Note: Aka "Trasformations... E la bestia sorgerà dagli abissi", "Alien transformations" "Transformer... e la bestia sorgerà dagli abissi". Operatore alla macchina Sergio Salvati. Girato, in parte, negli studi romani della Empire di Charles Band.
Fantascienza a bassissimo costo con tanto di Pamela Prati nel ruolo del mostro alieno di passaggio. Siamo nelle primissime scene: l'eroe di turno (Rex Smith, una carriera a metà tra il cinema e la musica, con una canzone nella Top ten di Billboard) è da solo a girarsi i pollici sulla sua astronave quando a fargli la festa per il compleanno arriva per l'appunto la Prati, nuda, che comparsa da chissà dove gli si lancia addosso, lo sbatte sul letto (senza che nessuno dei due dica una parola) e durante l'amplesso lo contagia prima di trasformarsi in mostro e scomparire inopinatamente dalla scena. Cinque minuti di sesso soft, che ogni tanto ricompaiono in forma di brevissimi...Leggi tutto flashback. Poi la scena se la guadagna tutta Smith, che accusa subito disturbi (la Prati è nel frattempo svanita) ed è costretto a un atterraggio di emergenza su Efesto IV, un pianeta/colonia penale. Ricoverato, conosce un'affascinante dottoressa (la splendida e dolce Lisa Langlois) e si trova suo malgrado coinvolto in un piano di evasione di qualche brutto ceffo lì a scontare la pena. I fuggitivi dovranno sfruttare il momento di apertura delle barriere a difesa del pianeta per decollare assieme a lui non appena riparata l'astronave. Spassosa la presenza di Patrick MacNee nel ruolo di un prete con la sua spoglia cappelletta posizionata tra i corridoi della base spaziale: butta lì frasi di circostanza e si adopera per aiutare chi passa dalle sue parti con consigli del tutto fumosi, condendoli con tediosi ricordi del suo passato o nefaste profezie. Scenografie minimali, fotografia poverissima, costumi da mercatino rionale e attori tremendamente inespressivi; il contorno da z-movie offerto da Charles Band e la sua Empire non fa insomma gridare al miracolo, e pure gli effetti – prevedibilmente – sono quello che sono: un po' di pustole che appaiono sul corpo del contagiato (e che gli si rinfacciano di tanto in tanto), un mostro che è una specie di budino nero con le gambe e che vedremo solo nel finale, qualche mano un po' più pelosa della norma con unghie da licantropo allegate. Un briciolo di senso al tutto dovremmo forse trovarlo nella storiella d'amore impossibile tra il protagonista a tratti posseduto e la bella dottoressa in camice bianco, nata e cresciuta nella colonia e disposta a qualsiasi cosa pur di fuggirne, ma francamente è davvero una delle love-story meno coinvolgenti che il cinema ricordi. Se poi anche la Prati, strillata nei titoli di testa italiani prima del resto del cast come se fosse l'interprete principale, si vede quei tre minuti all'inizio e poi basta, cosa ci resta? La noia e, per i meno coraggiosi, il fast-forward.
Si potrebbe commentare così: un film inutile, ma occasione per vedere la bellissima Pamela Prati in una breve apparizione softcore. La scena, per la quale mi sono dovuto sorbire il film in quanto l'etica impediva lo stacco della spina, è anche piuttosto spintarella, almeno per chi, come me, non aveva mai spiato oltre le vesti di tale bellezza. Il resto è indicibile, per questo non lo dico e mi limito a dare il 1/2 punto in più di circostanza per la performance di una donna ancora oggi tanto ricca di fascino.
MEMORABILE: Direi... la scena erotica con Pamela Prati!
Da sempre nel mio empireo dei trash, fatto sorbire anche alla mia morosa (la quale ha chiuso gli occhi dopo mezz'oretta), si fa apprezzare solo per l'aura cult che l'ha ricoperto più che per meriti propri. Oddio, gli effettacci non sono poi così malvagi e la trasformazione "in coito" è schifiltosa quanto basta, ma nel complesso mi ha ricordato pellicole di quart'ordine, indecise tra il fanta e l'horror. La Pamelona (rectius i suoi seni) fa un cameo a inizio film. Rarità.
Un fanta horror italico di una povertà assoluta, sia in termini di budget - il che lo accomuna a molte pellicole nostrane - sia per la sceneggiatura, di rara pochezza. L'inizio fa sperare che la Prati si mostri con generosità per tutto il film in modo da far dimenticare il resto, ma quella invece rimane l'unica scena. Attori per modo di dire, musiche pessime e scenografie sempre uguali completano il quadro. Mezzo punto in più solo per i primi cinque minuti con Pamela Prati.
Il film è da Oscar del trash della fantascienza. Ultra low budget di culto che scopiazza da Alien e Space vampires. Ambientazioni ed effetti speciali di bassa lega. Solo i cultori del trash potranno gradire la presenza di una sexy Pamela Prati agli esordi che mostra tutta l'avvenenza del suo décolleté. Tutto il resto è veramente pochissima cosa.
Produzione di Charles Band che nello stile sembra uno dei tanti fantahorror low-budget girati in quel periodo; è in sostanza l'ennesimo rip-off di Alien e di tutto il cinema sui generis, col protagonista sull'astronave contaminato da una Pamela Prati che appare due minuti, si spoglia e sparisce senza dire una battuta. Accettabili comunque gli SPFX, specialmente nell'apparizione finale del mostro (risolta in maniera similare a Nightmare 2, anche per il tema "romantico") e riuscita qualche scena di violenza. Un B-movie 80s in piena regola, talmente kitsch da avere un suo perché.
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La rara edizione vhs della Skorpion riporta in copertina il titolo "Trasformations" (senza "n")e nei titoli di testa compare anche il sottotitolo "...e la bestia sorgerà dagli abissi".
Reperto trash per collezionisti, di non facile reperibilità.