Ennesima schifezza firmata dal non proprio bravo Grassia. Questa volta abbiamo il solito misto di canzoni napoletane (non malaccio) e melodramma (pessimo), attori incapaci e fastidiosi, colonna sonora tutta da ridere (tengo u motorino...). Trama in breve: una coppia separata si disputa il figlio (che esige u motorino), lui finisce dentro; un giorno il figlio fa un incidente e...
Senza soldi, senza idee e senza attori quel volpone di Grassia riesce a portare a casa la pagnotta grazie anche a un montaggio che non butta via niente del girato; ma il risultato finale è tanto scadente da suscitarmi interrogativi esistenziali su cosa sia il mercato del cinema. Paturnie personali a parte, quel che resta è un'accozzaglia di canzoni napoletane, atroci siparietti comici palesemente improvvisati e un finale a tarallucci e vino senza alcuna logica. Eppure quell'atmosfera da "arte di arrangiarsi" rimane affascinante.
Pur con il limite dei suoi schemi fissi e la conseguente inevitabile prevedibilità, la sceneggiata napoletana e le sue variazioni colpiscono nel segno parlando il linguaggio universale dei sentimenti più semplici e puri. Gli sforzi registici di Grassia sono al minimo assoluto e cerca così di supplirvi con le vedute di Napoli, le canzoni di Mario Da Vinci, le passeggiate in motorino del figlio Sal e i botta e risposta comici di Lino Crispo e Bianca Sollazzo. Piacevole la variegata colonna sonora di Augusto Visco.
MEMORABILE: «Papà, vieni anche tu...»; la nobiltà d'animo del personaggio di Nunzio Gallo.
Solito musicarello neomelodico che si svolge nel più intuibile dei modi, con picchi di sentimentalismo fuori luogo necessari a ravvivare la piattezza dello svolgimento; non tanto patetica l’interpretazione degli attori protagonisti quanto la sceneggiatura, sviluppata così approssimativamente da rasentare il surreale. Cast principale non scontato, composto da un sobrio Da Vinci e una bellissima Eleonora Vallone qui al culmine della loro breve carriera cinematografica.
MEMORABILE: La patacca d’oro; La numerosa banda di ragazzini in scooter che scorazza per le vie di Napoli.
La "trilogia" Da Vinci papà e figlio si conclude con questo film, che ancora una volta trascina lo spettatore in una tiritera strappalacrime con presunte mamme e difficoltà esistenziali quali crisi del lavoro, soldi, camorra eccetera. Nulla di nuovo sotto il cocente sole napoletano, ma un onesto lavoro fatto per accontentare il suo pubblico. Qualche canzonetta dei Da Vinci (memorabile nonché trash la copia non dichiarata di "Zingara") regala momenti ai limiti del grottesco, ma mai come l'improbabile liaison amorosa tra Mario Da Vinci ed Eleonora Vallone (figlia di Raf).
MEMORABILE: Le immagini del gruppo di motorini girate al parco Virgiliano, allora pieno di alberi secolari oggi non più presenti per abbattimento.
Occasione parzialmente sprecata. La vicenda narrata sarebbe anche interessante (papà che cresce il figlio da solo, poi ricompare la madre), ma è resa su pellicola con tratti di banalità e con interpreti sostanzialmente non all'altezza. La Giordano, buona attrice ma non fuoriclasse, svetta in un tale contesto, il che è tutto dire. Da Vinci padre non convince, men che meno la Vallone, che tre anni dopo Sanremo non avrebbe dovuto accettare una tale particina. Del tutto gratuito il solito riferimento alla camorra, che pare non poter mancare in troppi film di ambientazione partenopea.
Nini Grassia HA DIRETTO ANCHE...
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CuriositàGeppo • 21/05/11 13:49 Call center Davinotti - 4285 interventi
Questo film di Ninì Grassia è sopratutto l'esordio cinematografico di Gigione (protagonista del film Grazie Padre Pio). Lo vedete a destra accanto a Mario Da Vinci.
Geppo ebbe a dire: Questo film di Ninì Grassia è sopratutto l'esordio cinematografico di Gigione (protagonista del film Grazie Padre Pio). Lo vedete a destra accanto a Mario Da Vinci.
Grande Geppo! Ottimo occhio!
Essì, direi che si tratta proprio del nostro mitico "cantattore" napoletano (da giovane assomigliava anche abbastanza al suo erede...)