Penitenziario femminile per reati sessuali - Film (1975)

Apparente back-to back di Una secondina in un carcere femminile, ma l'impressione è errata: questo è decisamente superiore, più scatenato sulla violenza e l'erotismo (à la tio Jess, ovviamente... ), più attraversato da tocchi folgoranti (la Swinn aguzzina perennemente in mutande e monocolo, l'incredibile flashback del parricidio), e al contempo talmente consapevole della propria messinscena ultra-spartana da far dire a Franco che ha inventato il Dogma 30 anni prima! Mah... In ogni caso meglio Jesus del Dogma!

Tra la moltitudine di pellicole dirette dal prolifico Franco qualcuna spicca per l'estremo contenuto e per il coraggio di affrontare tematiche avverse al buon gusto in maniera, quantomeno, determinata. La qui presente Monica Swinn, appositamente abbruttita e sfregiata, rimane una delle più impressionanti secondine di carcere, icona di un tipo di cinema (il W.I.P.) destinato, con buona probabilità, ad essere rimosso dai dizionari più seri (e seriosi) del cinema. E a torto, perché pur nell'estrema povertà di messa in scena, Penitenziario femminile rimane un valido esempio di (sfacciato) film.

Donne (nude) in prigione: Franco maneggia la materia da ossesso ispirato. Qui la noia non ha dimora, il Maestro non concede tregue; ci introduce in una bolgia infernale di pura sexsploitation: tortura, umiliazione, sadismo, degradazione animalesca, stupro, ninfomania, cospirazione; una guardiana nazi-lesbo indimenticabile (Monica Swinn, perennemente esaltata), una prigioniera sensualissima (Lina Romay); facce psicotiche, atmosfera putrida pervasiva, squilibrio permeante, scorci hardcore. Tecnica da sperimentalismo settantiano, musica ben usata.

Penoso WIP di Jesus Franco nel quale la noia regna sovrana. Nonostante la presenza dell'ottimo Paul Muller il film non è che la solita accozzaglia di scene violente, secondine lesbiche e sadiche e altri topoi del genere. Trama scontatissima che ispirerà parecchi WIP nostrani (Perverse oltre le sbarre, Femmine infernali). Cast mediocre (eccetto Muller) e musiche quasi assenti. Solo per appassionati del genere.

Poverissimo WIP che si distingue solo nelle poche scene in esterno, girate intorno a un castello sul mare in Honduras; le parti in studio sono costituite da un paio di stanze con arredamento minimale a simulare celle di una prigione surreale, apparentemente con quattro prigioniere in tutto, alla mercè di una pseudo-Ilsa e di Muller. Tra scene softcore di pessima lega, torture e abusi vari, la noia regna sovrana; la trama viaggia verso il nulla cosmico e si attende con pazienza il termine del film, con qualche scena involontariamente ridanciana a spezzare la tetra monotonia.