Nessuna relazione col latte: Harvey Milk fu un attivista dei movimenti gay che arrivò a diventare "supervisor" della sua città, quella San Francisco da cui partì acquisendo consensi nel suo quartiere e allargandoli progressivamente. Venne ucciso, e questo ci viene detto già in apertura, ma la scalata al potere compiuta senza mai nascondere le sue preferenze (omo)sessuali e anzi fondando su di esse la propria base elettorale ne fece comunque un' icona del movimento che il regista Gus Van Sant bene tratteggia sfruttando la straordinaria espressività di Sean Penn. Rinunciando a superflui vezzi autoriali Van Sant costruisce ottimamente il suo film dimostrando...Leggi tutto qualità non comuni, interpolando al meglio filmati d'epoca al girato attuale e riuscendo a concedere il giusto spazio alla vita "privata" del personaggio, di fatto inscindibile da quella pubblica o quasi. Seguendo le orme dei maestri riconosciuti del genere (Stone in primis, che del ricercatissimo montaggio ha sempre saputo giovarsi) Van Sant centra in pieno l'obiettivo, dando estremo spessore ad ogni personaggio, concedendosi a inevitabili parentesi "omo" che colpiscono soprattutto nel rapporto tra Penn e James Franco, conosciuto in metropolitana e subito nel letto dell'amico: nessun accenno di volgarità, ma nemmeno inutili pudori. Un film sincero ed efficace, meritevole e maturo. Magari senza troppe sorprese né guizzi particolari, ma condotto con perizia e recitato benissimo.
Sinceramente noioso; abbastanza privo di mordente, lineare, telefonato (pur ignorando la "storia vera" cui si attiene). Sarei stato curioso di vedere l'idea estrema che Van Sant aveva in mente prima di adagiarsi su questa struttura classica. Due particolari, tuttavia, risvegliano dal torpore: l'idea di girarlo effettivamente a San Francisco piuttosto che negli studi (una pretesa di Sean Penn) e - appunto - la prova magistrale del protagonista. Oltre a un paio di shot che ci ricordano il talento del regista.
MEMORABILE: L'inquadratura dal fischietto e la telefonata con mosaico.
Milk appartiene alla colonna "buoni" delle opere di Van Sant, quella che, tra un esperimento e l'altro, il buon Gus riempie per strappare nominations ed un po' di pubblico in più. Film classico (perché i '70 sono ormai un "classico") dove ogni tanto il regista ricorda allo spettatore di non essere uno qualunque (l'inquadratura del fischietto sulla cui superficie si riflette Milk che discute con un agente di polizia, la telefonata di Cleve che esplode in un multisplit molto arty) cui giocano a sfavore le gigionerie di Penn, Diego Luna e Hirsch. Molto meglio Franco e Brolin.
Film anomalo, nella sua convenzionalità stilistica, per Gus Van Sant. Effettivamente la storia da raccontare difficilmente poteva essere seguita coi "pedinamenti neorealisti" tipici del regista (come in Elephant, Gerry o Last days). Ciononostante ne esce un film riuscito, ben diretto, toccante. A parte tutti i drammatici avvenimenti che portarono all'uccisione del primo politico dichiaratamente omosessuale americano, il regista indaga i rapporti umani, la voglia di libertà di un uomo che non si fermò di fronte al bigottismo comune. Emozionante, militante.
MEMORABILE: La sequenza in cui il corpo di un omosessuale appena ucciso viene visto attraverso il riflesso di un fischietto per difesa personale gettato a terra.
Cinema decisamente militante, quello dell'ultimo film di Gus Van Sant. Abbandonate le tematiche di crisi adolescenziale di Paranoid Park, il regista americano racconta la storia di un gay politicamente impegnato e realizza uno dei migliori film della sua carriera. Molto curato nella ricostruzione ambientale della San Francisco degli anni '70, il film si segnala per l'ottimo lavoro di scrittura dedicato alla caratterizzazione psicologica dei personaggi e per il buon cast impiegato nel quale spicca il bravissimo Penn.
Si esce dalla visione di "Milk" con sentimenti contrastanti: sicuramente costruito con grande maestria, ma senza gli inquieti scarti formali cui Van Sant ci ha abituati, il film scorre con lucidità sulla pelle e sugli sguardi di Harvey Milk e dei sui compagni di avventura/sventura. Troneggia, schiacciante, la prova di Sean Penn, straordinario nell'esprimere con ogni minimo dettaglio la fiera parabola umana di un uomo, ma anche di una comunità. Il cuore - e la lacrima - si arrende!
Per Sean Penn una fatica immane: il suo Harvey Milk ha qualche sbavatura - per eccesso o per difetto - ma quando affonda nel cuore del racconto (l’abrogazione della Proposizione 6) emoziona senza reticenza alcuna. Van Sant è ormai a suo agio con un linguaggio che coniuga e armonizza forme dissimili: materiali di repertorio veri e falsi, digitale e camera a mano, didascalie e scorci di visionarietà pop (il puzzle delle telefonate, il fischietto); calibra perfettamente il colpo perché non indulge in ostentazioni ma neanche scende a compromessi. Integrale.
Lontano dagli sperimentalismi delle pellicole precedenti, Van Sant torna a girare un film più "tradizionale" e lo fa con grande "mestiere". Sebbene, infatti, i risultati siano meno interessanti di altre sue opere, soprattutto dal punto di vista del linguaggio cinematografico, ne viene fuori una solida pellicola di inpegno civile che a tratti riesce anche a coinvolgere. Bravo e gigione al punto giusto per vincere l'oscar, Sean Penn.
L'interpretazione di Sean Penn ha dell'incredibile e costituisce l'unico motivo per guardarsi il film. Non che gli altri attori demeritino, ma il problema è dato dalla fiacchezza del racconto che vale più come documentario. Impressionante in quel senso pensare al razzismo (poco strisciante) che Milk dovette combattere. Da proiettare per evitare che proliferino oggi le Binetti e Sarah Palin. Curiosa la storia della legge sulle cacche dei cani, garbata presa in giro dell'establishment.
MEMORABILE: I neri hanno i loro rappresentanti e funzionano. Perché noi no?
Ottimo lavoro biografico sulla figura dell'orgoglioso gay Milk. Grande cast a partire dal bravo Sean Penn (meritato l'Oscar) arrivando ad un azzeccato Josh Brolin. Van Sant mette gira uno dei suoi migliori lavori da dieci anni a questa parte dando una prova straordinaria e raffinata di regia.
Film biografico interessante e coinvolgente. La regia alterna riprese quasi alla Nouvelle Vague (con immagini di repertorio, improvvise zomate e qualche scena con la camera a mano) a virtuosismi da pop art (l'immagine che si moltiplica), riuscendo a risultare convincente in entrambi i fronti. Ottimamente strutturata la sceneggiatura, agile e veloce ma anche attentissima alle psicologie dei personaggi e alla descrizione di un'epoca di cambiamento. Grandi prove da parte di tutti gli attori, con un Sean Penn forse al suo meglio. Riuscitissimo.
La storia vera dell'elezione del primo politico dichiaratamente gay, a San Francisco: una vicenda straordinaria per il suo portato sociale (e quanto ancora attuale in molti aspetti!), ma anche importante da raccontare come memoria di un'epoca da conoscere e non dimenticare. La sceneggiatura ricuce i fili della vita di Milk con i documenti dei primi anni 70, spiegando con cura il contesto, ben ricostruito, ma anche l'intelligenza e la sensibilità del personaggio. L'interpretazione di Sean Penn è assolutamente stratosferica.
Ottimo film con una mostruosa interpretazione del grande Sean Penn. Apprezzabile il taglio documentaristico e la rappresentazione della vicenda, fedelissima alla vera storia di Harvey Milk. Bravi anche Hirsch, Brolin e Franco. Paga un po' forse nella eccessiva lunghezza.
Abbastanza scorrevole, non appesantito da gadget e modernariati anni 70, con interpreti di eccellenza (Penn, ovviamente ma anche Franco, all'inizio sembra il sosia di Tim Buckley. Racconto di una vita che con leggerezza e dedizione si scopre capace di portare avanti una causa, quando prima nemmeno pensava di essere capace di alcunchè. Il film è "normale" non è il Van Sant più ardito e quindi meno interessante di altri e ha i limiti di ogni biopic convenzionale (retorica, imparzialità illusoria). Ma, ripeto, scorre e avvinvce più di altri.
MEMORABILE: La campagna per la cacca di cane; Impressionanti le somiglianze tra persone reali e interpreti.
Sopravvalutato rispetto ai suoi meriti. Ineccepibile l'interpretazione di Sean Penn, discreto anche il resto del cast, ma alla fin fine il film non è gran cosa. Van Sant ha fatto decisamente di meglio (almeno a mio avviso). Pellicola di scarso interesse.
Bel film di Gus Van Sant in cui viene proposta la storia di Harvey Milk, che diventa primo uomo dichiaratamente gay nella politica degli Stati Uniti d'America. Promotore della storica ordinanza sui diritti dei gay, quest'uomo rappresenta una svolta per tutti gli omosessuali che si sono ritrovati nella posizione di emarginati della società e purtroppo spesso diseredati dalle famiglie.
La storia di Harvey Milk, primo importante politico americano dichiaratamente gay. La sua vita privata, i suoi amici, il suo compagno, la sua ascesa politica, i suoi successi e la sua morte. La figura di Milk viene interpretata magnificamente da Sean Penn (difficile immaginare un miglior interprete) e la sua battaglia contro il razzismo, perché di questo si tratta, emoziona davvero.
Realista nella realizzazione e soprattutto nella concezione di base: Milk, ben lungi dall'essere un infallibile supereroe, è qui ritratto in tutte le sue sfaccettature (e la bravura di Sean Penn sta proprio nel calarsi pienamente in ognuna di esse). Ciò nonostante, nulla viene tolto alla potenza del suo messaggio e del suo esempio, che può anzi essere espresso senza retorica. Ottimo lavoro anche da parte del resto del cast, specialmente Franco e Brolin. Un film "classico" per Van Sant, davvero apprezzabile.
MEMORABILE: Il riflesso della scena del crimine sul fischietto.
Fare un film su un personaggio come Harvey Milk era un'impresa e Gus Van Sant c'è riuscito. Aiutato anche dalla bellissima interpretazione di un Sean Penn che non vedevo così da anni. Le due ore non pesano più di tanto. Molto emozionante. Da vedere.
Personalmente preferisco il Van Sant sperimentale, anche se devo ammettere che si domostra abile regista anche alle prese con lavori più tradizionali. A rendere il film davvero notevole è la prova magnifica di tutto il cast: Hirsch, Franco e Brolin sono comprimari di lusso, Sean Penn ci delizia con una prova memorabile e incredibile. Sicuramente da vedere. Vivamente consigliato.
Van Sant è uno dei pochi autori contemporanei capaci di cambiare registro ad ogni opera. Qui si cimenta con un biopic classico nella struttura ma originale per il protagonista: il primo gay americano dichiarato eletto in una carica pubblica, a cui Penn offre la sua credibilità di attore "estremo" eppure misurato. Che il regista conosca la materia è evidente nei dettagli della relazione Milk - Scott (bravo James Franco) e nella ricostruzione del quartiere Castro della San Francisco anni '70. Controverso il personaggio di Josh Brolin.
Van Sant è un regista dotatissimo sul piano tecnico, ma quasi sempre algido e cerebrale nelle sue scelte filmiche. "Milk" è probabilmente il suo lavoro più sentito e viscerale, anche se - inevitabilmente - più convenzionale rispetto ai suoi passati sperimentalismi. Nel complesso il film, che racconta della vita (e la morte) del primo politico gay eletto negli USA, non mi sembra particolarmente memorabile, ma resterà nella storia per la consueta, immensa interpretazione di Sean Penn, che non sbaglia mai un colpo da molti anni a questa parte.
Un ottimo Penn, protagonista assoluto del film, anche più del suo stesso regista: si avverte poco, infatti, il tocco innovativo che era stato l'elemento portante di Belli e dannati. La storia di per sè coinvolge, per la sceneggiatura fittissima che non lascia fiato per un solo minuto allo spettatore; ma quando si arriva alla fine si ha come l'impressione di aver visto una storia toccante, ma senza alcun lascito riflessivo seguente e anche il mondo gay, tanto caro a Van Sant, poteva essere illustrato più coraggiosamente. Molto da manuale, poco emozionante.
Oltre ad avere una certa qualità artistica detiene anche un'importanza storica non da poco, raccontando la storia di Harvey Milk e della sua rivendicazione dei diritti dei gay a San Francisco. Film di buona fattura che, grazie al tocco esperto di Van Sant (e Penn), riesce a mostrarsi in tutto il suo splendore. Ottima la fotografia e soprattutto complimenti agli attori.
Gli ultimi otto anni della vita di Harvey Milk, primo omosessuale dichiarato eletto ad una carica pubblica, raccontati in un film che colpisce dritto al cuore grazie soprattutto alla superba prova attoriale di Sean Penn, che giganteggia in un cast ottimo (Josh Brolin, Emile Hirsch e James Franco azzeccati). Van Sant riesce a contenere la facile retorica e riesce a far riflettere non solo sui diritti degli omosessuali, ma di tutti quelli che dalla società sono considerati dei "diversi".
MEMORABILE: Se non ti mobiliti per difendere i diritti di qualcuno che in quel momento ne è privato, quando poi intaccheranno i tuoi, nessuno si muoverà per te.
Erano gli anni settanta quando Milk iniziò a lottare per i diritti delle persone omosessuali; oggi, nel 2013 (il film è di pochi anni fa) la situazione non è ancora soddisfacente, nonostante sia notevolmente migliorata. E se da un lato nella maggior parte del mondo la legge sta garantendo un'effettiva uguaglianza ai gay, dall'altro sono ancora in molti a non accettare l'omosessualità. Quindi va reso onore al regista malgrado la pellicola presenti i suoi difetti, insieme a molti pregi. Bravo Penn in una non facile parte. Discreto.
Una cosa che inevitabilmente colpisce, che è collaterale e allo stesso tempo principale come l'argomento del film (cioè la vita e l'operato di Harvey Milk), è la posizione, o le varie posizioni, degli oppositori a riconoscere i diritti degli omosessuali. Nel film si parla di Milk, interpretato da un Penn che si è calato con convinzione nei panni del personaggio e di chi gli ruota attorno nella vita sentimentale e in quella "politica", di un Milk che oggi si riconosce abbia fatto ovvie richieste evidenziando le assurdità dei suoi oppositori.
Storia dell'attivista politico Harvey Milk. Viaggio a flashback con una notevole prima parte che racconta i mutamenti culturali della comunità gay di San Francisco, diviene poi più classico nella fase politica. Van Sant usa diversi stili e riesce a ricreare una credibile ambientazione. Penn non esagera e la mette sulla generosità d'intenti; Hirsh il migliore dei comprimari.
MEMORABILE: La fiaccolata; L'incontro con Hirsh; La prima elezione.
Biopic rigoroso, senza troppi fronzoli, che segue le tappe salienti della battaglia di Milk senza addentrarsi troppo nel privato e lasciando un po' fuori le emozioni. Questo rende il film a volte ostico, ma l'ottima interpretazione di Penn e la ricostruzione d'epoca (che arriva fino a una gamma di colori in fotografia molto anni Settanta) lo riscattano da qualche rallentamento e da una certa aridità di fondo. La storia inoltre valeva la pena d'essere raccontata. Buono.
Gus Van Sant, da sempre attento ai problemi attinenti gli omosessuali, qui realizza un film più "mainstream" rispetto ad altre opere precedenti, avvalendosi, non a caso, di un alto cast nel quale, ovviamente, primeggia il superbo Sean Penn nel ruolo dell'attivista Harvey Milk. Sapiente la scelta, da parte degli autori, di mescolare finzione e realtà anche attraverso vere immagini di repertorio dell'epoca. Ma altrettanto mirabile è il non mettere da parte il "privato" del protagonista, senza scivolare in inutili volgarità. Niente male.
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Spero proprio che la statuetta per la miglior regia vada a Gus Van Sant, regista di grande bravura e valore che non fa mai film banali e modaioli. Se la meriterebbe sicuramente, a mio avviso, più di Boyle regista bravo ma "furbo" come una volpe come dimostra il ruffianissimo
"The Millionaire" che spero proprio non vinca nulla ma che temo invece farà il pienone.
Sorpresona: Sean Penn batte il favorito Mickey Rourke e porta a casa la statuina.
DiscussioneZender • 23/02/09 10:11 Capo scrivano - 47727 interventi
Devo andare assolutamente a vedere Rourke che uscirà a brevissimo da quanto ho capito, certo che Penn ha una facilità nel conquistarsi la stima degli esperti come attore che ha dell'incredibile. Che sia bravissimo non si discute, intendiamoci...
Lo scrivo qui, per evitare di inserire una scheda prima di vedere il film. Didda, forse
la notizia ti farà felice: venerdì esce il nuovo film di Van Sant, dal titolo L'amore che
resta. Dopo aver visto Drive e Blood Story (presto le recensioni), è in seconda fila dopo
Cronenberg, tra i film da vedere al più presto,
assieme anche a quello di Olmi.