È un film invecchiato precocemente, abbastanza superato nel gusto oltrechè negli effetti speciali, rudimentali. Si cerca di condire una storia sempliciotta ed apocalittica in un futuro decadente con le scazzottate, elemento indispensabile di ogni film di Van Damme. Decisamente inferiore al sequel. Da consigliare solo agli amanti delle gesta violente dell'attore belga e comunque nel complesso tollerabile.
Il re della serie zero si cimenta con un postatomico che offre Van Damme come interprete principe. Il plot è pari al nulla, con questa ricerca di Atlanta e della donna salvamondo ma il percorso riporta alle vicende dei guerrieri della notte; viaggio tra mutanti, bande criminali e peste sparsa qua e là. Vi è anche spazio per una fugace ma meritevole epifania del magnifico seno della Richter e per un combattimento finale da pelle d'oca. Io sublimo ciò che spesso altri scartano. Per me è una pellicola da vedere e rivedere.
Inguardabile post-atomico arrivato pure da noi (comprensivo di seguito): avvicendato sulle traversie di una donna-cyborg diretta in quel che rimane di Atlanta per combattere contro un tipo crudele e spietato, tale Fender (Vincent Klyn) con banda al seguito. Derivato dal clamoroso successo carpenteriano, il film ha di originale i nomi dei protagonisti, attribuiti sulla base di famose marche di strumenti musicali. Stupido, pur se pieno di azione (figura nel cast Van Damme: era inevitabile), è caratterizzato da stomachevoli duelli e una discreta dose di gore.
Dei film futuristici, sia italiani che d'oltreoceano, è probabilmente l'esempio più squallido e malriuscito. Colpa di un budget vistosamente deficitario (produce un Menahem Golan allo sbando) ed in questo genere le lacune monetarie sono piuttosto innascondibili. Il soggetto praticamente è inesistente e il regista, un certo Pyun, naviga a vista all'insegna della macelleria da pellicola tra efferatezze e scene splatter di quelle fatte proprio coi piedi. La cyborg del titolo peraltro ha un ruolo defilato. Van Damme sembra il meno peggio, il che è tutto dire.
Con il genere postatomico appena rivitalizzato dal terzo Mad Max e dalla saga animata di Kenshiro, la scelta di insistere su tale filone usufruendo del guerriero cinematografico del momento (Van Damme) si dimostra più che ovvia. Il film, al contrario, sorprende per bruttezza ed inefficacia sotto ogni punto di vista, comprese coreografie dei combattimenti. Si salva qualche spunto fotografico, ma è poca cosa. I nomi dei protagonisti rimandano curiosamente a due leggendarie multinazionali (Fender e Gibson) da sempre in netta concorrenza.
Uno dei grandi successi di Albert Pyun non è altro che la scopiazzatura di vari postatomici e film di fantascienza dell'epoca. Un po' Terminator, un po' Fuga da New York, con tanti combattimenti (girati anche bene) ma con poca sostanza e un cast pessimo. Van Damme è ancora lontano dall'essere un eroe carismatico e si limita a sfoderare le arti marziali.
Si può tranquillamente dire che l'unica cosa piacevole all'occhio in questo film ambientato in un futuro post-apocalittico è un giovane e in piena forma Jean-Claude Van Damme. Molte scene risultano veramente assurde e con una totale mancanza di credibilità. Bocciato.
Non così brutto come si dice. Van Damme ha fatto ben di peggio e anche nel genere post-atomico si sono viste cose decisamente peggiori negli anni '80. A non convincere è più che altro la storia, banale e mal raccontata; non viene approfondita a dovere la psicologia dei personaggi, privando lo spettatore di qualsiasi immedesimazione con gli stessi. Al di là di questa superficialità, il resto è quel che ci si aspetta da una produzione Cannon del periodo: violenza gratuita, azione, esplosioni e duelli all'ultimo sangue. Per fan del (sotto)genere.
MEMORABILE: Van Damme messo in croce; le battute truci del cattivo.
Con "Cyborg" Pyun ha fatto la sua fortuna, e poi Jean-Claude Van Damme e ambientazioni discrete sono il binomio perfetto per un B-movie di successo. La regia è mediocre e alcuni attori (tra cui il cattivone con gli occhi di ghiaccio) recitano da cani. Questo miscuglio di fantascienza e cyberpunk diventerà il marchio di fabbrica del regista, che in futuro girerà solamente film sui cyborg o simili. "Cyborg" non è niente di speciale, alcuni momenti sono pesanti e altri invece vorrebbero essere drammatici ma proprio non ci riescono.
Il film è persino peggiore degli italianissimi B-movie simili a questo, tipo I guerrieri del Bronx o Fuga dal Bronx. E credo non ci sia molto da aggiungere. Costumi e scenografie semplicemente imbarazzanti con recitazione pessima. Personaggi poi che scadono nel ridicolo per quanto Pyun calca la mano. È vero che Van Damme è uso a filmacci del genere, ma qui si è toccato davvero il fondo e si è continuato a scavare. Lo sconsiglio persino agli appassionati.
Una disgraziata rivisione non mi ha fatto comunque cambiare la mia idea precetta: film approssimativo, risaputo, diretto in modo mediocre, con il solo Van Damme che risulta più o meno accettabile. Un D'Amato avrebbe fatto magari meglio e non c'è davvero un minimo vero motivo che spinga ad assistere a questo lungometraggio; discreta comunque l'atmosfera, che permette almeno la visibilità dell'opera. Un sequel.
Solo i devoti appassionati del genere potranno gradire questa meno che mediocre pellicola interpretata da marmoreo Van Damme, il quale ha realizzato (perfino lui !) cose decisamente migliori. In questo Cyborg si mescolano il genere post atomico e quello delle arti marziali ma la contaminazione produce un frullato indigesto. Apparato tecnico di imbarazzante povertà, recitazione sotto il livello di guardia e regia imbarazzante. Meglio vedere i filmini delle vacanze.
Post-atomico condito con un po' di cyberpunk e le scazzottate del belga Van Damme, che in quel periodo iniziava a farsi strada con successo nel genere action. Belle le ambientazioni e le coreografie dei combattimenti con i pittoreschi cattivoni. L'hawaiano Albert Pyun in seguito si specializzerà in pellicole a basso costo d'azione e fantascienza come questa.
Del film stupisce la frammentarietà delle sequenze, che paiono isolate dal contesto nonostante il rudimentale filo conduttore impostato da un regista da sempre specializzato in B-movies con scarsi risultati. Recitazione ai minimi, storia banale, sceneggiatura deprimente, effetti ridicoli o quasi. E non c'è niente da capire, nemmeno per gli amanti del genere.
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Jean Claude Van Damme durante le riprese di questo film ha gravemente ferito a un occhio uno stuntman, con un calcio dato per errore in modo troppo energico, ed è poi stato citato a giudizio per danni. Perse la causa e fu tenuto ad un lauto risarcimento.
E' presente in commercio un dvd del film, privo di contenuti speciali ma in compenso dotato di un fascicoletto di svariate pagine con retroscena e curiosità sul film.