Nick's film - Lampi sull'acqua - Documentario (1980)

La morte in diretta/al lavoro dal vangelo secondo Wenders, che immortala gli ultimi segmenti di vita dell'amico Nicholas Ray progressivamente sbranato dalle metastasi. Operazione ambigua e provocatoria oltre le intenzioni degli autori, di per sé interessante (specie nel sottrarsi di Ray a qualsiasi equivoco tanatofilo), ma nelle mani di Wim Clorex di asfissiante moralismo (tanto più nella forzata ricerca di un approccio neutro). E, come sempre accade con Wenders, due @@ così.

Snuff movie d'autore verrebbe da dire, ma la battuta sarebbe facile quanto liquidatoria. La verità è che questo è un (non) film disturbante e perturbante, nel suo tentativo, falso già in partenza (nella sua stessa concezione), di tener ai margini del campo visivo quella morte che invece non solo rientra costantemente in scena, ma si prende tutti i riflettori e i primi piani. Macabro e voyeuristico al di là delle (buone) intenzioni di Wenders e Ray, è un caso più unico che raro di Opera eterodiretta, diretta da un implacabile regista con la falce.

Immagini poetiche, la giunca ripresa dall'alto con le sue caratteristiche vele, immagini commoventi; Ray, ammalato e consapevole del poco tempo che gli rimane, parla ai giovani e ancora si sente la sua passione per il cinema, che a volte è arte e a volte no. Il resto non so giudicarlo e non so cosa Wenders volesse fare o dimostrare o addirittura sperimentare. Le immagini finali, dopo le ultime parole di Ray, non le approvo e non so cosa ci stiano a fare, ubriacatura o dolore, non si capisce. Nicholas Ray se ne va con dignità.

Certo è che Wenders ci fa la figura di un pivellino sbranato dalle paturnie, mentre le poche, limpide parole di Nicholas Ray ti fanno tremare persino le ossa. La pretesa onestà intellettuale innanzi alla morte dell'amico non riassorbe le ambiguità dell'operazione né riesce a drammatizzarle in funzione dell'accadimento, la cui potenza necessiterebbe solo di uno sguardo attonito e straziato a testimoniare il coraggio che Ray trattiene fino all'ultimo fotogramma. Ma è un film sulla persistenza e non sull'impotenza. Patetiche le chiacchiere sulla falsificazione ineluttabile. Epilogo superfluo.

Ogni cinefilo ha un regista per il quale nutre una folle passione, proprio come è avvenuto tra Wim Wenders e Nicholas Ray. Una passione che vuole andare oltre la morte, e quindi anche alla messa in scena della morte stessa. Un film fortissimo, scandito dalle parole che Ray riesce a pronunciare mentre sa di dover presto morire, una riflessione sull'eternità e sulla caducità.