NOTTI E NEBBIE DEL GIAPPONE
Opera davvero bizzarra, complessa, articolata, onirica, non poco affascinante
Inugami (che sarebbero gli spiriti dei cani randagi custoditi in un anfora dalle donne della casata Bonomiya, pronti a scatenare sfighe e maledizioni a chi osa avere a che fare con qualsiasi membro della famiglia "maledetta"-soprattutto con le donne) è pregno di un atmosfera arcaica e ancestrale, immerso in un villaggio fuori dal tempo e dallo spazio, dove regna una natura (quasi boormaniana) che e la vera protagonista del film
Lento, a volte lentissimo (suddiviso in cinque capitoli:
Il villaggio,
Le sette erbe,
Madre terra,
Inugami e
Eternità) ma comunque ipnotico, che ammalia piano piano e coinvolge sempre più man mano la narrazione prosegue
Faida familiare contrapposta a supertizioni e leggende di una parte del giappone ancora ancorata a tradizioni e riti millenari
Sorprendono alcune schegge impazzite di puro horror (l'incubo del neonato che affiora gridando da una tinozza di liquido, la donna squartata su un tavolo-stile
Il Profumo delle signora in nero-tra il surreale e il grottesco-lei aperta come un tacchino, e al posto delle viscere il modellino dell'interno di una casa, con gli uomini che discutono dove mettere l'arredamento, la vecchiaccia che si liquefa e sputa sangue, l'omicidio suicidio-misterioso-di una famiglia arrivata da Tokyo, Sonoko che uccide suo figlio con un falcetto e poi si impicca nel bosco, il fantasma della madre, Miki posseduta dallo spirito della madre) che spezzano una narrazione sospesa e fascinosa
La tradizione incestuosa della famiglia (fratello sorella/madre/figlio) ha un chè di kinghiano (penso ai
Sonnambuli) e reminiscenze dal
Bacio della Pantera e dona al film un sapore morboso e non poco seducente
Il pre finale (che vira improvvisamente in BN) con il rito antico e i membri della famiglia Bonomyia che si arrampicano sulle montagne agghingati come samurai prende i sapori di
Wicker man, per poi sfociare in un suicidio di massa non molto dissimile da quello di
Mangiati vivi, per poi chiudere con atmosfere e rievocazioni boormaniane (il cacciatore nel bosco)
Davvero un film particolare
Inugami (in certi passaggi ricordava la magia e il fascino onirico di
Kwaidan e la nebbia che cala inesorabilie sul paesino non può non far venire subito alla mente
Fog ), difficilmente etichettabile (non un vero e proprio horror) che dona scene di sesso notevoli e appassionate (nella grotta, durante l'acquazzone) così indissolubilmente radicato nella tradizione antica giapponese, eppure così seducente e affascinate (Harada, con abilità, riesce a coniugare antiche e perdute usanze della notte dei tempi alla tecnologia che avanza prepotentemente)
Sicuramente non per tutti (questa volta bisogna rimarcarlo) ma che se ti entra dentro si rivela un viaggio "fantastico" tra passato e presente, tra tradizioni e incesti, tra follia, maledizioni millenarie, misoginia, natura e amori impossibili
In poche parole oserei definire Masato Harada una specie di Pupi Avati versione nipponica.