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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Cinico, spietato, tremendo ritratto del mondo televisivo americano, NETWORK resta un film eccellente che la regia di Sidney Lumet - assieme alla sceneggiatura di Paddy Chayefsky - ha reso indimenticabile. Anche perché a disposizione c’era un quartetto d’attori formidabile: William Holden, Robert Duvall, Faye Dunaway e Peter Finch (gli ultimi due premiati con l'Oscar) si dividono equamente la scena trovando tutti il modo di brillare. E i dialoghi, le situazioni montate in modo eccezionale, le sfumature caratteriali, l'essenzialità ficcante della messa in scena contribuiscono a rendere la vicenda estremamente viva, pulsante, ricca di spunti di interesse. L’inizio è travolgente, mantiene alta...Leggi tutto la tensione per almeno un'ora. Poi c'è un cedimento, uno stallo, ma presto la trama si infittisce, inserisce nuove importanti figure (Ned Beatty) e vola verso una conclusione che lascia spiazzati, sottolineata da una frase finale di rara efficacia. Hollywood al suo meglio, insomma. E se anche è vero che oggi la realtà ha abbondantemente superato la finzione, NETWORK rimane una testimonianza credibilissima delle prime lotte selvagge per gli indici d'ascolto. Il titolo italiano si riallaccia al CITIZEN KANE di Orson Welles: se la stampa fu definita il quarto potere, la televisione giustamente può considerarsi il quinto (non certo in ordine di importanza, comunque). Teso, serrato, il film sembra non avere scene fuori posto. Fotografia e musica un po' sotto gli standard medi, qualche sproloquio eccessivo.

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Cotola 21/12/07 23:38 - 9043 commenti

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Interessante, anche se un po’ eccessivo, film contro la televisione, specie quella sensazionalistica, ed il suo potere. Nonostante presenti alcuni squilibri narrativi e ceda spesso a scelte facili e troppo “spettacolari”, risulta comunque molto coinvolgente e presenta dei bei momenti di tensione. A mio modo di vedere un po’ incoerente perché troppo a effetto. Proprio come la tv che vorrebbe condannare.

Capannelle 12/05/08 12:19 - 4411 commenti

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Merito indiscutibile del film è di aver anticipato argomenti (l'audience, petrodollari e multinazionali, la disumanizzazione degli spettatori) che a distanza di 30 anni sono ancora attuali. Lumet dirige con ritmo serrato e gli attori funzionano bene (su tutti Finch e Duvall, la Dunaway mi pare eccessiva). Alcune parti sono forse troppo insistite ma rimane comunque notevole.

Galbo 22/05/08 07:46 - 12392 commenti

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Realizzato negli Anni Settanta, il film di Lumet ha avuto il merito di anticipare la deriva sensazionalistica della televisione commerciale con elementi allora paradossali ma oggi quotidiani. Al di là dei suoi meriti cronachistici, il film appare però sopravvalutato oltre i suoi effettivi meriti per la incapacità di regista e sceneggiatori di andare oltre il mero fatto di cronaca e trarre le opportune considerazioni morali, cosicché la pellicola cavalca lo stesso scandalismo che pretende di denunciare.

Patrick78 28/01/09 19:03 - 357 commenti

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Noiosetto pamphlet contro il potere dei mezzi d'informazione che vive di luce propria solo grazie alla prova titanica di tutto il cast. Esempio di cinema statunitense anni settanta invecchiato male, ci mostra gli ultimi giorni di vita di un conduttore televisivo sull'orlo del licenziamento che promette ai suoi telespettatori di suicidarsi in diretta se non raggiungerà l'audience prefissata in una settimana. Con questo assurdo e immotivato pretesto i suoi superiori vedranno salire lo share fino al finale sensazionalistico. Lento e moralistico.

Daniela 30/01/09 12:30 - 12660 commenti

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Si sa che il cinema ci va pesante quando deve parlare della rivale televisione e questo titolo è esemplare in proposito. Non il migliore Lumet, troppo retorico, effettistico, urlato, sembra quasi una predica televisiva sul tipo di quelle che vuole condannare. Però la profezia della tv spazzatura è disgustosamente attuale (anzi, anche in questo caso la realtà ha superato l'immaginazione) e il cast risulta ottimo non solo nei ruoli di punta ma anche in quelli secondari. Importante al di là dei suoi meriti intrinsechi, una pietra miliare nel confronto/scontro fra grande e piccolo schermo.
MEMORABILE: Holden confessa la sua relazione alla moglie, che reagisce riscuotendo tutta la mia piena solidarietà.

Puppigallo 19/02/09 09:48 - 5273 commenti

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Tristemente profetico (ciò che accade in USA, arriva da noi con un po' di ritardo, ma arriva, non c'è scampo) e incredibilmente vero, per quanto possa sembrare quasi parodistico. Gli attori danno una grossa mano (specialmente l'amico del protagonista, che ha una relazione con una donna-squalo del network; bello come si congeda da lei). I discorsi del profeta TV non sono comunque il fulcro di quest'opera. La vera essenza va cercata dietro le telecamere, dove gli interessi regnano e audience e profitto sono tutto (il faccia a faccia megadirettore-profeta). Ha qualche pausa, ma resta notevole.
MEMORABILE: Il profeta: "Dopo 15 anni di TV, ho esaurito le cazzate". Sempre lui, al pubblico: "Siete voi altri la realtà; noi siamo le illusioni". Parole sante.

Soga 23/02/09 00:13 - 125 commenti

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Il film è ben realizzato, gli attori sono ottimi (difficile individuare un personaggio principale, l’azione è abbastanza corale, il vero protagonista è il mondo cinico e manipolatore dei media) e la storia è ben costruita; ne esce una critica feroce del mondo della televisione e, più in generale, dei mass media che per molti versi è ancora prepotentemente attuale. Unisce l’intelligenza, la critica e la piacevolezza.
MEMORABILE: I monologhi di Howard Bealee; Il dialogo d'addio fra Max e Diana.

Pigro 19/03/09 10:08 - 9666 commenti

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Anchorman a rischio licenziamento si sfoga in diretta e si trasforma in predicatore della protesta populista: un precursore di Funari. Inevitabile che il giudizio tenga presente il fatto che a 30 anni di distanza ciò che sembrava esagerato e bizzarro in tv è diventato normale: in questo senso il film di Lumet è un'impietosa ma lucida analisi del sistema tv (informazione compresa!) e dell'ipocrisia della comunicazione nella società contemporanea, ma anche dell'incredibile allenza dei media con il terrorismo. Amaro. Notevole.
MEMORABILE: Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più.

Saintgifts 11/06/09 17:40 - 4098 commenti

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Ho visto questo film di recente, non quando uscì nel 76. Sono rimasto molto scosso per l'esatta descrizione di una realtà (enfatizzata solo quel po' che serve per il cinema) e mi sono chiesto cosa si sia potuto pensare quando fu proiettato per la prima volta. Forse a una specie di fantatelevisione, qualcosa di esagerato, di "americano", molto al di sopra della realtà. E invece era ed è proprio ciò che succede negli ambienti della informazione televisiva. Ottimo film, ben interpretato e con un ritmo che prende.

Enzus79 30/12/09 09:55 - 2895 commenti

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Nonostante sia un buon film, questo "Quinto potere" non manca di difetti. Ci sono momenti di alto cinema, con le denunce alla tv spazzatura (attuale) e a tutto quello che c'è dietro, e momenti di noia come la storia d'amore tra la Dunaway e Holden, con dialoghi un po' lunghi. Comunque da vedere. Cast ottimo. Regia buona.

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Rickblaine 30/12/09 15:20 - 635 commenti

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Ottima opera su quello che rappresenta l'informazione televisiva per il sistema sociale. Molto attuale, zeppa di temi che pur scioccanti rispecchiano la mentalità dei media di oggi. Il cast è ottimo e i contorni costruttivi a discorsi a senso unico tanto importanti sembrano, nel corso del film, divenire paradossali e componenti di una farsa in piena regola. Tutto è un copione da seguire e il sentimentalismo se ne va a farsi benedire...
MEMORABILE: I discorsi di Howard Bill.

Giuliam 30/12/09 09:34 - 178 commenti

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Gran bel film, non c'é che dire. "Network" è una lunga verità su come le grandi aziende televisive manipolano gli animi della gente, in relazione alle parcentualità dell'audience e alla bramosità di denaro. Loro potrebbero pure provocare un genocidio, non importa, conta solo far carriera nella loro importante aziendina. Cast splendido.

Vstringer 13/02/10 15:53 - 349 commenti

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Cinico e spietato, ma con un fondo moralista, lo sguardo di Lumet e Chayefsky sulle dinamiche produttive dei massmedia, sui loro effetti, soprattutto sulla capacità della televisione di fagocitare la vita reale e restituirla irreparabilmente artefatta e corrotta. Un film serrato, forse troppo urlato, proprio come certa tv che critica: ma qui nessun urlo è mero strumento per l'induzione di stati emotivi, i dialoghi non sono mai banali. Cast stellare al top della forma: anche la Straight, sullo schermo per neanche sei minuti, prese un Oscar.
MEMORABILE: "Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!"

Paruzzo 18/09/10 21:20 - 140 commenti

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La denuncia di Sidney Lumet contro il potere di manipolazione che hanno i mass media. Il film si basa principalmente sui personaggi perfettamente caratterizzati, in particolare una grandissima Faye Dunaway che anche durante il tempo libero ha come unico interesse lo share e la sua carriera da responsabile della programmazione televisiva. Però è eccessivamente lungo, si poteva tagliare qualcosa.

Markvale 11/09/11 10:32 - 143 commenti

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Questa volta Lumet - che all'epoca non sbagliava una performance - si affida ad un gruppo di grandi attori affiatatissimi e in stato di grazia, tutti costantemente sopra le righe per ritrarre l'esplosione della follia collettiva che affligge le società dominate dalla televisione e dai mass media. La prospettiva del regista non può non inquietare: si affaccia sulla scena un'umanità nuova che nulla ha più di relamente umano (vedi il personaggio della Dunaway). Diverse battute e monologhi rimangono nella memoria, come il personaggio di Finch.

Jandileida 16/11/13 09:28 - 1565 commenti

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Anchorman televisivo alla frutta secca si trasforma in un incrocio tra Gioacchino da Fiore e Wanna Marchi e diventa improvvisamente popolarissimo. Corrosivo e profetico atto di denuncia rivolto da Lumet alle televisioni commerciali, dove la qualità lascia spazio al sensazionalismo nel nome dell'audience e dei guadagni. Il film è però disomogeneo (la storia tra Holden e la Dunaway lascia il tempo che trova), troppo retorico e urlato in alcuni passaggi: peccato perché così si perdono incisività e asciuttezza nell'accusa. Non il migliore Lumet ma buono.

Didda23 25/11/13 14:24 - 2426 commenti

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Lumet delinea un quadro amaro e desolante (e purtroppo ancora attuale, vedi l'accanimento cronicistico vigente in Italia) del mondo televisivo, interessato all'audience prima dei contenuti. La sceneggiatura, calibratissima e ispirata, colora i personaggi con la giusta profondità. I dialoghi intensi e lungimiranti (notevole quello sulle multinazionali che sostituiscono gli stati) fanno venire la pelle d'oca. La regia di stampo classico si impreziosisce grazie a un montaggio di tutto rispetto.

Piero68 10/02/14 09:13 - 2957 commenti

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Fatto salvo il messaggio lanciato, la sua lungimiranza e il suo precorrere i tempi soprattutto in fatto di globalizzazione (era il '76), rimane purtroppo la scarsissima cifra artistica e la noia imperante che permea tutto il film. Sceneggiatura frammentaria e a volte incomprensibile, montaggio insufficiente e cast davvero scarsino. Holden si limita al compitino, Duvall irriconoscibile e doppiato malissimo e la Dunaway troppo sopra le righe. Le sottostorie poi non fanno che aggiungere noia su noia. Dialoghi interessanti a metà. Sopravvalutato.
MEMORABILE: Il monologo del Big Boss al "predicatore" che anticipa cosa sarà da lì a poco la globalizzazione.

Hackett 16/02/14 13:30 - 1867 commenti

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Profetico e spietato, il film del sempre coraggioso Lumet è uno schiaffo allo showbusinnes e alla cinica realtà del mercato televisivo. Nonostante la logorroica sceneggiatura (ricca però di dialoghi intelligenti e ispirati) l'attenzione non cala mai pur trattandosi di una pellicola abbastanza lenta. Attuale ogni giorno di più, per nulla datato. Tristemente onesto e con un cast eccellente.

Jdelarge 25/06/15 20:22 - 1000 commenti

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Lumet, regista d'incredibile talento ed esperienza, dà vita a un film intelligente e lungimirante, che parla dell'inesorabile ricerca dell'audience a scapito del contenuto da parte delle televisioni. Ottima la prova dell'intero cast attoriale e su tutti spicca una scaltra quanto folle Faye Dunaway, vera e propria mattatrice della pellicola. Lumet è abile a filmare il tutto con estrema sicurezza, prediligendo gli interni (nei quali è girato quasi tutto il film), che sembrano aumentare il senso claustrofobico e imprigionante della televisione.

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Tarabas 31/07/15 15:41 - 1878 commenti

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Il film è una profezia (del 1976) azzeccata sulla deriva del giornalismo in "infotainment" televisivo, con ulteriori scivoloni nel trash. Azzeccare profezie non è da tutti, quindi onore agli autori. Lumet ci gira sopra un film un po' anomalo per le sue corde di regista rigoroso. E' parecchio urlato e un po' semplificatorio, a partire da personaggi appena sbozzati. Nel complesso, il tema non mi interessa granché e la sottotrama "romantica" lascia il tempo che trova. Comunque è un documento interessante e vale tuttora la pena vederlo.

Ultimo 22/12/15 18:54 - 1655 commenti

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Il grande Sidney Lumet dirige quattro attori straordinari in un film di chiara denuncia sul mondo televisivo americano, proponendo tematiche più che attuali ancora oggi. Segnalo come migliore Peter Finch, le cui prolusioni in tv sono il vero fulcro della vicenda. Qualche pausa c'è e non tutto funziona, ma complessivamente siamo dinanzi a un risultato notevole. Uno di quei film che lasciano il segno.

Yamagong 24/01/16 12:16 - 274 commenti

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L'iperrealtà, il sensazionalismo, la virtualità del piccolo schermo finiscono sotto la lente di Lumet che, come suo solito, disseziona il fenomeno con scarna e fredda razionalità, restituitendoci un affresco di agghiacciante lungimiranza. Molteplici sono gli aspetti trattati per mezzo di una diegesi fortemente dialogica, che non lesina sguardi di pacata umanità sul personale dei network: anime sole e ciniche, creatrici di moloch ridicolizzanti per persone sole e ciniche. Nemmeno i "profeti" come Howard possono scampare al mostro. Inesorabile.
MEMORABILE: La drammatica, contraddittoria figura di Howard Beale; La costruzione dei palinsesti; Il rapporto Holden-Dunaway; La "ramanzina" a Howard; Il finale.

Rambo90 12/06/16 23:22 - 7697 commenti

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Parabola della fama d'ascolti televisiva, profetizza quella che diventerà poi effettivamente la tv, soprattutto nel nostro paese. Il film può fregiarsi di una bella sceneggiatura, con personaggi realistici seppur sopra le righe e un'amarezza di fondo che non diventa mai pesantezza grazie a un ritmo piuttosto vivace. Il cast è di lusso: Holden e Finch sono due facce della stessa medaglia e recitano superbamente, la cinica Dunaway e Duvall fanno da contraltare tra i numeri e le cifre. Un po' lungo, ma davvero notevole.

Josephtura 7/11/18 17:22 - 188 commenti

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Film notevole, molto drammatico e azzeccata profezia dei disastri della comunicazione di massa subordinata alle esigenze di sharing e lucro. Peccato per aver inserito in modo un po' forzato una storia sentimentale improbabile ma che è occasione di valutazioni sociologiche impressionanti. Peccato per Holden, sessantenne nel 1976, che non può proprio fare la parte dell'uomo di mezza età. Tutti gli attori sono comunque bravissimi.
MEMORABILE: Le riflessioni di Holden sulla tv, la scelta di eliminare Finch e ovviamente: "Sono incazzato nero e tutto questo non lo sopporterò più".

Pinhead80 19/11/20 18:58 - 4758 commenti

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Un presentatore televisivo silurato dalla sua emittente annuncia in diretta il proprio suicidio. Diventerà un fenomeno mediatico capace di sollevare le masse e gli ascolti. Un film profetico, avanti anni luce nel comprendere lo scopo della televisione e in generale tutto il sistema legato ai mass media. Ci sono monologhi che andrebbero studiati a memoria per la loro forza rivelatrice. Lumet si avvale di una sceneggiatura eccellente interpretata da un cast in stato di grazia che dà vita a un capolavoro capace di metterci di fronte a una realtà spaventosa e sempre attuale.

Magi94 3/05/21 23:04 - 952 commenti

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Dramma grottesco sull'etereo mondo della televisione, corruttore di menti, principi e ideali. Lumet dirige con stile brillante e beffardo una satira che demolisce non solo ogni pensiero positivo che si possa associare alla parola "spettacolo", ma perfino qualsiasi essere umano che ci ruoti attorno: dagli spettatori, branco lobotomizzato che aspetta solo di essere aizzato nel modo più divertente possibile, fino ai frigidi e perdenti creatori di materiale per la scatola a colori. Attori meravigliosi meravigliosamente diretti, con la Dunaway una spanna sopra gli altri. Imprescindibile.
MEMORABILE: L'ora di Mao.

Schramm 29/12/22 23:51 - 3495 commenti

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La tv Golem-Moloch-Medusa, la tv-balcone del duce altare seduta dall'ipnotista. La tv dà tutto per tutto togliere. La tv è una repubblica fondata sull'economia dominante. Come già Majano, anche Lumet sbaraglia per foga prefigurativa: come un pre-Brooks sibilla belga, oltre a profetizzare il presente è oracolare sull'entropica telenecrofagia e sull'overquid sensazionalista che finirà per depotenziare la tv stessa anestetizzando chi la guarda. Inutile nascondersi dietro un dito: Levy Stone Tavernier Philips e tutte le cine-arringhe di ogni ordine e grado contra catodo erano già qui.

Paulaster 20/07/23 18:02 - 4417 commenti

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Conduttore di notiziari annuncia in diretta l'intenzione di suicidarsi. Il film precorre la spettacolarizzazione dei contenuti tv e della ricerca sfrenata dell'audience (in tono minore pure della figura dei predicatori). Anche la controcultura è presente, ma solo nei toni vivaci di protesta. A volte il film è ridondante (le urla dai balconi), anche se Lumet preferisce dar spazio agli attori. Notevole Finch, Duvall straordinario e Dunaway credibile nel ruolo al limite della fredda invasata. Conclusione che nel suo dramma ha dei richiami grotteschi.
MEMORABILE: La riunione a pranzo; Il programma dell'indovina; Gli arabi proprietari degli Usa.

Deepred89 6/02/24 13:57 - 3706 commenti

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Per quanto non particolarmente dinamica a livello di messinscena e montaggio, una bella full immersion nel selvaggio mondo delle emittenti televisive statunitensi e nelle travagliate psicologie di chi ne tiene le redini. Il cinismo non scade nella maniera e si fa più intrigante a ogni successivo livello della narrazione. Le parentesi extra-lavorative possono inizialmente sembrare tirate per le lunghe, ma si rivelano fondamentali per inquadrare i personaggi e gettare le basi per un finale che chiude degnamente, sebbene un po' bruscamente, il cerchio. Ottimo cast.

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Caesars 15/02/24 15:24 - 3790 commenti

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Lumet, regista di forte impegno civile, questa volta porta sullo schermo il potere manipolatorio della televisione; quello che all'epoca poteva sembrare poco credibile si è praticamente avverato nei decenni successivi. Ottime le prove attoriali, buon ritmo e storia interessante. Il limite della pellicola è quello di calcare un po' troppo alcuni personaggi (vedi la Dunaway, comunque bravissima: parla sempre e solo di programmi e indici d'ascolto, anche nei momenti più intimi). Non tra i capolavori del regista, ma da conoscere sicuramente.

Giùan 9/03/24 10:17 - 4559 commenti

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Se in gioventù a colpire era il sensazionalismo di scene quali l'annuncio di suicidio e poi l'omicidio "on air" del predicatore messianico di Finch, a soggiogare nella maturità è la raziocinante apocalitticità della critica alla "rete" televisiva da parte di Lumet (e Chayefsky), analizzata nella sua portentosa pervasività soggiogante, prepotentemente anaffettiva (il dolorosamente ridicolo personaggio della Dunaway). Sul piano cinematografico invece percuote e trafigge proprio quella deformazione grottesca, allora forse straniante, che lo rivela invece attuale e vaticinante.
MEMORABILE: Il portentoso discorso di Ned Beatty a Finch; Il dialogo tra Holden e la moglie (Ferrell); La Dunaway in coito per l'audience; L'ora di Mao.

Luluke 15/04/24 06:43 - 48 commenti

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Capolavoro di Lumet che declina in modo mirabile una sceneggiatura di Chayefsky (terzo Oscar per lui) realizzando così uno dei film più geniali della storia del cinema. Che non è sulla TV, ma su come le persone maneggiano quel mezzo per scopi personali, infischiandosene degli effetti sulla gente. C'è tutto: l'aziendalismo (il solito, splendido Duvall), il carrierismo al femminile (una meravigliosa Dunaway), la globalizzazione politico-finanziaria (il celebre discorso di Jensen) e altro ancora. Superata l'epica di Quarto potere: il vero parallelo è con il dramma radiofonico di Wells.
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    Solo dvd quindi? Niente bluray?
  • Homevideo Digital • 29/08/23 10:30
    Portaborse - 3994 interventi
    Zender ebbe a dire:
    Solo dvd quindi? Niente bluray?

    Si, esce solo in dvd...