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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Un Hitchcock d'annata, quando ancora il maestro era alla ricerca di uno stile personale che riuscisse a lasciare un'impronta anche su copioni non proprio esaltanti come in questo caso (in cui la colpa è da attribuire alla moglie del regista, che ne è l'autrice). L'omicidio del titolo è quello di un'attrice di teatro, ritrovata cadavere vicino a un attizzatoio e a una sua collega in stato di semi-incoscienza, sulla quale si concentrano tutti i sospetti. Ma un componente della giuria destinata a giudicarla (Herbert Marshall, divo del muto al suo primo approccio col sonoro), di mestiere impresario e drammaturgo, non è affatto convinto dell'apparente colpevolezza di lei e comincerà a indagare personalmente....Leggi tutto Un tema poi classico per il cinema di Hitchcock è sviluppato in maniera piuttosto convenzionale, con pochi colpi di genio (il piano-sequenza in apertura sulle finestre affiancate d'un palazzo, il protagonista che parla attraverso i propri pensieri, l'introduzione di un personaggio dalla sessualità ambigua....) e molti dialoghi tediosi (l'assenza di una colonna sonora tradizionalmente intesa si fa sentire). Vista l'età del film, in ogni caso (siamo nel 1930!), è da rimarcare la modernità dell'accostamento hitchcockiano al cinema, privo di inutili orpelli e attentissimo alla struttura della narrazione, che nulla lascia al caso. I personaggi hanno tutti una loro dimensione ben precisa, sono diretti con bravura, mentre già si intuisce l'interesse per i finali grandiosi e spettacolari (con tutte le limitazioni del caso, in questo frangente). Si nota insomma una capacità non comune nel districarsi con originalità tra le strette maglie di una sceneggiatura modesta e di un soggetto d’impostazione teatrale molto statico.

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Ciavazzaro 19/05/08 18:08 - 4770 commenti

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Interessante giallo hitchcockiano, nel quale un attrice viene accusata di omicidio. Il colpo di scena è dietro l'angolo, le interpretazioni più che buone, bravissimo il protagonista Herbert Marshall, da ricordare il finale in teatro. Ben costrutita la parte processuale.

Pigro 14/03/09 10:12 - 9666 commenti

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Attrice è condannata per il delitto di una collega, ma un drammaturgo è convinto della sua innocenza. L'impostazione della storia è piuttosto classica: un delitto, l'innocente condannato, le indagini alternative e il colpo di scena. Tuttavia Hitchcock riesce a realizzare un buon film, rendendolo accattivante, anche grazie all'ambiente teatrale del plot (e anzi giocando sui diversi piani della realtà e del teatro) e mettendo a segno alcuni momenti di rilievo. Da segnalare la non comune presenza del tema dell'omosessualità in un film del 1930.

Lucius 23/09/10 23:58 - 3015 commenti

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In un bianco e nero sbiadito tanto che sembra un grigio matita, Hitchcock realizza un thriller processuale insolito e accattivante. Alla base un omicidio di un'attrice e un intero teatro messo a soqquadro dalla polizia (deliziosi gli interrogatori continuamente interrotti dallo show in corso). L'aspetto processuale occupa buona parte della pellicola e si va avanti senza un'apparente soluzione al giallo che appare ancora più ambiguo per via del tema dell'omosessualità. Un cubo di Rubrik con cui perdere la testa.

Ducaspezzi 5/02/12 03:19 - 222 commenti

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Hitchcock d'annata. Da poco, nei film, era venuta la voce agli attori e da come in effetti si muovono personaggi e scene non ti sorprenderesti di veder spuntare ancora qualche cartello. Non siamo ancora al thriller del maestro, ma ci troviamo gradevolmente immersi in un whodunit che, oltre ad avere caratteristiche teatrali, offre pure qualche sguardo sul teatro. Non mancano piccole svisate comiche che si innestano con garbo, sancendola in pari tempo, nella "palcoscenicità" dell'insieme. Hitchcockianamente perturbante il disvelamento.

Giacomovie 1/10/15 13:17 - 1398 commenti

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Interessante analisi di Hitchcock sul rapporto tra giustizia e animo umano, con l'accento sui dubbi morali che possono derivare da un verdetto di colpevolezza e sui mezzi che ha l'uomo per intervenire su un destino che sembra segnato (i titoli di testa scorrono infatti sulle note della Quinta di Beethoven, sinfonia associata al tema del destino). Ad una prima parte più concitata grazie al piglio investigativo ne segue un'altra meno vivace ma ugualmente efficace per il modo in cui sa essere risolutiva.

Ryo 9/06/16 13:36 - 2169 commenti

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Hitchcock si cimenta con un giallo tradizionale in cui si evince tutto il suo amore per il teatro: l'omicidio sembrerebbe compiuto da un'attrice di teatro nei confronti di una collega della compagnia. Interrogatori dietro le quinte durante uno spettacolo (uno dei giurati è un attore che per far confessare il vero assassino mette in scena un'improvvisazione teatrale) e anche il finale è un puro omaggio. Comprensibilmente, la trama ha poco di originale per i giorni nostri; la realizzazione invece, propone molte idee innovative per l'epoca.
MEMORABILE: L'improvvisazione di Fane, in cui prende coscienza di sé; Il finale: l'inquadratura si allarga e...

Luras 29/03/17 17:33 - 146 commenti

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A parte l'evidente vetustà che rende la pellicola fin troppo artigianale, di scarsa qualità visiva, a deludere è la noia generale. Non ci sono azione, tensione e ironia ma solo tanti dialoghi. La sceneggiatura è statica, essendo un giallo da tribunale, però mancano proprio i tipici virtuosismi tecnici di Hitchcock, quindi il tutto scivola nell'anonimato. Si salva solo il finale, dove finalmente si nota qualche sequenza, se non proprio memorabile, quantomeno soddisfacente, sia da un punto di vista prettamente registico sia dello spettacolo puro.

Minitina80 22/10/19 21:20 - 2984 commenti

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Un thriller più che soddisfacente a cui la carta d’identità non pesa in modo particolarmente grave. Nonostante i limiti tecnologici, non demerita sotto quasi nessun punto di vista. Si nota una chiarezza d’intenti confermata da una qualità delle riprese soddisfacente e qualche spunto narrativo meritevole di nota. Un paio di scene, almeno, lasciano il segno facendo salire il dubbio sull’anno di produzione e permettendo di dimenticare in fretta qualche piccola fase di apparente stanca, soprattutto nelle parti di raccordo.
MEMORABILE: Il suicidio.

Danadana 2/07/20 22:18 - 8 commenti

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Formalmente tra il courtroom ed il whodunit. Immerso in un brodo un po' "lento", povero di mordente per via di una scrittura non proprio fluida e poche trovate interessanti tra il mare di parole pronunciate. Non dimentichiamo che è un film del '30 per cui alcuni difetti sono contestualizzabili e tranquillamente perdonabili. La prima parte è più scorrevole e interessante anche dal punto di vista del tema del teatro, che sarebbe potuto essere un punto di forza che invece la sceneggiatura abbandona in favore della chiarezza di trama.
MEMORABILE: L'Interrogatorio a teatro con la scena divisa tra palco e retropalco.

Pinhead80 26/07/20 17:39 - 4759 commenti

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Nel mondo del teatro viene commesso un orribile omicidio che sembra avere come unica indiziata e colpevole una giovane attrice. Doucie Markham attanagliato dal senso di colpa cerca di fare maggior chiarezza sull'accaduto. Bastano un  paio di minuti per capire che alla regia non può che esserci quel geniaccio di Alfred Hitchcock, capace di inserire all'interno di una storia semplice un elemento quale l'omosessualità (e siamo negli anni '30). Il bianco e nero esalta sequenze uniche come quella dell'ombra del patibolo che si staglia sulla parete della cella.
MEMORABILE: I titoli di testa sulle note della Quinta sinfonia di Beethoven; L'audizione di Fane.

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Daraen4 18/01/21 21:38 - 102 commenti

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Giallo di Hitchcock privo del primo atto, che sceglie di partire con l'accadimento motore lasciando lo spettatore sperso, privo del legame con il protagonista, inesistente fino a un terzo del film; la suspense non esiste, nulla accade, fino all'episodio finale; la regia gioca usando tutte, forse troppe, carte, risultando eclettica, ma a tratti il montaggio è eccessivamente veloce; potrebbe essere tutto calcolato, questo ritmo sincopato; interessanti alcune scelte registiche; didascalico e lento, aliena il pubblico, sballottato fra la realtà scenica e la finzione nella finzione.
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  • Curiosità Cotola • 24/06/09 20:04
    Consigliere avanzato - 3844 interventi
    Cammeo hitchcockiano: il regista è un passante distratto dietro la casa del delitto.
  • Curiosità Ciavazzaro • 25/06/09 15:02
    Scrivano - 5591 interventi
    Di questo film esiste anche una versione tedesca,girata sugli stessi set,con la stessa storia,ma con attori tedeschi (esattamente come successe con la versione spagnola di Dracula).
  • Curiosità Lucius • 24/09/10 00:05
    Scrivano - 9051 interventi
    Anche chi si occupa dell'omosessualità nel cinema di Htichcock non può esimersi dall'iniziare dalle considerazioni di Rohmer e Chabrol che furono tra i primi a individuare la presenza di un trittico dedicato all’illustrazione del tema dell’omosessualità da tre punti di vista: morale in Murder!, realistico in Rope, psicanalitico in Strangers on a Train», e cioè rispettivamente Omicidio! (1930), Nodo alla gola (1948) e L’altro uomo - Delitto per delitto (1951).
    Un saggio completo su questo aspetto presente in realtà anche in molti altri film di Hitchcock è dato dal libro di Theodore Price:
    "Hitchcock e l'omosessualità" che contiene un ragionato catalogo delle sue passioni più riposte insieme ad una dettagliata mappa dei suoi desideri incoffessabili.E anche la sua figlia Pat e i suoi più famosi attori, investigati finiscono sotto analisi come personaggi di questa storia nella storia.
  • Discussione Rebis • 24/09/10 16:10
    Compilatore d’emergenza - 4420 interventi
    Lucius ebbe a dire nella sezione curiosità:
    ... la presenza di un trittico dedicato all’illustrazione del tema dell’omosessualità da tre punti di vista: morale in Murder!, realistico in Rope, psicanalitico in Strangers on a Train», e cioè rispettivamente Omicidio! (1930), Nodo alla gola (1948) e L’altro uomo - Delitto per delitto (1951)...

    Interessante. Avevo letto anch'io (non ricordo più dove) un'analisi sul tema dell'omosessualità nel cinema di Hitchcock, in relazione anche alla forte misoginia del regista. Credo però che oltre ai tre film giustamente citati, bisogna aggiungere anche Psycho che, non a caso, è stato "riprodotto" da Gus Van Sant... In fondo si tratta pur sempre del ritratto di un omosessuale (certo, con tutti i retaggi storici e freudiani del caso)...
  • Discussione Lucius • 24/09/10 17:52
    Scrivano - 9051 interventi
    Il libro è molto interessante, quella è una "Trilogia a tematica" ma sono molti altri i personaggi nelle pellicole di Hitch, tipo l'omicida di Frenzy,Norman Bates, ecc..ecc... i tempi erano quelli che erano e Hitch per comunicare certe condizioni faceva quel che poteva, il libro dà veramente ampi dettagli su questi aspetti presenti in gran parte della sua filmografia.
    Ultima modifica: 26/09/10 12:03 da Lucius
  • Discussione Harrys • 25/09/10 15:30
    Fotocopista - 649 interventi
    Un altro libro interessante sull'argomento è quello di Alberto Boschi: "Nodo alla gola".