Indubbiamente
Seven e presente in questi psycho thriller, e ormai certo che il capolavoro di David Fincher abbia creato un sottogenere a se', e qui non ci piove! ma
The horseman non mi e' dispiaciuto. Dopo il lisergico
Spun , il regista svedese Jonas Akerlund ( che e' palidissimo, con lunghissimi capelli neri, magro da far paura , che sembra una versione dark di un Tim Burton da "centro sociale") si prodiga nel thriller alla
Seven appunto, con risultati se non eccelsi, comunque apprezzabili. I nuovi cavalieri dell apocalisse non vanno piu a cavallo, ma creano forum su internet, e li si propagano, creando il loro disegno di sangue e morte, sfigati nella vita, eccelenti geni del male e della sofferenza se uniti. Dennis Quaid ( sofferente e bravissimo) dovra sudare le fatidiche 7 camicie per venire a capo del dilemma. Ottima ambientazione, una New York innevata, l inizio e bellissimo, con il cane lupo che corre nella neve e quel vassoio che si rifà alla scatola del thriller fincheriano , un paio di scene shock che arrivano come fucilate ( la prima non te l' aspetti, perche arriva in un momento di dialogo, e ti ghiaccia il sangue, la seconda e durante una tortura simil
Saw, che si ispira alla cura ludovico di kubrickiana memoria ) . Akerlund poi omaggia
Suspiria con i fendenti delle pugnalate che entrano nel corpo come una biopsia! Il finale e' un po' deludente, e Stormare fa una piccola parte ( del laido , poteva essere altrimenti?)ma nel complesso un buon thriller, con un atmosfera angosciante e una buona tensione. La tanto strombazzata "sospensione" gia' la faceva vincent d onofrio nel fiameggiante
The cell, quindi poca sorpresa a dire il vero. La ragazzina cinese e' piu terrorizzante e spaventosa di mille jingsaw messi insieme ( e mi ha ricordato la Erika di Novi Ligure, tanto per entrare nella cronoca di tutti i giorni ), non e piu l' uomo nero a far paura, ma le sue vittime! Piuttosto sottovalutato e meglio di molti altri piu blasonati. Ennesima , se c e' ne fosse ancora bisogno, riprova dell importanza indispensabile del regista, che come in
Spun , in alcuni frangenti, ci va giu' di "acido".