Oggi, domani, dopodomani - Film (1965)

Un industriale ossessionato dai palloncini (Ferreri); una coppia che risolve i litigi con la pistola (De Filippo); un bancario che vende la moglie (Salce). Il primo episodio deriva dai tagli fatti a un lungometraggio (poi ripristinato col titolo "Break up") dal produttore, che gliene affianca altri due sempre con Mastroianni. Ma la differenza si vede: il corto di Ferreri è geniale nella grottesca descrizione di un'ossessione che è paradigma del vuoto della società (splendido il finale); gli altri sono solo buffi paradossi senza spessore.

Un tempo c'era gente come Ponti che imbastiva disdicevoli operazioni commerciali come questo film, pagando due barzellette inqualificabili di Eduardo De Filippo (L'ora di punta) e di Luciano Salce (La moglie bionda, rivisto identico in Ricchi, ricchissimi praticamente in mutande di Sergio Martino, episodio con Pozzetto e Janet Agren) per accompagnare L'uomo dei palloni (geniale lavoro firmato da Ferreri ed Azcona), giudicato troppo ermetico per essere distribuito da solo. Eppure è l'unico che merita una visione. Meglio come lungo, distribuito in seguito col titolo "Break Up".

Dispensabile. L'episodio di Ferreri, per i noti motivi, è addirittura non valutabile (in questa "editio minor", peraltro, non convince più di tanto). Quello con la Tiffin (tolto il momento di sparecchiare la tavola) è mediocrissimo: lungo, noioso, ripetitivo. Non male quello di De Filippo, anche se si basa su una sola trovata. Si riconosce Ennio Antonelli che bacia la Tiffin stesa sull'autovettura. Di sicuro non è un film necessario.

Sembra più un film fatto per sponsorizzare una delle tre bionde (Lisi, Tiffin e Spaak) che per altro. Comunque, gli episodi firmati De Filippo e Ferreri sono i migliori, quello di Salce è a tratti noioso e ripetitivo. Mastroianni ha fatto di meglio.

Insomma... Amo il genere di film a episodi che andava tanto all'epoca, ma questo non è né dei più organici né comunque dei più riusciti. Il più godibile mi è parso quello defilippiano dell'ospite che tiene a bada la moglie con una intimidatoria roulette russa, grazie soprattutto a un Salce beffardo che con una sola espressione domina la scena. Deludente Mastroianni che gigioneggia troppo e -strano a dirsi- pure male. Superfluo.

Commedia di natura surreale composta da 3 episodi dei quali quello sceneggiato da De Filippo risulta il più efficace ed equilibrato. Invece il primo è forzato e soprattutto fiacco, mentre l’ultimo, nel quale sono profusi i maggiori investimenti in termini di location, bellezze muliebri, costumi e comparse, forse proprio a giustificare lo sforzo finanziario, risulta un brodo allungato. Risultato finale: noia batte divertimento (pochino) 2-1.

Mi ha deluso un po' questo film diviso in tre episodi. Il primo episodio diretto da Ferreri non è male, ma la versione ridotta forse non permette un giudizio chiaro. La palma del migliore va al secondo, ossia quello di De Filippo davvero spassoso, mentre il terzo è il peggiore ed è davvero pochissima cosa oltre a essere lungo e noioso. Mastroianni è bravo, ma non è al suo massimo (tant'è che Salce nel secondo episodio gli ruba la scena), mentre le protagoniste femminili (Spaak, Lisi, Tiffin) sono splendide. C'è di meglio.

La qualità va a decrescere. Dalle vette straordinarie del primo episodio in cui è illustrata la nevrosi scientista dell'incapacità di definire l'aleatorio, si passa al sottovalutato e divertente surrealismo di De Filippo (forse sottovalutato poiché divertente). Peccato per l'episodio finale, uno scherzo tirato in lungo. Mastroianni scintilla da par suo, a ogni latitudine di tono e genere. Bravi anche Salce e le signore. I palloncini ferreriani, benché compressi, scoppiettano come capolavori.