Schlingensief è proprio de fora, non c'è che dire: fa coesistere, convergere e compenetrare la pesante provocazione politica e religiosa con impennate splatter e parentesi scatologiche, la parodia più anarcoide e sguaiata con grottesche slapstick di sesso laido, e fa stare gomito a gomito frammentazione sociale e nazionale con quella narrativa (scordatevi coesione e rigore narrativo: siamo in piena dodecafonia filmica), sembra di vedere in un sol colpo Makavejev, Waters, Lewis, Kern&Zedd, Kaufman, Lynch, Meyers e i corti di Buttgereit, passando per il dada e la body art più virulenti. Follia a 1000: a voi scoprire se c'è del metodo.
Il cinema di Schlingensief è sempre così, da prendere o lasciare. Urlato, esagitato, confusionario, violento, rozzo, volgare, sgradevole, irriverente e sicuramente provocatorio. Ma, come si sa, il troppo stroppia e le insistenti e reiterate provocazioni alla fine stufano e cadono nel vuoto. Ciò vanifica anche qualche interessante ed arguta riflessione sulla Germania che avrebbe meritato sorte migliore. Confezione abbastanza rozza. Francamente spiace che una grande attrice come la Carstensen sia finita in questo guazzabuglio. Almeno dura poco.
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