Quando Hitchcock incontra la Ozploitation! Un camionista (Keach al suo meglio) vede (o crede di vedere) un omicida che uccide e seppellisce una donna e così inizia ad inseguirlo per tutto il deserto australiano in compagnia di un'autostoppista (Curtis) un po'troppo ficcanaso e del suo fido dingo. Uno dei più importanti film di Richard Franklin ed un ottimo esempio di ciò che gli australiani riuscivano a fare negli anni '70/'80 con un budget piuttosto ristretto ma con attori e soluzioni registiche davvero all'avanguardia. Gustoso e da non perdere.
MEMORABILE: Il finale beffardo e quando Stacy Keach scopre che forse il suo dingo è un semplice cane.
Franklin è sempre stato un regista sopra la media, per quanto riguarda gli standard dell'exploitation; ecco così che dopo il buon Patrick realizzò un altro bel film di genere, avvalendosi di un budget adeguato e quindi di attori di notevole caratura e fama internazionale quali i bravi Keach e Curtis. Sempre ambientato nella natia Australia, il film mischia echi hitchcockiani ad una struttura da tipico road-movie; il risultato può dirsi riuscito, ben confezionato ed interpretato, con qualche momento di stanca ma nel complesso alquanto godibile.
Che tensione! Un road-movie thriller che si può inserire nella top 20 del periodo 1980-1985. Le ambientazioni australiane (ah.. la guida a destra) riescono a "debanalizzare" situazioni che sarebbero di routine, mentre il deserto che accompagna Stacy Keach e Jamie Lee Curtis in quel di Perth riesce a rendere tutto sospeso e magnifico. Non c'è dettaglio sbagliato: dalle inquadrature ai sorpassi (beffardi!!) al finale situazionistico.
Mi ha lasciato perplesso. Ad onor del vero le note positive non mancano: la regia di Franklyn, la sempre incantevole Jamie Lee Curtis, alcuni sprazzi che lasciano l’impronta (la ragazza nuda con la chitarra e sullo sfondo il killer tra i vapori del bagno, l’ispezione nel camion con i maiali). Il personaggio di Stacy Keach (e a cascata l’approccio generale) è però tremendamente logorroico, pedante, scherzoso al di là della necessità, svuotando il film di ogni tensione e dilatando i tempi del genere all’infinito. Come da titolo, si gioca troppo.
Un camionista che sta trasportando un carico di carne attraverso l'entroterra australiano crede di aver scoperto il responsabile dell'omicidio di una autostoppista, ma non ha prove per incastrarlo.... On-the-road fra il thriller e la commedia che trova i suoi punti di forza nel discreto ritmo e nel cast, con Keach bello tosto e Jamie Lee Curtis, spigliata e sensuale come sempre. Qualche incertezza nella parte centrale ma il confronto TIR/furgoncino, che costituisce una sorta di nemesi del Duel spielberghiano, risulta avvincente e ben girato.
A metà strada fra commedia (divertenti le elucubrazioni che Keach condivide col suo dingo) e thriller. Se la scena nel bar/biliardo ricorda decisamente Duel, il sospetto del cadavere nel retro del camion richiama invece Frenzy. Ci sono alcuni cali di ritmo ma nel complesso è un film che si fa seguire volentieri, merito anche delle belle location (memorabile la scogliera da cui Marion Edward rischia di cadere) e di un cast particolarmente in palla. È uno dei film preferiti di Tarantino e - soprattutto nel finale - non è difficile capire perché.
MEMORABILE: Il gioco minerale/vegetale/animale; L'apertura della borsa frigo; Il finale.
Simpatico e per certi versi bizzarro divertissement di inizio anni Ottanta in cui Franklin si dimostra regista non comune e con buone qualità. La mescolanza tra commedia e thriller è abbastanza ben riuscita e, nonostante qualche pausa, il ritmo è discreto ed il divertimento non manca. Non male la colonna sonora di Brian May.
Alla fine il risultato oscilla tra il sufficiente ed il buono, indicato soprattutto a chi ama le pellicole di quel periodo.
Un buon thriller, ottantiano fino al midollo, con affascinanti ambientazioni australiane e una colonna sonora incalzante nei punti giusti. La sceneggiatura intreccia bene parti misteriose a dialoghi e situazioni umoristiche, dando il meglio di sé quando il bravo Keach si trova a tu per tu con la bella Curtis. Qualche particolare raccapricciante qua e là, una certa atmosfera alla Duel e un soddisfacente finale.
Riuscito mix tra commedia e thriller deve buona parte del suo successo al personaggio di Keach, capace di sdrammatizzare quasi ogni situazione e di farsi voler bene. Tutto questo a patto di non considerarlo un thriller tout court, altrimenti l'approccio guascone e a volte anche impedito del camionista renderebbe la storia poco attendibile e potrebbe pure irritare lo spettatore. Accanto a lui due passeggere fisicamente agli antipodi ma ognuna con un suo perché.
Thriller on the road contaminato con la commedia, che ripudia gli effetti sanguinolenti per puntare sulla tensione e sull'indubbio fascino degli sterminati paesaggi australiani. Il ritmo perde qui e là qualche colpo (probabilmente i 100 minuti non erano necessari), ma il guascone Stacy Keach e la frizzante e sensuale Jamie Lee Curtis compongono una coppia molto ben assortita, e l'epilogo, dapprima movimentato e poi beffardamente macabro, colpisce nel segno. Discreta la colonna sonora di Brian May, non esaltante il doppiaggio italiano.
Una divertente variante di thriller on the road in terra Australiana in cui un solitario e mugugnante camionista crede di avere incrociato un serial killer e gli dà la caccia a modo suo. Un giusto mix di ironia e di suspense alleggerito dall'incontro con altri personaggi più o meno necessari, ma soprattutto con la spigliata e solare autostoppista (Lee Curtis) che dà un tocco di malizia e di brio alla storia. Molto belli i paesaggi dell'entroterra e della costa, che bilanciano qualche momento di stanca, specie nella parte centrale. Un simpatico Keach tra astuzia e ingenuità.
Un road movie teso e convincente, con chiari riferimenti al Duel di Spielberg, che vive della complicita di un Keach sopra le righe (anche troppo) e la bravura della Curtis. Non sono tutte rose e fiori: il film soffre di una certa pesantezza e in certi tratti, soprattutto verso la metà, il quadro generale non appare chiaro. Resta però un ottimo esempio di film adrenalinico, nel quale la tensione emotiva gioca una parte fondamentale.
Keach protagonista a tutto tondo, gli scorci australiani a far da cornice a un thriller on the road diretto con sapienza da Franklin, il quale darà alla luce il suo capolavoro un paio di anni dopo. Vero e proprio crescendo con il protagonista, un camionista, sicuro di aver assistito a un atto delittuoso; il nostro seguirà in giro per Perth il manigoldo. Come detto, il film fila come un fuso e l'unica (grande) nota dolente è il finale un po' troppo sopra le righe. Buone le musiche, deliziosa Jamie Lee Curtis.
MEMORABILE: Il camion che di fatto nel finale si trasforma in una palla di cannone, un po' troppo.
Un ragionevole dubbio resta sempre un dubbio, e per coprire la distanza tra sospetto e certezza occorre farne, di strada: nel farla macinare a Quid (se la semiotica non è un ombrello con macchina da cucire!) in un costante clima di allucinata ambiguità che non bada a spese umoristiche, Franklin ci fa prendere l'interstellare di un modus cinemandi forse assai meno teso e violento di quanto dia a intendere (il che è però un bel sorprendersi, e se non altro non si ammicca a Duel) ma corposo e ubriacante come il più antico dei vini, esemplificativo di un cine-mantice oramai smarrito.
MEMORABILE: Canguro; Scogliera; Flashing.
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CuriositàDaniela • 10/12/17 15:46 Gran Burattinaio - 5930 interventi
Nella prima parte del film, l'autostoppista interpretata da Jamie Lee Curtis parlando di maniaci sessuali cita il caso dello strangolatore di Boston. Nel film del 1968 diretto da Richard Fleischer liberamente ispirato alla figura di Albert DeSalvo, il personaggio dell'assassino seriale inconsapevole dei suoi delitti è interpretato proprio dal padre di Jamie, Tony Curtis.