Il tempo ha trasformato questo piccolo low-budget movie in un cult da cineteca ideale della fantascienza. Carpenter ne ha girato il remake nel 1982 (con esiti sorprendenti), ma tracce di questo primo THE THING sono presenti anche nel classicissimo ALIEN di Ridley Scott. In realtà LA COSA DA UN ALTRO MONDO riprende alcune tematiche tipiche del cinema horror (il vampirismo, la paura dell'uomo nero) e la rielabora in un contesto fantascientifico apprezzabile. La “cosa” del titolo risulta infatti essere un alieno dalle forme molto umane (e una chiara parentela coll mostro di Frankenstein)...Leggi tutto ma dalla composizione chimica interna più completa e accostabile a un vegetale (o un legume, come qualcuno fa notare alla base polare dove è ambientato l’intero film). Ciò che più piace è la sceneggiatura (peccato il brutto doppiaggio italiano), pungente e non scevra di un umorismo quasi raffinato, che meglio si gode nei frequenti momenti di tensione, quando la presenza del mostro è palpabile ma non sappiamo precisamente dove questi si nasconda (proprio come in ALIEN). Il finale, con effetti speciali contenuti, è piuttosto deludente, quindi le sequenze migliori vanno cercate all'inizio, come quando la spedizione Individua la forma dell'oggetto precipitato dal cielo e sprofondato nel ghiaccio: perfettamente circolare. Per il resto abbiamo il solito antagonismo tra la scienza, propensa a studiare e addomesticare l'alieno, e l'apparato militare, deciso a sterminarlo senza mezze misure. Girato con un senso del ritmo della suspense notevoli, resta ancora oggi un piccolo classico da vedere e studiare.
Sembra il mostro di Frankenstein versione vegetale. Eppure fa la sua figura questo inarrestabile e smontabile (tanto gli ricresce tutto) alieno venuto dal pianeta dei “tuberi”. Il film ha poche pause, un’ottima ambientazione (perfetta per intrappolare gli sventurati di turno), dialoghi decenti, qualche ingenuità e scene degne di nota (sui ghiacci a misurare l’astronave; la coltivazione speciale con fertilizzante mooolto “particolare”; l’irruzione in magazzino sfasciando tutto e l’epilogo). Da vedere, anche come documento di un fantacinema che fu e che ancora oggi può insegnare qualcosa.
Firmato da Christian Niby ma, pare, da accreditarsi in effetti ad Howard Hawks che non volle essere accostato al genere fantascienza (che all'epoca era considerato decisamente di serie B). Sicuramente uno dei migliori film di fantascienza degli Anni Cinquanta, girato con un gran senso del ritmo: racconta la lotta per la sopravvivenza, nei ghiacci del Polo Nord, tra uno sparuto gruppo di umani e un alieno. Visto oggi è forse un po' ingenuo, ma resta un grandissimo film.
Tratto da un racconto abbastanza famoso ai tempi, il film ne rispecchia pochissimo la trama, recuperata in parte nel remake di Carpenter. Ispiratore di innumerevoli film, resta un ottimo prodotto della fantascienza dell'epoca d'oro, con scene cariche di tensione, invidiabili anche ai giorni nostri. Gli attori, forse famosi a quei tempi, sono stati tutti un po' dimenticati... tranne il carotone assassino, diventato famoso in seguito come lo Zio Zeb Macahan in una famosa serie televisiva.
Film di grande importanza storica (La cosa di Carpenter ne è il rifacimento modernizzato), che risente in maniera pesante degli anni che sono passati e di una messa in scena che oggi non è poi così spettacolare. Ma ciò che colpisce non positivamente è che il complesso degli attori non va mai oltre una normale, risicata sufficienza. Dialoghi così così. Invecchiato male, ma imperdibile.
Anche se l'alieno vegetale somiglia troppo a Frankenstein, poco importa. Il film è talmente ben sceneggiato ad articolato da intrattenere lo spettatore con altri mezzi (vedi i dialoghi forse non poi tanto banali per l'epoca e le interpretazioni molto valide dei vari attori). Prima la voglia di scoprirlo, poi quella di annientarlo, e il ghiaccio è l'ambiente che ingabbia i protagonisti. Il mostro-carota è solo uno sfondo, io ci ho visto un'analisi puntata sugli uomini e sul loro sapersi organizzare in una società. Da vedere.
MEMORABILE: "Tutti voi che ascoltate la mia voce, dite al mondo, ditelo a tutti ovunque si trovino: attenzione al cielo!"
Classico della fantascenza classica, troppo spesso dimenticato. Un susseguirsi d'avvenimenti concentrati in pochissimo tempo, senza un attimo di tregua e senza mai una caduta di tensione. A tratti frenetico, con dialoghi serratissimi, ha ritmo ed idee da vendere, molte delle quali saltano fuori, nuove, ad ogni visione. Molto spesso lascia immaginare, più che far vedere e così si resta in ogni istante incollati allo schermo, com'era del resto nell'intento del film. Intramontabile.
MEMORABILE: Il momento della scoperta della forma "circolare" dell'enorme oggetto intrappolato sotto il ghiaccio: tanto semplice quanto efficace.
La storia è quella ripresa (a parere di chi scrive: molto meglio) da Carpenter nel felice remake (La Cosa) degli Anni Ottanta. Il clima di fantascienza presente nel film di Nyby e Hawks è fortemente sfumato, a causa del doppio senso attribuibile al genere: il nemico, l'alieno, l'entità che invade è -inevitabilmente- quella russa (e comunista). Tema riscontrabile in una nutrita partita di pellicole nate sull'onda della "guerra fredda" e della contrapposizione tra le due super-potenze. Al di là di tutto, il bianco e nero gioca a favore e gli attori sono bravi...
Un must per gli appassionati di sci-fi anni 50, nonché di tutto il filone fantascientifico da lì a venire. Ispirato al celebre racconto di Lovecraft il film, pur con pochi mezzi ed effetti speciali "datati", è una pietra miliare del genere e non può mancare nelle collezione di ogni appassionato. Il bianco e nero regala poi un fascino ancora più retrò e cupo a tutta la vicenda...
Prima versione del film; Carpenter poi ne trasse un remake, nel quale una spedizione al Polo trova un'astronave aliena. Da qui iniziano i guai. Infatti l'alieno riesce a prendere le sembianze di chiunque. Il film, seppur datato, è ancora godibilissimo e solo alcuni dialoghi e scene stonerebbero agli occhi del pubblico smaliziato. Un classico del genere fantascientifico.
Sorprenderà sentirmi dire che anch'io preferisco il Carpenter all'Hawks, chiamato d'urgenza a salvare un film che Nyby non riusciva a dirigere. Non ho mai trovato così cult questo piccolo film con scene spesso interessanti ma abbastanza immobile per la gran parte. Ovvio che Carpenter aveva tecnologie superiori, ma anche la volontà di fare un film che finisce male, che è cupo.
Cult. Purtroppo ho dovuto vedere la versione colorizzata e questo toglie senza dubbio valore al film, da cui Carpenter trasse il suo La cosa. Cast azzeccato, buona tensione, ambientazione claustrofobica. Non è uno dei migliori esempi di fantascienza americani, ma sicuramente merita un posto nella videoteca di ogni appassionato perché di buona fattura. Avercene così...
Trama interessante ma messa in scena deludente. Meglio le parti ragionate, l'investigazione sul ghiaccio e il contrasto tra l'approccio scientifico e quello militare. Per il resto, un copione da dimenticare che non riesce ad alimentare la tensione: troppa verbosità e tutta uguale. Personaggi baldanzosi modello "texano che aspetta la carovana indiana" che non danno l'idea di persone alle prese con un pericolo ignoto. Non migliora nel finale, piuttosto sbrigativo, che si conclude con il singolare messaggio del giornalista improvvisato eroe.
Purtroppo ho visto questo film solo dopo aver visto il capolavoro di Carpenter. Con un po' di pregiudizi. Però devo dire che nonostante i suoi limiti (scene mielose, scene al di là del razionale) è salvabile. Contando l'epoca in cui è stato fatto può risultare uno dei meno peggio. Anche se Carpenter è Carpenter...
MEMORABILE: Il gruppo si mette in cerchio e scopre l'esistenza di un'astronave sotto la neve.
Spedizione al Polo Nord è attaccata da un mostro spaziale che si nutre di sangue. La storia è tutta concentrata sul rapporto tra gli uomini della spedizione, dove la scienza fa la figura della pura-idealista-incosciente, la stampa quella della utilitarista-sciocca-ma alla fine funzionale, e l'esercito rifulge per senso pratico e successo. Agli aspetti più fantastici è riservato ben poco spazio, e piuttosto grossolano. Ancorché cult, il film (verbosissimo) è poca cosa, e l'appello finale è pateticamente antisovietico.
Devo alla lontana visione di questo classico una "fissa" per la fantascienza, scritta e filmata, che ha praticamente segnato tutta la mia adolescenza: per questo mi riesce difficile considerarlo un "oggetto filmico" come gli altri. Ad una visione recente i miei ragazzi, grandi estimatori de La cosa carpenteriana, ne sono rimasti delusi. Il carotone gigante vampiro è sembrato loro più patetico che terrorizzante, mentre io continuo a vederlo con gli occhi dei miei dieci anni: essere strano e spaventoso, di cui è bello avere paura.
MEMORABILE: Il "girotondo" sulla superficie, che disegna il veicolo sepolto nel ghiaccio.
Non importa da chi sia firmato: questo film è "di" Howard Hawks. I personaggi, l'amicizia virile, il classico "overlappin' dialogue", il personaggio femminile (Nikki) sufficientemente forte da tenere testa a eroe e comprimari... Primo film di "space invasion" degli Anni Cinquanta, dallo stile atipico (ma non c'è da stupirsi, considerando che le "regole" dell'intergenere citato le stabilì Destinazione Terra solo nel 1953). L'edizione colorizzata della ElleU Multimedia non è così male e in ogni caso nel dvd c'è anche quella in bianco e nero.
Piccolo classico della fantascienza statunitense, rifatto nel 1982 da Carpenter, ma ispiratore di parecchi film del genere realizzati negli anni successivi. Girato con attori non notissimi ma molto efficaci, ha nel ritmo e nella sapiente costruzione della tensione le sue armi vincenti. Probabilmente il merito va, più che al regista, alla produzione e supervisione generale di Hawks, che si dimostra autore straordinariamente duttile e versatile.
Piccolo classico che contribuì a dare forma alla fantascienza anni '50. Ci troviamo dentro la paura degli eccessi della scienza (dopo Hiroshima), le classiche teorie cospirazioniste, allora agli albori, sul governo che nasconde le prove dell'esistenza degli Ufo, il riflesso delle paure legate alla guerra fredda. Hawks non firma la regia, affidandola al suo collaboratore Christian Nyby, ma nel film si ritrovano sue tematiche tipiche, come il gruppo che fronteggia una minaccia esterna o il corteggiamento-duello che conduce al matrimonio finale.
Grande film di fantascienza, poggiato su una solida sceneggiatura senza cali o pause eccessive e sull'ottimo utilizzo delle location, sia interne che esterne. La storia è affascinante e oltre all'aspetto intrattenitivo emergono discorsi sul ruolo e il potere della scienza affatto banali, successivamente ripresi come spunto per tantissimi altri film sci-fi. Davvero notevole, da riscoprire.
Se escludiamo Uomini sulla luna, questo fu il primo fantascientifico Usa a trattare il tema dell'invasione aliena, dando la stura a tutto il vivace filone che si sviluppò in quel decennio. Una sperduta base antartica, due mondi differenti (scienziati e militari) ed un mostruoso essere (forse troppo frankensteiniano): un cocktail perfetto! Hawks condisce il film con la sua innata vena ironica e sdrammatizzante, per mezzo di dialoghi a raffica ed incalzanti, suo inconfondibile marchio di fabbrica. Un classico, incastonato tra suspense e rigore formale.
MEMORABILE: Scienziati e militari che si dispongono in cerchio sul ghiaccio, restituendoci le dimensioni effettive del disco volante. Da brivido...!
Uno dei rari casi in cui, a mio avviso, l'originale è inferiore al remake
Non brutto, per carità, ma gli anni si fanno sentire molto più che in altri casi e
a tratti risulta goffo nello svolgimento narrativo e nei dialoghi: su tutto si pensi che la "cosa" risulta "simile" ad un vegetale. In ogni caso un classico del genere.
Spicca nettamente fra i film di fantascienza degli anni '50 per il ritmo spigliato e la finezza con cui viene trattato l'elemento della paranoia (come ne L'invasione degli ultracorpi, viene prestato il fianco ad entrambe le interpretazioni). Un giallo a camera chiusa con mostro-carota che ogni tanto tralascia l'alieno per concentrarsi sulle reazioni umane di fronte al pericolo e all'ignoto. L'influenza di Hawks si nota nei dialoghi brillanti e nella caratterizzazione della segretaria. Lo stile particolare gli fa meritare lo status di classico.
Per quanto universalmente riconosciuto come classico sci-fi dell'epoca, il film di Nyby rivisto oggi non risulta particolarmente efficace. Sicuramente è un low budget grazioso e ben recitato, però fin troppo verboso, che preferisce comunque evitare di mostrare troppi effetti speciali (e questo è sicuramente un bene). C'è da dire anche che ormai la tematica dell'estraneo/straniero come alieno è fin troppo invecchiata, ma la storia ha ispirato comunque tante pellicole e mi sembra giusto rispettare i classici. Solo per appassionati.
Caposaldo della cinematografia sci/fi basato sull’inconciliabile contrasto tra l’idealismo della ricerca scientifica e il pragmatismo dei militari, regolarmente ricordato in tutte le pellicole congeneri. Nelle produzioni della storica Rko sobrietà è sinonimo di qualità: gli effetti speciali non servono – ci penserà invece Carpenter trent’anni dopo con un remake - e il crescendo di angosciante curiosità nei confronti del “diverso” è suggerito dall’isolamento della base militare e dai dialoghi rapidi e densi di un buon collettivo di attori.
Notevole storia di alieni tra i ghiacci del polo, una trama che rimane fonte d'ispirazione per molti altri film di fantascienza fino ai nostri giorni, tanto da far apparire questo film ancora più invecchiato di quello che è. L'alieno è impressionante, un essere antropomorfo che rappresenta solo un pericolo (un Frankenstein in versione fantascienza). Anche il gruppo di protagonisti americani molto caratterizzati (simbolico il cappello da Cow Boy di Kurt Russell nel remake) sono gli antenati di quelli che ancora vediamo oggi.
Si rimane stupiti dai dialoghi, infiniti, veloci, che provengono da ogni bocca, eppure il film è tutto lì. Un'altra cosa (non quella principale): ogni rappresentante la propria categoria è vestito come fosse nel suo ambiente abituale (il giornalista sfida i ghiacci del Polo con un cappotto di cammello). Notevoli anche i messaggi scambiati tra l'avamposto e il resto del mondo. Insomma, un film affascinante sotto ogni aspetto, dove non sono necessari effetti speciali, tutto è basato sui contrasti e sulla necessaria velocità di ragionamento.
MEMORABILE: La "coltura" messa in atto dallo scienziato (premio Nobel).
Evidente è la polvere del tempo, su questo grande classico di fantascienza. Sicuramente un po' appannata dagli anni è la tensione sprigionata, comunque percepibile, quando la "cosa" si avvicina, annunciata dalle sue "emanazioni". All'epoca doveva fare davvero impressione, ma oggi il film non va comunque disprezzato per i suoi tanti lustri e la visione mi ha appassionato. Originale ed efficace la location tra i ghiacci, ambiente difficile per un gruppo di uomini isolati dal mondo che si troveranno ad affrontare una minaccia per loro e per il mondo.
MEMORABILE: Il professore che tenta di "dialogare" con la "cosa" e la reazione, non proprio garbata, della "cosa".
Se non è perfetto poco ci manca. Visto in tenera età (poi rivisto più volte), mi inquietò non poco. Oggi mantiene il suo fascino grazie al ritmo serrato, l'asciuttezza registica, l'ambientazione e il sempreverde mistero della creatura aliena che crea tensione nervosa e narrativa. Ambiguo, genuino e originale, è un classico irresistibile, ben congegnato e fluido. Ne esiste una versione colorizzata di ottimo fascino cromatico che aggiunge un non so che di straniante (anche se l'originale in b/n rimane monoliticamente uno spettacolo inattaccabile).
Scienziati scoprono presso il Polo Nord un'astronave aliena prigioniera dei ghiacci. I guai iniziano quando per errore si risveglia il suo ostile pilota. Celebre e sopravvalutato sci-fi vecchia maniera, con tanto di minaccia "esterna" e malcelata metafora anticomunista. Alla regia collabora Hawks e lo si vede nei fitti dialoghi da commedia sofisticata. Troppo verbosa la parte centrale: sembra di stare a una noiosa conferenza. Effetti speciali ai minimi sindacali e look dell'alieno assai povero. Buona la resa dei conti finale. Si poteva fare di più.
MEMORABILE: La scoperta della gigantesca navicella ghiacciata; La sortita notturna della creatura nella base; La preparazione della trappola.
L'immenso Hawks lascia una zampata anche nel fanta-horror, lontanissimo dai suoi tragitti abituali, con un film seminale anche se ormai un po' impolverato. Nuoce forse un budget non sontuoso, ma l'idea è buona e non manca qualche momento azzeccato, su tutti quello in cui l'alieno, futuro zio Zeb, appioppa finalmente un manrovescio allo scienziato petulante e buonista.
Ancora enigmatico e con un profondo senso di inquietudine, il film è un verboso fanta-horror giocato sulle aspettative ansiogene e le cupe ambientazioni da Polo Nord che, artificiali, ne aumentano le sensazioni claustrofobiche. La "cosa" si vede poco e quando si mostra rassomiglia al Frankenstein di Boris Karloff: cruda, inaspettata anti-materia, pura istintualità sfrenata. Senz'altro un cult-movie imperdibile, a dispetto dell'età.
Unicum della fantascienza cinematografica, dovuto, forse, all'irruzione di Hawks in sede di regia. Il nerbo favoloso della storia (il ritrovamento dell'astronave, la desolazione della location polare), già potente, è declinato nei modi della screwball comedy: una serie di dialoghi fitti e brillanti che amplificano i toni camerateschi (l'avamposto umano che serra le fila contro l'alieno) e alleggeriscono virilmente la tensione (le schermaglie fra il capitano e la ragazza, le battute del giornalista). Una miscela irripetibile.
Film che sente il peso degli anni ma mantiene ancora intatto tutto il suo fascino. Consideriamo che è degli anni '50. Bisogna entrare nell'ottica dell'epoca, in cui la popolazione era molto ingenua e scorreva negli americani la paura del comunismo e della bomba atomica. Da queste basi nasce il sinistro film che tanto piacque e attrasse John Carpenter che ne fece un grandioso remake. Nonostante sia un B-movie è girato molto bene e la prova degli attori risulta convincente. Bello il bianco e nero mentre la versione riproposta a colori è troppo artificiosa.
Per certi aspetti (soprattutto legati al periodo, quello della guerra fredda, in cui è stato realizzato) risulta un po' datato, ma il valore iconico di questo cult del fanta-horror trascende i difetti. La minaccia aliena ed estranea ha un'origine vegetale come gli ultracopri di Siegel, si riproduce in fretta ed è quasi invulnerabile. Bellissime le sequenze in cui la cosa fa la sua apparizione: mai dettagliate, spesso scure, ma altamente suggestive. C'è qualche dialogo di troppo (e troppo svelto!) nella prima parte, ma la seconda è ottima. Must!
MEMORABILE: La cosa irrompe nella stanza buia: la sua silhouette si staglia minacciosa e imponente sulla soglia, quindi ha inizio una battaglia infuocata.
Film ricco di spunti, capace di creare un'atmosfera interessante dall'inizio alla fine anche per merito del bel soggetto di partenza di John W. Campbell. I dialoghi sono ben scritti, con un'ironia che funziona sempre e spiegazioni scientifiche piuttosto credibili. Forse l'eccessiva verbosità priva il film dell'azione che, effettivamente, latita un po'. Quando appare la Cosa, però, si è in territorio cult.
Teorico, esplicativo ma totalmente avvincente. Girato con una fermezza quasi maniacale, il film conta dialoghi perfetti e una messinscena raggelante e claustrofobica. Plauso per la fotografia di Russell Harla, che con i suoi giochi di chiaroscuri si addentra persino nell’immaginario gotico e orrorifico. Un capolavoro. Rifatto con grande intelligenza da Carpenter nel 1982.
Senza troppe premesse si viene subito co-optati nella frenesia collettiva, nel terrore che contagia scienza, politica e giornalismo. Questo il cotè fanta-horror del duo Nyby/Hawks, che allude a un vampirismo alieno, al quale si annoda e contrappone una sottotrama concettuale, verbosa ma puntuale come un orologio svizzero. Minuziosa la caratterizzazione di ogni singolo personaggio, Accurato il lavoro scenografico.
Classico della fantascienza, imprescindibile per gli amanti del genere. A differenza della versione di Carpenter qui gli umani non diffidano gli uni degli altri per paura del contagio, ma agiscono compattamente contro il mostro venuto dallo spazio. Molto interessante l'idea che quest'ultimo abbia la struttura molecolare di un vegetale e che si possa pertanto "riparare" e riprodurre facilmente. La "cosa", qui decisamente umanoide nella forma, si vede poco e quasi mai da vicino, ma questo non è un male per la tensione. Seminale.
Un antesignano del genere sci-fi che risente pesantemente e negativamente del clima da guerra fredda degli anni '50 nel quale il pericolo rosso è metaforizzato in un alieno tra il vegetale e il vampiresco in cui si imbatte una spedizione scientifico-militare in una base remota tra i ghiacci. Colpisce non positivamente la gragnuola di dialoghi senza pause e monocordi, che lo fanno somigliare a un radiodramma; la parte visiva infatti è quanto di più modesto si possa realizzare, compresa l'artigianale figura dell'alieno e della "tecnologia" per annientarlo. Finale propagandistico.
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In una scena uno dei personaggi, quando gli viene chiesto se è in grado di mirare e sparare, afferma di aver imparato guardando Gary Cooper in Il sergente York, un altro film di Hawks.
Hawks aveva "auto-citato" quel film già in Colpo di fulmine, interpretato dallo stesso Cooper.
* Quando arrivò in sala doppiaggio in Italia questo film fece impazzire tutti, perchè era parlato con la tecnica dell'overlapping Dialog; nel film infatti ci sono in alcuni momenti 3 o 4 persone che parlano contemporaneamente, e la compagnia che si occupava del doppiaggio rifiutò il film.
La casa di distribuzione, credendo molto nella pellicola, riunì i migliori doppiatori sulla piazza (infatti "La Cosa da un altro mondo" è un ricco insieme delle più famose voci del doppiaggio italiano dell'epoca).
** In origine il film era lungo 150 Min circa, ma vennero poi tagliate quasi tutte le scene dove il mostro si vedeva chiaramente (la tecnica del vedo/non vedo, funziona sempre).
*** alla sceneggiatura collaborò anche Orson Welles.
Fonte - Storia del Cinema di Fantascienza
di G. Mongini-Futuro Saggi Vol 1 Pag . 69/70
Dvd (secondo Amazon è un'edizione speciale a due dischi) della Sinister disponibile dal 16/12/2015.
HomevideoXtron • 4/08/16 14:21 Servizio caffè - 2147 interventi
Ecco il doppio dvd SINISTER
Audio italiano e inglese
Sottotitoli in italiano
Formato video 4/3 fullscreen
Durata 1h23m11s (versione in b/n) 1h19m48s (versione a colori)
Extra: Commento audio di John Carpenter (sottotitolato), galleria fotografica, trailer, documentario "The man who made movies", locandina originale