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TITOLO INSERITO IL GIORNO 24/09/08 DAL BENEMERITO GALBO
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Galbo 25/09/08 05:55 - 12372 commenti

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Attraverso un arco di tempo di sei anni (dal 1958 al 1964) e altrettanti capitoli, viene rappresentato nel film il rapporto tra due fratelli siciliani emigrati a Torino. Opera intensa ed appassionata in cui il regista Amelio utilizza una storia personale per parlare del grande fenomeno dell’emigrazione che spostò masse di popolazione dal sud al nord d’Italia. Impregnato di un cupo pessimismo (compreso il finale poco consolatorio), il film presenta tuttavia connotati fortemente realistici che non lasciano indifferente lo spettatore.

Nando 7/07/10 01:40 - 3806 commenti

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Amara parabola di vita vissuta ambientata nel mondo degli emigranti meridionali in terra sabauda. La voglia di emergere, il duro lavoro in fabbrica e le umiliazioni subite costantemente. Una lucida ma altrettanto controversa analisi che fa da sfondo nella narrazione incentrata su due fratelli giunti a Torino dal profondo sud. Bravo il cinico Lo Verso ma altrattanto valido Giuffrida. Un buon lavoro di D'Amelio.

Cotola 22/07/10 21:06 - 8998 commenti

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Ennesima perla (molto sottovalutata) regalataci da Gianni Amelio che continua a girare film nel suo stile fuori dalle mode e dagli schemi convenzionali ed ipertrofici del cinema contemporaneo che portano molti spettatori a considerare freddi e noiosi i suoi lavori. Così non è: non solo non mancano le emozioni ma è proprio il modo diverso di raccontare questa storia amarissima di emigrazione di due fratelli a regalare pezzi di grande cinema che fanno male, documentano e restano nella memoria.

Guru 28/10/10 19:38 - 348 commenti

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Il film fa riflettere sulla incomunicabiltà e sulla "forza" dei dialetti; la risposta alla grandezza di quest'opera è da cercare lì. Il "mostrarla al pubblico" è tutt'altro che semplice. Il disagio della discriminazione e dell'emigrazione verso il nord Italia è stato messo in luce in modo ineccepibile e la miscellanea delle "lingue" ne è la testimonianza più autorevole. La storia che lega i due fratelli, Pietro e Giovanni, uomini d'onore prima di tutto, è la ricerca della felicità altrui che porterà a sopportare un carico infamante.

Myvincent 4/12/11 21:32 - 3721 commenti

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Due fratelli emigrati dalla Sicilia a Torino alla fine degli anni '50 affrontano le diversità culturali e sociali, sviluppando la loro esistenza in direzioni diverse. Il senso di sconfitta crescerà evidente in entrambi, in quell'unico legame che li sorreggerà sino in fondo e che sarà di natura omertosa. Un film amaro con la grande forza espressiva dei due interpreti principali, davvero efficaci. Tanto premiato quanto ingiustamente disertato nelle sale cinematografiche dell'epoca.

Pigro 23/06/12 09:25 - 9623 commenti

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Scene da uno sconfinato amore fraterno, o meglio dalle sue trappole e illusioni, coltivate sordamente e culminate in un finale che getta una luce sinistra sull’intera storia. Nell’ottima ricostruzione ambientale-antropologica dell’epica immigrazione torinese, Amelio sfugge alla retorica della pura rievocazione sociale d’epoca per concentrarsi sulle vicende dei fratelli siciiani la cui fragilità evolve verso esiti di autoillusione e autolesionismo. Un film dai tanti dialetti che racconta una devastante incomunicabilità, prima di tutto familiare.

Rebis 15/11/12 19:50 - 2331 commenti

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Fratelli come amanti, in una Torino austera, infestata dai conflitti sociali, spaccato di un'Italia scissa, illusa e inadeguata. Amelio racconta la Storia attraverso i sentimenti dei suoi personaggi, immerso nelle ambiguità di un melodramma opaco, intenso, che riserva destabilizzanti complessità, mentre il non detto, il fuori campo, si sviluppa assumendo proporzioni vaste e metaforiche. La stratificata costruzione narrativa per capitoli, scene, lunghi piano sequenza ha una progressione metodica ipnotizzante. L'oscurità dei molti dialetti colloca la parola in una significativa marginalità.

Mickes2 8/04/13 23:45 - 1670 commenti

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L’amore tra due fratelli, non comunicato o incomunicabile, inconscio e autodistruttivo, alimentato solo attraverso sguardi e carezze, volontà e sacrificio; illusioni. Quella di Amelio è una ricostruzione storica dell’epoca che si dipana come un melò epopeico suddiviso in sei significativi capitoli che, genuinamente, si distacca dall’aspetto ideologico per dischiudersi nella sfera intima famigliare e antropologica del contesto. L’idea del Bene per i propri cari al di sopra di tutto, si esplicita in un finale ambiguo, uno schiaffo in pieno volto.

Giùan 22/08/18 15:39 - 4528 commenti

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In qualche modo giro di vite della filmografia dell'amato Gianni, è un film diretto e complesso, popolare e ambizioso, umile e ostile, livido e appassionato, il cui stesso insuccesso è significativo. Permeato senza sosta da un insostenibile tenerezza e, quasi suo malgrado, da uno sconcertante horror vacui, ha nelle sue incongruenti ellissi, nei suoi evidenti vuoti e buchi, le ragioni stesse della propria forza "romanzesca" e di una verità esemplare e "filosofica". Lo Verso feticcio insostituibile, Giuffrida probabilmente troppo necessariamente debole.
MEMORABILE: La famiglia foggiana che cerca un incomprensibile indirizzo; L'educatore Gifuni al battesimo; Il finale.

Paulaster 12/05/20 10:00 - 4373 commenti

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Due fratelli si ricongiungono a Torino a fine anni Cinquanta. Divisione in capitoli per i sei anni che dura la storia documentando le condizioni, umiliazioni comprese, degli emigranti siciliani al nord. Prima parte notevole in cui si descrive come fossero di fatto stranieri seppure in patria; cala un filo d'interesse quando ci si focalizza sul rapporto tra i due. Anche una fotografia più retrò avrebbe giovato. Uso dei dialetti originali fondamentali per la riuscita del film, con lieve difficoltà a capire tutte le sfumature.
MEMORABILE: Il maestro di cucaracha; L'esame dei tre anni in uno; Le prove di scrittura; Sul treno di ritorno in Sicilia.

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Pessoa 21/05/20 00:51 - 2476 commenti

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La poesia di Amelio torna a fare i conti con una delle pagine oscure della nostra storia, donando a un valente Lo Verso un ruolo maestoso, erede diretto dei Vinti verghiani. Il protagonista, pur imprigionato dalla sua sicilianità, riesce a scavarsi con le unghie il suo posto al sole freddo di un Piemonte refrattario, con una storia amara, stigmatizzata da quadretti che non tolgono nulla a una spietata visione d'insieme. Grande cinema che a Venezia hanno giustamente premiato, fotografia sublime, regia impeccabile. Merita senz'altro la visione!
MEMORABILE: L'interpretazione di Giuffrida, in un ruolo per niente facile.
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  • Curiosità Guru • 23/10/10 23:03
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    Leone D'oro alla 55°ma Mostra Internazionale del Cinema di Venezia
  • Musiche Guru • 29/10/10 19:25
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    E per gli amanti dei ritmi latini (come me!) nel film la canzone Chucara Cha Cha cantata da Perez Prado
  • Discussione Myvincent • 9/12/11 21:06
    Compilatore d’emergenza - 50 interventi
    Che tristezza dover constatare quanto "Così ridevano" di G.Amelio, un film sulla condizione dell'emigrazione meridionale sul finire degli anni '50 e molto di più, alla fine sia un po' caduto nel dimenticatoio; io stesso non lo conoscevo neanche e scoprirlo è stata una piacevole sorpresa. Bravissimi gli attori, ottime le loro caratterizzazioni.