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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Per lunghi tratti si avvicina più a un trattato di psichiatria che a un film, con il direttore (Vargas) del manicomio giudiziario che illustra ai suoi ospiti da cosa nasce la cosiddetta, in termini medici, "coazione a ripetere", ovvero la ripresa, a distanza di anni dall'infanzia, di comportamenti che - in età adulta e in chiave distorta - portano a commettere omicidi in un delirio di "eros e thanatos" (che era anche il titolo con cui il film venne la prima volta bocciato in censura). La mescolanza delle fasi da thriller giudiziario con quelle relative all'indagine psichiatrica quasi da reportage giornalistico crea un ibrido che regala un certo fascino weird,...Leggi tutto per quanto appesantito da una verbosità a tratti quasi insostenibile. Le prime scene ci portano in un casolare perso nel verde dove si consuma il delitto sul quale il processo verterà: una prostituta è portata lì da un giovane dall'aria assente (Liberati) che le scatta alcune foto. Il giorno dopo la donna viene trovata nello stesso luogo senza vita e il ragazzo subito accusato del delitto. In tribunale, a difenderlo, è l'avvocato Montani (Folco Lulli), un po' in disarmo e sulla soglia dell'alcolismo. Ma ancora lucidissimo, in possesso di una bella dialettica e un fare complice che gli permette di stringere amicizia col direttore del giornale locale (Cressoy, il cui braccio destro è un Merli senza baffi!), interessato quasi più a lui che al caso. Al punto da offrirgli di accompagnarlo nella visita al manicomio giudiziario, dove chi dirige (Vargas) li porterà a conoscere di persona gli internati illustrandone i casi. Che sono sostanzialmente due: quello di un pedofilo cronico (Bagolini) collezionista di bambole che provò a sedurre la figlia del fruttivendolo e quello di un inibito (Piero Lulli) che come in un transfer vedeva nelle sue vittime le proprie paure sviluppando, anche a causa di un'educazione religiosa discutibile, un sadismo che lo portò a uccidere. In entrambi i casi i flashback che ricostruiscono le loro vicende sono accompagnati dalle litanie mediche del direttore, che si preoccupa di spiegare per filo e per segno l'origine delle loro pulsioni omicide e che corroboreranno il pensiero dell'avvocato, convinto che il suo assistito non sia colpevole perché mentalmente disturbato. Marino Girolami, che scrive il copione e dirige sotto pseudonimo francese il film, finisce presto col trascurare completamente la matrice thriller del prologo (e la conseguente ricerca del colpevole del delitto) per dedicarsi all'approfondimento delle psicologie degli psicopatici di cui racconta soffermandosi in alternativa soprattutto sulla figura dell'avvocato, cui Folco Lulli riesce a dare buono spessore umano gigioneggiando amabilmente. Sono lui prima e Daniele Vargas poi, nei panni del direttore del manicomio, a condurre il gioco in attesa dell'arringa conclusiva e della decisione della corte (di secondaria importanza, a ben vedere). Il cancro della pedofilia serpeggia fino a leggersi come unico motivo scatenante della follia nel primo caso (bravo Bagolini a interpretare la timida perversione del suo personaggio), mentre il sadismo del secondo si perde maggiormente nel fumo della lectio magistralis del direttore, che imperversa come narratore (in campo e fuori campo) alienando ogni tensione dal racconto. Resta un esperimento curioso, in cui si fa luce sulle diverse origini della follia attraverso la dotta esposizione di chi pare aver sfogliato le pagine di un volume in tema per riportarne interi passi preoccupandosi poi di dargli forma cinematografica concretizzandone gli esempi. Infischiandosene, nel fare questo, di appesantire il racconto che invece, in alcuni passaggi almeno, mostrava inattesa vitalità grazie alla simpatica bonomia di Lulli o agli accenni da thriller. La lunga chiusura con il faccia a faccia tra l'avvocato e il giornalista che pontificano sulla fallace giustizia degli uomini e le difficoltà nel valutare le oggettive responsabilità dei malati mentali appare un po' ingenua e superficiale ma coerente al film, anch'esso in bilico tra apprezzabili velleità educative e goffa  exploitation.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 12/12/14 DAL BENEMERITO FAUNO POI DAVINOTTATO IL GIORNO 25/11/21
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Fauno 14/12/12 11:33 - 2212 commenti

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Indubbiamente il corpo del reato sconvolge, perché si capisce di esser di fronte all'anormale, ma gratifica davvero tanto entrare nella realtà di un manicomio criminale, analizzare entroterra e squilibri che hanno portato persone in apparenza normali a compiere atti atroci, quasi inenarrabili... Tanto che alla fine le spiegazioni del primario su eros e tanathos, le arringhe di un avvocato beone ma combattivo, competente e pieno di bontà, nonché il coraggio del direttore del giornale locale a rivalutare il tutto rendono quest'opera quasi un capolavoro.
MEMORABILE: "...I malati di altri organi vengono curati, ma i malati di mente si vorrebbero sopprimere..."; L'istante di nudo integrale della ragazzina è stupendo.

Deepred89 22/11/21 16:02 - 3706 commenti

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Strano prodotto totalmente figlio della sua epoca, a tratti di sorprendente spregiudicatezza (il tema della pedofilia affiora a più riprese) che dopo un prologo erotico-boschivo dai dialoghi deliranti passa al giallo giudiziario per poi trasformarsi in un collage di deviazioni in flashback vicino a quello del coevo Nel labirinto del sesso. Pur nella sua sconclusionatezza e nella sua verbosità, il film si avvale della valida interpretazione di Lulli, di una buona messinscena, di musiche centrate e di un episodio finemente perverso interpretato da un Silvio Bagolini da brividi.

B. Legnani 24/11/21 23:48 - 5532 commenti

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Sgangherato prodotto, sproporzionato nelle fasi e diseguale nei registri, ma non privo, qua e là, di un certo fascino morboso, purtroppo affossato da una recitazione carente (persino in Folco Lulli), nonché da spiegazioni scientifiche che riescono sopportabili solo per il carisma di Vargas. Brilla però l'inquietante parte con Silvio Bagolini, con lui assolutamente perfetto nel ruolo, nella sua compostezza, con presenza della Barbero, ragazzina che provoca mostrando una tetta... Censura che ha fatto passato anche, nell'incipit, un caso di prostituzione minorile, decisamente esplicito.
MEMORABILE: Al di là della parte con Bagolini, la bellezza della Nell.

Markus 12/12/21 21:23 - 3687 commenti

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Omicidi scaturiti da manie e paturnie sessuali/psicologiche di varia natura. La carne al fuoco è tanta e inscenata secondo i canoni dei monologhi che, turno a turno, vengono sciorinati nell'arco del film che tenta, oltre al quella morbosa, una vena giudiziaria. Marino Girolami, conscio dell'opera scabrosa che ha in mano, vira la vicenda sotto gli aspetti più anomali, con situazioni di molto simili a certe opere di lì a poco messe in scena da Renato Polselli. Un'opera figlia del suo tempo, tuttavia molto scorrevole e a tratti sorprendente.

Herrkinski 12/12/21 16:23 - 8109 commenti

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Curioso prodotto per l'epoca piuttosto spinto, considerando gli svariati riferimenti alla pedofilia e alcuni dei concetti espressi; è la forma a essere indecisa tra exploitation e film seriosamente psichiatrico, risultando un pout-pourri di stampo quasi polselliano che alterna i momenti più forti (le sottostorie riviste in flashback) a lunghissimi monologhi dei vari attori, che a turno sembrano esibirsi nelle loro elucubrazioni con un'impostazione più da teatro che da cinema. Rimane un lavoro quantomeno singolare ma troppo sbilanciato per essere godibile, risultando a tratti pesante.

Panza 14/12/21 19:41 - 1842 commenti

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Il discorso psicanalitico (incentrato sul contrasto tra Eros e Thanatos) è talmente fitto di nozioni freudiane e verboso da risultare inascoltabile, specialmente nel lungo spiegone del direttore del manicomio, anche se nelle intenzioni del regista voleva probabilmente essere una testimonianza di un'obiettivo didattico. Tolti questi momenti di inequivocabile pesantezza, l'opera ha dalla sua una bella atmosfera morbosa (incredibile considerando che all'epoca Girolami girava innocenti commedie con Franco e Ciccio) e l'interpretazione di alcuni attori (Folco Lulli e Bagolini).

Nicola81 9/01/22 20:31 - 2857 commenti

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Il film "maledetto" di Girolami, che su una partenza da dramma giudiziario innesta argomenti scabrosi quali prostituzione minorile, pedofilia e i fattori scatenanti le pulsioni omicide, senza però alcun compiacimento e anzi conferendo all'opera un valore didattico. Ottima prova di attori, in cui spiccano un Bagolini inquietante nella sua apparente normalità, e la contrapposizione tra Folco Lulli, avvocato dalle idee progressiste e ancora lucido nonostante la propensione all'alcol, e Cressoy, direttore di giornale conservatore ma in fondo equilibrato. Discrete le musiche di Umiliani.
MEMORABILE: L'inizio; Le dotte spiegazioni di Vargas; Bagolini che spia la Barbero; Il finale.

Victorvega 10/08/22 11:54 - 502 commenti

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Film molto strano, per quanto non immune da un certo fascino. Verbosissimo, ai confini tra narrazione cinematografica e documentario scientifico, a volte privilegia il secondo aspetto risultando poco scorrevole e avvincente. Eppure parte come classico thriller, per poi arenarsi in dissertazioni inutili, facendo dimenticare l'incipit e rendendo poco interessanti le conclusioni. Da rimarcare l'interpretazione di Bagolini, perverso pedofilo.

Ronax 8/03/24 16:15 - 1252 commenti

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Dopo una carriera costellata in gran parte da commedie balneari, Girolami pensa probabilmente di girare il film della sua vita accollandosi interamente regia, soggetto e sceneggiatura. Il risultato è un lavoro bizzarro e squinternato ma non privo di un suo fascino, che alterna ricostruzioni di delitti a sfondo sessuale dalle immagini piuttosto spinte per i tempi e corredate da verbose dissertazioni psicanalitiche - quasi anticipando le Rivelazioni polselliane - ad arringhe giudiziarie e pistolotti ideologici. Ultima interpretazione di Lulli, avvocato idealista, deluso e alcolizzato.
MEMORABILE: La citazione da "Eros e civiltà" di Marcuse nei titoli di testa.

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  • Discussione Macbeth55 • 30/08/10 19:25
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    Sai come si chiama l'attore che fa la parte dell'avvocato?
  • Discussione Gestarsh99 • 30/08/10 20:29
    Vice capo scrivano - 21546 interventi
    Dovrebbe trattarsi di Folco Lulli.
    Ultima modifica: 15/12/17 17:45 da Zender
  • Discussione Fauno • 14/12/12 11:40
    Contratto a progetto - 2743 interventi
    Visto adesso su Imdb: il film è uscito col titolo Eros e Thanatos. Anch'io ho sbagliato a scrivere Thanatos nel commento, quindi per favore correggi. E' la riedizione che è uscita col titolo Raptus. Il resto fila. FAUNO.
  • Discussione Zender • 14/12/12 14:16
    Capo scrivano - 47782 interventi
    Non è molto da fidarsi per i titoli, Imdb. la locandina dell'epoca riporta Raptus, come titolo.
  • Discussione Quidtum • 22/11/21 12:57
    Custode notturno - 2201 interventi
    Qualche immagine dal passaggio televisivo
    https://www.youtube.com/watch?v=dctsq8Iyg9k
  • Discussione Deepred89 • 22/11/21 12:58
    Comunicazione esterna - 1601 interventi
    Rapidissima comparsata di Jimmy il fenomeno (al centro) tra le celle del manicomio.

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images58/jimmy.jpg[/img]
    Ultima modifica: 22/11/21 15:16 da Zender
  • Discussione B. Legnani • 22/11/21 14:08
    Pianificazione e progetti - 14965 interventi
    Deepred89 ebbe a dire:
    Rapidissima comparsata di Jimmy il fenomeno (al centro) tra le celle del manicomio.


    Attendiamo tuo commento.
  • Discussione Deepred89 • 22/11/21 16:02
    Comunicazione esterna - 1601 interventi
    A breve arriva!