Paura nel buio - Film (1989)

Un Lenzi versione USA (come lo ero stato per Nightmare Beach), che si muove con mano sicura fra le highways statunitensi, ma pecca di professionalità e suspense. La storia è la classica vicenda dell'hitcher (visto che questo sarebbe un sequel apocrifo), gli aspetti psicologici sono solo accennati superficialmente e gli attori non fanno propriamente il loro dovere. Per il resto, un Lenzi di fine anni '80 per i cultori degli anni '80

Lenzi minore ma funzionale, che confeziona un prodotto per teenagers mascherato da road-movie. Roba da pizza e bibita, per intendersi. O da videonoleggio fine anni '80, se preferite. In ogni caso, scorrevole o meno, bello o brutto che sia, i connotati sono quelli di Autostop rosso sangue (in versione VM14) con un bel dramma familiare pretestuoso come retroscena. In ultima analisi, invito a riflettere sul fatto che la violenza dei rape'n'revenge anni '70 non aveva bisogno di pretesti melodrammatici.

Lenzi va in terra d'America e non sfigura affatto. Buon thriller, a momenti forte, che nonostante alcuni buchi della sceneggiatura e una certa confusione generale non si fa mancare niente. Il cast non è eccezionale, a iniziare dal protagonista maschile a tratti fastidioso; molto meglio la controparte femminile. Tra i pochi ultimi decenti thriller degli Ottanta.

Thriller lenziano di fine '80 tra i canti del cigno del nostro cinemabis, tuttavia con ancora varie cartucce da sparare. Discreta, seppur poco sfruttata, l'ambientazione americana; rifacendosi al classico psycho-thriller made in USA e parzialmente al filone rape & revenge, Lenzi confeziona un lavoro godibile, violento al punto giusto, con più di qualche concessione al nudo gratuito, nella moda dell'epoca; non male comunque le dinamiche tra i due protagonisti e orchestrata con sapienza e in crescendo la tensione. Colpo di scena finale evitabile.

Nonostante la poca originalità della trama (il predatore su strada) e un cast abbastanza sbiadito, Lenzi riesce ancora a lasciare un buon segno del proprio mestiere. L'atmosfera malsana è quella dei tempi belli riadattata, però, al nuovo horror nichilista post McNaughton. Disinvolto l'uso delle location americane. Prevedibile, invece, il colpetto di scena finale. Una delle ultime testimonianze rilevanti del genere da parte di italiani, pur nei difetti.

Chi è fan di Lenzi certo non mancherà di guardare questa sua produzione americana tutta facce, ritmi, stili, luce, lontani dalle precedenti a cui ci aveva abituato. Siamo ancora negli anni '80 e il target è un killer giovane e spietato che, indisturbatamente, consuma i suoi delitti senza che nessuno se ne accorga, assorbito nell'immensità degli spazi. C'è un tentativo di dare un'interpretazione psicologica al tutto, ma è gran poca cosa per aggiungere profondità al progetto. Finale "piacevole" e degno di un buon telefilm di razza.

Lenzi gira una specie di The hitcher al contrario, con un giovane serial killer munito di camper che raccatta autostoppiste, ma anziché rivolgersi alle meccaniche del thriller stradale punta ai climi morbosi (il sottofondo edipico) e all'horror psicologico in zona Il collezionista. A tratti la formula regge e la regia resta solida, ma l'instabilità degli elementi costitutivi (in particolare script e dialoghi) apre scorci sul comico involontario, anche per certe digressioni gratuitamente exploitative (il concorso di Miss Maglietta Bagnata!). Finale idealmente buono, ma raffazzonato.

Considerato il basso livello degli ultimi film della carriera di Umberto Lenzi, questo thriller di ambientazione americana tutto sommato si salva per qualche buon momento tensivo e qualche interessante idea registica, che mostra come comunque la mano sapiente ci fosse ancora. Ma non si può perdonare una recitazione assolutamente scadente e soprattutto il fatto che la storia fondamentalmente sia sempre uguale per tutta la durata, con poche intuizioni di sceneggiatura, finendo per essere ripetitiva e un po' noiosa. Potabile, ma pur tentando di sollevarsi dalla mediocrità non vi riesce.