Lento e senza una vera spiegazione nel finale, è un film inquietante, senza che sia possibile attribuirgli l'etichetta di horror o thriller. L'atmosfera rarefatta e lo spettacolare contorno della campagna australiana, rende le immagini ancora più oniriche di quando gli effetti speciali moderni potrebbero produrre. Spacciato per una storia vera, è in realtà frutto dell'immaginazione di Joan Lindsay, autrice del libro da cui il film è tratto. Libro che pone domande, ma che non offre alcuna risposta.
Panico, inesplicato ed inesplicabile. Trae il suo fascino inquietante dai silenzi, gli sguardi, il suono del flauto, l'atmosfera irreale, gli orologi fermi, le camminate quasi sonnambuliche delle protagonsite attirate magneticamente dal fascino misterioso ed annientatore della Natura. Elegante e raffinata la fotografia.
E' il film che impose, molto giustamente, all'attenzione della critica anche europea il talento di Peter Weir. Il ritmo è lento, anzi lentissimo, e può far addormentare più di uno spettatore, ma una fotografia eccezionale e una musica molto bella aiutano il regista a raccontare una pseudo storia vera con un senso del magico che è difficilmente riscontrabile in altre opere. Anche se deluderà alcuni, pure la scelta insolita per il finale è scelta molto riuscita. Bellissimo.
Quasi un capolavoro. Magica, irresistibile, affascinante pellicola che impagina immagini che sotto la direzione di qualcun altro sarebbero finite nel lezio, ma che Weir dipinge con tocco talentuoso e conquistante. Film di regista come pochi, visto che si ricordano le atmosfere molto più che gli attori. I dardi solari, le tenebre, il mistero avvolgono, affascinano e si fanno indimenticabili. Senza contare che la mancata spiegazione dell'enigma aumenta il fascino del mistero.
Difficile imbattersi in pellicole così coinvolgenti. Immagini che sembrano dipinti di grandi pittori, le tre splendide ragazze, la fantastica colonna sonora che quasi ipnotizza chi l’ascolta (capace di enfatizzare ancor più quella sensazione di soprannaturale che si ha guardando). E pensare che, analizzando il contenuto, ci si accorge che è la semplice storia di tre amiche scomparse nel nulla (quasi fossero le prescelte per chissà cosa). Ed è anche una pellicola assolutamente inconcludente. Alla fine ti lascia con un pugno di mosche, eppure…
Film atipico che miscela delicatezza e dramma e si segnala per la forza suggestiva di immagini e musiche. Protagonista è la natura, magnetica e impenetrabile. Catalizzatore del tutto è la sparizione delle tre ragazze e di una docente durante un picnic. Weir sviluppa magicamente le atmosfere a scapito di trama e attori. L'evoluzione della storia (che Weir non chiude, misteriosa ad esempio la figura della docente McCrow) porterà a rivelare la dispotica conduzione del collegio e, anche metaforicamente, a mettere in discussione il potere costituito.
Probabilmente la miglior fotografia di sempre. Un film emotivamente impattante e surreale, che coglie in pieno nella dimensione filosofica della violenza naturale e la sua irrestibilità, la frenetica ricerca dell'essere umano in conflitto con la soprannaturalità soggiacente. Maturo e di grandi intenti, coglie concetti alti sulla neutralità dell'uomo sul fato, che visto in chiave panteista è la natura stessa che determina il cammino dell'essere umano. Film davvero "alto" anche se percettibilmente noioso.
Interessante ed intrigante film che dischiuse a Weir le porte del successo e che ne mise in luce le qualità non comuni. È una pellicola molto affascinante e deliziosamente ammantata di mistero che, nonostante un ritmo non certo travolgente ed alcune cripticità di troppo (peraltro abbastanza gratuite), si lascia seguire dall'inizio alla fine molto piacevolmente. Da riscoprire e rivalutare.
Misteriosa scomparsa di un gruppo di collegiali australiane in gita presso una famosa roccia millenaria. Da queste premesse il regista australiano Peter Weir realizza una delle sue prime opere nonché una delle migliori della sua carriera. Impregnato di un'atmosfera onirica, ma contemporaneamente molto legato alla natura dei luoghi in cui è ambientato, il film si avvale di una bellissima fotografia. Interpreti all'altezza.
Film curioso e straniante. Attori non troppo conosciuti al grande pubblico che però offrono ottime interpretazioni, in un bellissimo film onirico, con un finale aperto e angosciante, il tutto sottolineato dalle stupende montagne che fanno da sfondo alle vicende del film. Onirico.
Alcune collegiali scompaiono durante una gita: un piccolo episodio ammantato di mistero è il fulcro di un bellissimo film ambientato nei selvaggi paesaggi australiani di inizio 900. Weir è bravo nel gestire il racconto tra il naturalismo descrittivo e psicologico dell'ambiente di buona borghesia in cui è ambientata la storia e, d'altra parte, le suggestioni arcane, ma senza esagerare e con un eccellente supporto musicale. Inoltre è una buona occasione per affrontare un punto chiave della cultura australiana: il rapporto tra, appunto, la cultura e la natura.
Il racconto di tre alunne di un collegio scomparse misteriosamente nei pressi del monte Hanging Rock. Punto. Non c'è una spiegazione finale, non vengono mostrati indizi chiari durante lo svolgimento del film. L'atmosfera è surreale, onirica, sospesa nel tempo; la fine del film ha lo stesso effetto straniante del risvegliarsi da un sogno incompiuto, di cui non si capisce il senso. Ma che cura nei costumi, nella colonna sonora, la bellezza delle inquadrature e delle location, la classe dell'intera messa in scena. Un esercizio di stile, ma perfetto.
Natura matrigna, antropofoga? Natura splendida e malvagia? No, natura e basta, il resto è sovrastruttura, rassicurante estetizzazione, moralismo vittoriano di cui le "gelide vergini preraffaellite" sono imbevute... Ma questo è il fascino del film: restituire, sulla natura, uno sguardo che non sa e non può, essere incontaminato, diviso com'è tra idealizzazione e demonizzazione, lo sguardo di una società sempre più lontana dalle sue radici, sempre a rischio di scivolare nei crepacci delle proprie mistificazioni.
A tratti sembra un Bilitis privo di nudità! Sembrerà curiosa come affermazione, ma è questa l'impressione che mi fanno tuttora, dopo aver rivisto il film - queste virginali studentesse smarritesi (?) inspiegabilmente in una Natura che non è né buona né cattiva, ma indifferente ai giudizi etico-morali. Intrigante sì, inquietante probabilmente no. Onirico senz'altro. Nel complesso un capolavoro oggi un po' dimenticato.
Un dramma sussurrato, che vive di simbolismi e che Weir infarcisce di ralenti per dilatare la vicenda e metterti a disagio; mentre (non) assistiamo all'incontro tra le Madri del nostro pianeta, la colonna sonora sembra evocare il mito di Pan. Donna Natura Amore (il film comincia il giorno di San Valentino): il DNA del nostro mondo è servito.
MEMORABILE: "Darei un braccio per sapere cosa è successo lassù".
Uno di quei film che ti lasciano una strana inquietudine addosso. La vicenda che narra della sparizione di alcune fanciulle, per l'appunto ad Hanging Rock, è narrata con stile onirico e straniante. Sembra di trovarsi in un brutto sogno che non si riesce a gestire. È come se si entrasse in una dimensione incontrollabile e pericolosa. Si privilegiano (in maniera azzeccata) le atmosfere ai dialoghi. Delirante.
Gran bel film, non c'è che dire. Peter Weir ha fatto un lavoro eccezionale, ogni scena sembra un dipinto: colori e fotografia magnifici. La storia diventa sempre più interessante man mano che passano i minuti, aiutata anche da una notevole colonna sonora. Finale spiazzante.
Formalmente impeccabile, affascinante, ambiguo, inquietante. Difficile trovare un punto debole nella confezione (forse il cast, che ho trovato un po' "sciapo", ma potrebbe essere anche questo voluto). Però nei miei confronti la scintilla non è scattata e la noia ha fatto capolino in più di un'occasione: forse ero già stanco di mio, o forse l'operazione è valida ma troppo cerebrale e un po' più di "cuore" magari avrebbe giovato.
Australia, un collegio femminile di inizio '900. Un pomeriggio d'estate, un pranzo all'aperto nei pressi di Hanging Rock. Poi l'escursione alla vetta del monte, il sonno a metà via. Poi l'urlo più agghiacciante che possa ricordare in un film. Urlo di morte in una natura che è fredda ed inumana come come è fredda ed inumana la società in cui le protagoniste vivono. Un film duro e metallico in cui i simboli legati alla morte si sovrappongono (cigno/donna fantasma) e si fondono alla natura misterica. Un film che non spiega.
Film di singolare fattura, capace di plasmare e dare vita a una inedita forma di inquietudine narrativa. La colonna sonora sembra cucita su misura per gli eventi, le inquadrature e il montaggio rasentano l’accademico, la fotografia raggiunge il sublime. Poco importa se il cast non è fatto di stelle... tutti infatti offrono una resa ottimale. Un film incatalogabile, non un thriller né un giallo classico: semplicemente un mistero tout court, corredato di terrificanti presagi e infinite supposizioni sospese.
Straordinario. Forse questo è l'unico aggettivo in grado di descrivere la perfezione di questa splendida pellicola d'esordio di Peter Weir. La descrizione del paesaggio australiano, tanto maestoso ed affascinante quanto penetrantemente inquietante, è resa in modo ineccepibile e la partitura musicale di Bruce Smeaton, composta unicamente da strumenti a fiato ed eseguita dal bravissimo Gheorghe Zamfir, è meravigliosa. L'ambientazione d'epoca accuratissima e le interpretazioni di prim'ordine fanno il resto. Finale aperto di struggente lirismo.
Struggente, straziante, onirica lettura d'un dramma insoluto qui volutamente ammantato di mistero e fascinazione poetica. Formalmente ineccepibile, visivamente ammaliante, complessivamente perfetto Pic-nic at Hanging Rock appare lacerante e disarmante apologo sull'età inquieta dell'adolescenza femminile (ma non solo), sui primi turbamenti cagionati da pulsioni corporee costrette, limitate, forzate e rigidamente calmierate in un Istituto di (rigida) formazione che ha talvolta toni vagamente "correttivi". L'accompagnamento musicale suggella un film lirico e malinconico d'ineguagliabile stampo.
Weir confeziona il film dentro a una patina di mistero quasi lynchiana con ambientazione naturalista ed inquietante. Sceneggiato sapientemente, mai troppo prolisso, con dialoghi interessanti e non banali. La fotografia calza a pennello con la storia, brillante ma allo stesso tempo cupa. Ottima colonna sonora, vera cornice della pellicola.
Struggente e profondamente inquietante, è la storia dello scontro fra la rigida e repressiva educazione vittoriana e le pulsioni giovanili, il tutto immerso in una natura non tanto ostile, quanto del tutto indifferente alle "magnifiche sorti progressive" della borghesia. La sparizione di tre ragazze durante il picnic del titolo è narrata con toni onirici e stranianti, eppure non vi è alcuna enfasi sul soprannaturale e proprio questo rende l'atmosfera ancora più inquietante. Criptico e irrisolto, ma di grande effetto.
MEMORABILE: L'insegnante che descrive la nascita di Hanging Rock con un discorso carico di doppi sensi.
Opera particolarissima e ineffabile che conquista lo spettatore dal lato inconscio. Non ci sono momenti eclatanti né scene topiche; persino il racconto sembra perdersi e diluirsi man mano che la storia procede; la forza di tutto è demandata all'atmosfera e al procedere indeterminato, che evolve in un crescendo ipnagogico e inquietante, con finale giustamente e sapientemente lasciato in sospeso. Perturbante.
Infestato dagli spettri del Mine-Haha di Wedekind, è forse il film che più di ogni altro è riuscito a cogliere l'ora del giorno in cui l'occhio aperto comincia a sognare, l'infittirsi della tenebra nel meriggio assolato. Come in un trompe l'oeil della ragione, Miranda diventa un quadro del Botticelli, le rocce vivono in forme antropomorfe e il flauto di Pan intorpidisce il flusso del tempo. Il tessuto visivo è un diorama ottico, olfattivo e tattile, un prodigio sensoriale che tocca vertici d'incanto. La sospensione finale anela al sonnambulismo, la condizione dell'umano divorato dalla Natura.
Fu il terzo film di Peter Weir, ma in realtà è il primo col quale si fece conoscere al pubblico internazionale riscuotendo un meritato successo. Caratteristica dei suoi film è forse non a caso il confronto tra il microcosmo del protagonista col macrocosmo che è fuori, con la sua magia e il suo mistero. "Picnic a Hanging Rock" è un'opera di rara sensibilità e delicatezza, un esercizio pienamente riuscito di stile che si realizza attraverso le attrici, la fotografia e il commento musicale di George Zamphyr oltre che di qualche autore classico.
Un film su repressioni sentimentali/sessuali, con virtuosismi estetici di una bellezza che lascia senza fiato (tutta la prima sequenza dell'ascesa accompagnata dalle musiche oniriche di Smeaton e dal flebile flauto di Zamfir). Weir sa che il mondo è andato certamente avanti dopo la scomparsa delle ragazze, ma sa anche che, nascoste da qualche parte, loro sono ancora là, a osservare orizzonti lontani, consapevoli che la vita è un gioco, fatto di inizi, senza alcun finale. Né lieto né infelice.
Tre studentesse spariscono nel nulla dopo aver scalato una roccia. Ambiente rupestre misterioso come può essere la scoperta della pubertà. Venature soprannaturali senza scadere nella tensione a tutti i costi. Ci si chiede cosa sia successo per tutta la durata del film. La sceneggiatura si sarebbe potuta adattare anche per un horror. Ottimi i richiami dei flashback e la fotografia.
MEMORABILE: La carrellata sulle studentesse mentre fanno il picnic.
Mistero gotico dalle mille soluzioni possibili e, pertanto, senza alcuna soluzione: ignoto, invisibile, imperscrutabile. Dal capolavoro sospeso di Joan Lindsay, Weir ricava una versione filmica che sui mezzi detti e sui non espressi calca ancor più la mano, anche grazie alla magnetica resa di un'ambientazione straniante, isolazionista, che sembra strappata via a forza dal proprio tempo. La figura di Mrs. Appleyard (Roberts), apparentemente monolitica come Hanging Rock e in realtà intessuta di rimossi e repressi, è tra i momenti più interessanti di un film di grande fascino visivo.
MEMORABILE: Le compagne di classe di Irma circondano istericamente la ragazza.
Il giorno di San Valentino dell'anno 1900, alcune allieve di un collegio aristocratico scompaiono misteriosamente durante una gita ad Hanging Rock, un gruppo di rocce che i locali ritengono popolati da spiriti... Il film che ha reso Weir noto a livello internazionale conserva intatto il suo fascino ipnotico, al quale concorrono in ugual misura la bellezza del paesaggio alieno nel quale sono destinate a perdersi queste fanciulle in fiore, l'elusività reticente della storia, l'eleganza della messa in scena, la suggestione del tema musicale con il flauto suadente di Zamfir.
Il film che ha fatto scoprire al mondo intero il talento dell'australiano Peter Weir è un'opera inquietante e di difficile catalogazione. Un prodotto molto curato dal punto di vista formale, con immagini che sembrano quadri impressionisti ma che lascia sconcertati per il lento e irrisolto procedere degli eventi. Il mistero delle studentesse sparite nel nulla si misura con la potenza della natura selvaggia che domina sulle debolezze umane.
Penetrante ed evocativa opera di Weir, il cui segreto misterico sta nella capacità di sottrarsi alla sistematica dell'appartenenza ad un genere per sperimentare (con qualche empasse di ritmo che il tempo spietato si perita di segnalare senza tuttavia incrudelire) un fitto rapporto dialettico di corrispondenze ed elusioni col proprio pubblico. Così, se l'interesse per la vicenda ha perso un po' del suo afflato pànico, persiste invece l'intensità dei cromatismi, l'efficacia della composizione delle inquadrature, il dissidio fruttuoso tra erompere naturale e artifici della repressione.
Mistero. Belle fanciulle biancovestite. Sparizioni e apparizioni. Nella luce. Inquietudine. Il silenzio, i suoni e le voci. Gli sguardi sospesi. Il vago e l'indeterminato. Dove sono Miranda e le altre? Dissolte nella natura? Quando una di loro riappare di lei si direbbe che sia tornata da un altro ineffabile mondo. Non si manifesterà traccia di soluzione all'enigma che procede come una visione ipnagogica. Probabilmente siamo nel reame del mito, dove è Pan a officiare il rito sotto la supervisione di Eros. Qui il disvelamento dei segreti non ha dimora.
Peter Weir realizza un film molto misterioso, che prende spunto da una situazione drammatica e sconvolgente per una piccola comunità del 1900, per trattare tematiche più complesse legate ai rapporti umani e personali tra collegiali e insegnanti. Sin dall'inizio si nota l'interesse nei confronti della pittura e dell'arte in generale, per via soprattutto della fotografia color pastello e di continui rimandi alle ragazze viste come figure angelicali e botticelliane. Notevole la gestione del mistero e della tensione che si accentua sotto quella roccia inquietante e gigantesca.
Cos’è successo ad Hanging Rock nessuno lo sa, e questo è il particolare che maggiormente rende interessante un film permeato di mistero dal primo all'ultimo fotogramma, girato benissimo da Peter Weir e con una ricostuzione d'epoca perfetta, che ben si unisce all'atmosfera misteriosa del film. Ottima anche la fotografia, sia nei lussureggianti paesaggi australiani sia nel tetro e austero collegio. Ottimo cast, comprese le ragazze, ma la cinica e fredda Rachel Roberts sovrasta tutti nel suo personaggio tormentato, Una perla mai troppo esaltata, a cui ognuno può dare la sua spiegazione.
Opera enigmatica di Peter Weir, che qui racconta con indubbia grazia una vicenda di sparizioni misteriose intrecciata a turbamenti adolescenziali e modelli educativi autoritari affidando la soluzione alla custodia della natura australiana (valorizzata dall’ottima fotografia) e lasciando aperta ogni ipotesi e l’attesa del "tempo e del luogo giusti" per il disvelamento del segreto. Cast quasi interamente femminile, con caratteriste poco note ma di spessore (in particolare la Roberts e la Gray) e giovanissime esordienti che si fanno apprezzare per freschezza e spontaneità.
MEMORABILE: “C'è un tempo e un luogo giusto dove ogni cosa ha un principio ed una fine”; L’urlo di Edith; Irma interrogata dalle compagne; Mrs. Appleyard ubriaca.
Di certo un’opera particolare che se ne frega di attenersi a una narrazione lineare per farne un qualcosa di etereo e, se vogliamo, inconsistente. Il senso dell’opera sembra essere celato dietro le riprese ostentate dei paesaggi e dei volti delle ragazze, quasi a enfatizzare il fattore estetico, lasciando le porte aperte a molteplici interpretazioni. La mancanza di concisione e il ritmo brachicardico non sono facilmente giustificabili dalla parvenza d’autore dal quale scaturiscono belle sequenze di cui si resta in balia per la sensazione di disorientamento che si percepisce netta.
Vi è qualcosa di ipnotico e ineffabile nel terzo lavoro di Weir. Il film, meritorio di indovinare una fotografia indimenticabile e una gestione dei tempi narrativi ai limiti del rarefatto, fluttua tra il potere precostituito del collegio femminile e la liberazione apollinea dello spirito umano in una natura seducente quanto carica di misteri insondabili. Il fluato di Pan di Zamfir lambisce i confini dell'ultraterreno. Film volutamente irrisolto, ma di un rigore formale così oggettivo che risulta difficile non scorgerne il fascino. Chiosa per la Lambert: di una bellezza che annienta.
MEMORABILE: “C'è un tempo e un luogo giusto dove ogni cosa ha un principio e una fine”; L'attraversamento del passaggio roccioso; Irma interrogata; La direttrice.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE: Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT): Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ: Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICHE: Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Vedo sul sito di dvdstore che il bluray ha tra gli extra "Scene eliminate dalla Director's Cut".
Quindi credo che il film venga proposto solo nella versione voluta negli ultimi anni da regista. Peccato sarebbe stato bello se ci fosse stata anche la theatrical completa.
HomevideoZender • 18/12/18 15:57 Capo scrivano - 47787 interventi
Grazie Noncha. Quindi la theatrical non è mai uscita in bluray e di fatto questa nuova edizione è semplicemente una copia della precedente. A questo punto vediamo se meglio o peggio, come qualità...
CuriositàDaniela • 10/10/20 16:22 Gran Burattinaio - 5927 interventi
Soggetto dall'omonimo romanzo della scrittrice australianaJoan Lindsay pubblicato nel 1967. La storia raccontata nel romanzo è interamente frutto di invenzione letteraria ma è presentata in maniera tale da indurre a credere che sia ispirata ad eventi realmente accaduti.
Questo il capitolo finale scritto dall'autrice, ma espunto dal libro, che "spiega" il mistero. (Il link, ovviamente, contiene spoiler). The Secret of Hanging Rock - Wikipedia
Per il ruolo di Mrs. Appleyard era stata scelta Vivien Merchant. L'attrice però si ammalò prima di arrivare sul set e quindi venne sostituita, all'ultimo minuto, da Rachel Roberts.
Fonte: Imdb e l'intervista a Peter Weir contenuta nel dvd edito da CVC