Forse bisogna vederlo due volte per apprezzarlo bene; la protagonista non spicca sul resto del cast, molto più battagliero. Il film merita un bel voto, in quanto in nessun altro regista, più sponsorizzato e fornito di mezzi, ho visto tirar fuori così bene tutte le componenti più ributtanti della degenerazione e dell'opportunismo, tanto di vittime quanto di carnefici, di fronte all'inevitabile epilogo...
MEMORABILE: Ce ne sono almeno una decina... la pisciata su tutti!
Ben congegnato nella trama e soprattutto nella varietà/cura dei personaggi, è un film che parte bene e intreccia diverse sottotrame interessanti. Magari troppe, qualcuna infatti non viene chiusa a dovere e il finale è meno incisivo. Violenza e sesso appaiono in dosi contenute ma sono ben gestite e questo pone l'opera oltre la media del genere. Tra gli attori bene il giudice (De Gara) e la detenuta che vuol fare le scarpe alla Carati (una tosta Marina Daunia).
MEMORABILE: La prova dei vestiti. Il chiarimento tra il giudice e la Carati.
Una squadra (sequestrata) di tenniste viene utilizzata come scudo, al seguito d'un gruppo di evase da un carcere. La comitiva di disparate figure femminili finisce per approdare nella villa d'un giudice: ed è all'interno della casa che si consumerà un dramma scandito da atti di violenza e sesso. Pur essendo il classico lavoro sexploitation -con spunto d'avvio a carattere "Women in Prison"- il film può contare su un ottimo cast (oltre alla Carati e alla Funari è da segnalare l'importante presenza di Zora Kerowa, accreditatata come Zora Keer). Dialoghi accurati, poco espliciti e molto intimisti.
Unica regia dell’attore Brusatori, che per l’occasione si firma con uno pseudonimo quasi fiammingheggiante. Dopo una partenza – fuga, ostaggi, contrasti e nefandezze anche tra le vittime e non solo tra le carnefici – davvero potente, il film esaurisce presto le cartucce ripiegandosi su se stesso e terminando con un finale affrettato. La Carati è sotto tono, a differenza della D’Aunia, ringhiante e mascolina, che inizia alle pratiche lesbo l’immacolata Funari. La csc Pometti è cooptata tra le protagoniste.
Ecco uno di quei film che partono male ma finiscono bene (nel senso della qualità): inizio tutto da ridere tra terroristi buoni e detenute lesbiche e violente, poi il film si rimette in riga e ci regala una buona ora di tensione e azione. Ottima la Carati, il giudice arrapato e la detenuta lesbica interpretata da un'eccellente Daunia, passabile il resto del cast. Film erotico-azione gustosissimo e da riscoprire.
MEMORABILE: La Daunia al terrorista: "Insomma vattene lei vuole meeeeeeeee!" Il giudice alla Carati: "Dopo tutto questo casino ne ho il diritto!".
Niente male, anche se i primi minuti facevano presagire tutt'altro; come genere è un po' un ibrido: trattasi di un misto tra azione avventura sexploitation e woman in prison, anche se la prigione in verità non c'è. Scoperta davvero piacevole quindi, pellicola carica di un erotismo morboso e malsano; il ritmo si mantiene sempre su buoni livelli ed anche se alcune sequenze sono girate un po' in maniera approssimativa, il tutto risulta abbastanza credibile. La scena, nonostante un gran cast, la ruba tutta Marina Daunia.
Forse un erotismo non troppo adeguato allo stile del film, che a tratti finisce nel sociale impegnato, poi nel filone women in prison, poi nel rape & revenge... insomma, un bel polpettone che a volte fallisce, a volte ha dei buoni spunti. Il gruppo delle sequestratrici è ben assortito e ovviamente primeggia la Carati, in secundis la Daunia. Le scene più spinte hanno anche un loro interesse ma appaiono troppo slacciate dal contesto del film (un po' come l'allegro party con le ragazze rapite completamente ubriache). Comunque non male.
Una fuga dal carcere di quattro donne porta a una narrazione torbida e pulsante in cui, visto anche l'incipit del titolo, la violenza e il sesso etero e lesbo la fanno da padroni. Situazioni estreme con ampie dosi di nudi integrali. Cast accattivante con una Carati personalmente poco credibile; più veritiere e dannate la Daunia, la Terenziani e la Pometti. Odiosa la Pellegrini.
Forse il titolo promette più di quel che in realtà mantiene, in quanto sesso e violenze non sono poi così presenti (probabili tagli in censura). Resta in ogni caso un buon film, avvincente e con personaggi talvolta azzeccati, che riesce nell'intento di attanagliare lo spettatore fino all'ultimo minuto. Trionfo di product placement tra tute Sergio Tacchini e biancheria Lovable; si beve J&B e si fumano Marlboro nel tetro ma funzionale panorama di un invernale casale di campagna. Molto buone le musiche di Pippo Caruso.
Un gruppetto di delinquenti evade da un carcere per poi trovarsi "rinchiuso" nella villa di un giudice e improvvisare un folle piano di salvezza. Un raro film sulla violenza femminile, dove sono le donne a imbracciare i fucili e dove la loro sessualità, espressa nei modi più vari, finalmente ha modo di emergere senza tanti tabù. Lilli Carati guida questo coraggioso commando e lo fa bene, al punto che non è difficile stare dalla sua parte. Accennate le motivazioni politiche, ma non del tutto superficiali. Piccolo grande cult.
MEMORABILE: Il magnetismo di Lilli Carati, ma anche di Marina Daunia.
Probabilmente da chi ha fatto una comparsata da medico che cura il Furio verdoniano non ci si poteva aspettare un capolavoro. Malgrado le tematiche trattate, oggettivamente accattivanti (sempre pochi sono i film sul terrorismo in quegli anni!), il film precipita in una spirale bozzettistica e sessualmente morbosa. Ci si aspetta ciò che già si conosce. Tutto è prevedibile. Tranne il quantum. Ma questo è solo un dettaglio!
La rivincita delle women in prison: dopo anni di soprusi e angherie cinematografiche le ex galeotte dell'hotel cinquesbarre possono colpire le alte sfere del potere perfino nelle "parti basse", ed essere liberatoriamente stupratrici! Il genere viene ribaltato con moderata radicalità, poiché alcuni standard canonici vengono mantenuti, come pure l'arcinoto contrasto estremisti-moderati nel terrorismo rosso. Atmosfera autunnale-campestre, povertà quasi amatoriale che non stona più di tanto, presenze truci azzeccate, soluzioni "aperte" nello svolgimento.
MEMORABILE: Il calcio che la Carati sferra in mezzo alle cosce del giudice, costretto poi a urinare nei calzoni: una scena che ricorda L'ultima casa a sinistra.
Inizia in maniera piuttosto approssimativa nella messinscena (la parte della fuga è tutta da ridere) per poi migliorare visibilmente nel sequestro in casa; è lì che emergono le dinamiche tra i vari personaggi, caratterizzati con una certa intelligenza (nonostante alcuni dialoghi scritti in modo improbabile) e che ben rispecchiano il teso clima socio-politico dei tempi. Chiaramente siamo di fronte a un exploitation, quindi sesso e violenze promessi dal titolo sono presenti, pur senza troppa insistenza; cupo e nichilista, ben rispecchia la crudezza del nostro cinemabis d'epoca.
Non è un capolavoro ma mantiene ampiamente le promesse: dopo una prima parte in esterni poco convincente, il film prende quota quando l'azione si trasferisce in villa, in un contesto dove anche la parte pruriginosa d'ordinanza non appare gratuita e i tentativi di dare spessore sociologico alla vicenda non stonano. L'evidente povertà della messa in scena in tale contesto diventa un surplus e anche il cast se la cava piuttosto bene; ma più della Carati (paradossalmente troppo bella per il ruolo) si ricordano Daunia (la migliore), Terenziani, Kerowa, Funari e De Gara borghese perverso.
MEMORABILE: Il rapporto vittima e carnefice tra Carati e De Gara; La pisciata; Il rapporto saffico tra Daunia e Funari.
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DiscussioneXtron • 7/11/12 20:27 Servizio caffè - 2149 interventi
Alcune correzioni:
1) Nei manifesti, nel master del dvd e praticamente ovunque sul web è indicato come "Le evase - Storie di sesso e di violenze". Vedi tu Zend se lo vuoi correggere o metterlo tra gli AKA
2) Su IMDB il regista è indicato come Giovanni Brusadori
3) Nel cast ci sono dei nomi sbagliati. Questa è la lista corretta:
Lilli Carati, Ines Pellegrini, Marina Daunia, Zora Kerova, Dirce Funari, Filippo De Gara, Ada Pometti, Artemia Terenziani, Franco Ferrer, Angela Doria
DiscussioneZender • 7/11/12 20:32 Capo scrivano - 47790 interventi