Noi siam come le lucciole - Film (1976)

Lara (Silvia Dionisio) è una peripatetica appena uscita di prigione. Medita una lucida vendetta, ai danni di coloro che l'hanno umiliata e offesa. Da il via ad una "pensione" molto particolare, all'interno della quale tre uomini altolocati e bene in vista son costretti a prostituirsi dietro calcolato ricatto. Berruti (Suor Omicidi) realizza una commedia tendente al femminismo, dando ampio risalto e giustificazione alle ciniche (re)azioni del personaggio principale, interpretato dalla bella Dionisio. Di sicuro, al di là dei contenuti popolari, il regista affronta un tema controtendenza.

Sul sempiterno tema delle peripatetiche, un filmetto davvero maldestro tanto a livello di sceneggiatura quanto come regìa, basti vedere le tremende sequenze con le partite di rugby giocate da Undari. In più, l'umorismo è di grana davvero grossa ed il doppiaggio involgarisce ulteriormente il tutto. Paolo Ferrari mi è parso spaesato in un contesto del genere, ma forse è solo un'impressione mia.

È una commedia sexy (visto l'alto numero di nudità) tratta dal celebre scandalo "Profumo" avvenuto in Inghilterra nei primi anni 60. Vuole essere anche una critica di costume, ma la cosa che balza per prima agli occhi è che il film è poverissimo, fatto davvero con due lire. Comunque è simpatico: la Dionisio è come al solito stupenda e nel ruolo mi è piaciuta, gli altri funzionano. Certo il film svacca un po', specialmente verso la fine, rientrando nel filone delle commedie sexy più o meno sguaiate tanto criticate.

La bellissima e divina Silvia Dionisio torna nei panni di Lara, una peripatetica ansiosa di vendicarsi sontro chi l'ha sfruttata. Curiosa e interessante commedia sexy, con dichiarazioni d'intenti femministi e un'amara critica sociale al suo interno. Non foss'altro per il doppiaggio scarno e qualche sequenza quasi da ripresa amatoriale, sarei stato più generoso nel valutarlo. La Dionisio se la cava piuttosto bene, contribuendo anche al lato sexy con nudi da urlo; anche gli altri non demeritano.

Su di un argomento serio e su un progetto un po' folle o discutibile, ma alla fine comprensibile, il regista ha edificato sopra un grattacielo di buffonate e una piattaforma per farci saltellare un giocatore di rugby che sembra un Fantozzi ingrandito con la lente e un direttore teatrale che andava tanto meglio con la pubblicità di detersivi e se restava davvero nell'ambito teatrale. Si salvano i pensieri e le nudità della Dionisio e la buona prestazione di Hoffman, che è l'unico a dare una parvenza di attendibilità. Mediocre.