate (Harada, con abilità, riesce a coniugare antiche e perdute usanze della notte dei tempi alla tecnologia che avanza prepotentemente)

    Sicuramente non per tutti (questa volta bisogna rimarcarlo) ma che se ti entra dentro si rivela un viaggio "fantastico" tra passato e presente, tra tradizioni e incesti, tra follia, maledizioni millenarie, misoginia, natura e amori impossibili

    In poche parole oserei definire Masato Harada una specie di Pupi Avati versione nipponica.
    Ultima modifica: 14/03/15 15:01 da Buiomega71