May è sostanzialmente un nerissimo dramma esistenziale raccontato con la metodologia estetico/narrativa dell'horror/thriller. Notevole la rappresentazione del delirio a cui portano solitudine, marginalità e rifiuto. McKee ha anche il merito di non appesantire mai in chiave strappalacrime la narrazione che, pur rimanendo di una disperazione quasi straziante, non nega momenti addirittura "da commedia", con un sapiente utilizzo del registro ironico. Da applausi Angela Bettis. Un buonissimo film.
May, strabica e diversa ragazza ingaggiata in una clinica veterinaria, ha per unico amico un pupazzo inquietante. Scopre che i normali son più pazzi di lei; così, tra amori svaniti e lesbicone ninfomani, non le resta che raccogliere i "pezzi" migliori delle persone che la circondano. Si può dire tutto di Lucky McKee e, in particolare, di May: tranne che il film non sia un contenitore di emozioni, oscillanti ora al tragico, ora al drammatico, ora al comico. Un coacervo di sensazioni, ben espresse dalla sorprendente protagonista (la mirabilmente brava Angela Bettis). Varie citazioni per Argento.
Discreto horror colmo di citazioni per McKee, che tira fuori una pellicola da uno spunto buono per un episodio di Masters of Horror. Grande cura dei particolari per un prodotto che ha una sua dignità e mantiene per tutta la sua durata una buona dose di interesse nello spattatore. Meglio della media, che però è bassina.
L'andamento sbilenco da commedia Indie (e la colonna sonora in mano alle Breeders è una scontata, se pur gradita, dichiarazione d'appartenenza) imposto alla prima parte, vorrebbe sviare lo spettatore meno smaliziato. Ma la deriva truculenta si sgama miglia addietro, con gli occhi sgranati della protagonista ad ogni piè sospinto (anzi, ad ogni "mano" sospinta, vista la predilezione della nostra per le falangi del suo amato). L'autolesionismo è stato scandagliato con maggior veemenza dal morboso Secretary, la recitazione è forzata, quindi si salva poco. Furbo.
Strana ragazza questa May: a causa di un occhio strabico non ha mai avuto amici e ragazzi a parte una bambola con cui instaura un bizzarro e morboso rapporto. In età adulta le cose non vanno molto diversamente anche se... Dietro una forma abbastanza controllata non c'è poi molto altro. La storia ha sviluppi drammaturgici abbastanza prevedibili: la follia latente cresce pian piano fin poi ad esplodere nell'ultima parte della pellicola. C'è di peggio certo, ma non siamo dinanzi a qualcosa di nuovo ed irrinunciabile. Pleonastici gli omaggi ad Argento.
In fondo il mostro di Frankenstein voleva solo essere amato. Ed il dottore gli creò la moglie, ma ella lo rifiutò. In fondo May vuole solo essere amata. E, dato che l'unico dottore che lei conosca è un veterinario, si arrangia come può, fa da sola e si costruisce l'uomo perfetto. E lui, inopinatamente, prende vita e la accarezza. Lucky McKee, alla sua prima prova registica da solo (dopo la coregia di All Cheerleaders Die), mostra di saper manipolare l'abusata materia (horror) per imbastire una fiaba sulla solitudine. E, visto che di favola si tratta, vissero felici e contenti. Sangue compreso.
May è una ragazza impacciata, ossessionata dall'amicizia per un pupazzo chiuso nella sua scatola che si porta dietro dall'infanzia, inserita a fatica nella società. Prova a superare i suoi limiti e le sue paure, alla fine senza riuscirci e rimanendo poi in definitiva imprigionata dalle sue ossessioni. Film emozionante, a suo modo inquietante, molto ben costruito senza che nessun particolare o nessuna scena venga sprecata o lasciata in sospeso. Un piccolo e divertente gioiellino.
Altri due film restituiscono in modo altrettanto lucido e doloroso la distanza tra sé e il mondo: Repulsion, dove l'alienazione prolassa claustrofobicamente su se stessa, e Possession, dove la solitudine genera per autofecondazione la propria alterità. May il suo "altro da sé" se lo costruisce meticolosamente e chirurgicamente. McKee diluisce il montaggio nel sonoro; è talmente dettagliato e coerente da impregnare di significato i gesti più quotidiani (infilarsi le lenti a contatto per consumare le distanze). Angela Bettis sa naturalizzare l'aberrante: bravissima.
MEMORABILE: Le mani dei bambini ciechi sui vetri infranti.
Veramente notevole. Mi convince su tutti i fronti, attinge a piene mani nella filmografia di genere e lo fa vedere spudoratamente (la foto di Dario Argento), ma riesce a camminare con le proprie gambe. Sembrerebbe un piccolo Tarantino, scusate l'acccostamento. May è la storia leggera di una ragazza difficile; incontrerà persone all'apparenza speciali, che la faranno svalvolare definitivamente. Il bello del film consiste nellla narrazione della storia, senza veri scossoni, normale nella sua diversità, che fa passare per inevitabili i momenti più cruenti.
MEMORABILE: Il ragazzo porta May in casa, le mostra un film dove si vede un atto di cannibalismo, che lei apprezza molto.
La perfezione non è mai nell'insieme, è solo nei dettagli dei corpi, per coglierla serve uno sguardo strabico, che si fissi sulla parte per trascurare il tutto. La protagonista, Angela Bettis, è brava nel rendere con naturalezza la follia di May, il film è un mix equilibrato tra dramma ed horror, mai forzato, mai gratuito. E stringe il cuore la condanna che May si autoinfligge: doverseli strappare, gli occhi, per sentire su di sé quello sguardo amorevole che la veda e l'accolga per quello che è, nella sua imperfetta interezza. Luminosa favola buia, in una colorata Los Angeles.
MEMORABILE: "Voglio solo essere... guardata!"; la collega lesbica a May: "Come sta la mia gatta?" May: "Poverina... è a pezzi!"
Discreta pellicola ove la protagonista è una strana ragazza circondata da una fauna umana di varia specie. Lei, perennemente in un suo mondo, prende da ognuno di essi una parte per farne la persona "perfetta". Efferato con ironia alternativa, si avvale di una narrazione fredda ma efficace.
A ben vedere non c'è molto di originale in questo esordio del bravo Lucky McKee ma, una volta tanto, non è un problema. L'unione dei pezzi (espressione più che mai appropriata) ispirati da altre pellicole in questo caso funziona piuttosto bene presentando una vicenda che, sebbene ci metta un po ad ingranare, risulta interessante grazie soprattutto alla brava protagonista ed alla sua disturbata psiche. Alcuni temi (e Angela Bettis) ritorneranno nell'episodio della serie Masters Of Horror diretto dallo stesso regista.
May, novella dottoressa Frankenstein, alienata da un autismo sentimentale, rinchiusa in una teca di vetro (come la sua bambola), che la protegge/isola dal mondo, imposta da una madre eccessivamente protettiva e autoriale. Il ritratto di una mancanza di attenzione e di solitudine proposto dal bravo McKee, trova il giusto bilanciameto nella prova offerta da una minuta, stranita e coraggiosa Angela Bettis e in un finale quasi catartico (il retrogusto amaro rimane). Gustose e ben orchestrate le (poche) scene forti.
Afflitta da un difetto di vista correggibile ma mal gestito dalla madre, May è una bimba solitaria, destinata a diventare una giovane donna complessata, incapace di relazionarsi con gli altri, il cui desiderio di essere amata sfocerà in un epilogo tragico. Nonostante l'andamento incerto e la prevedibilità degli esiti, buon horror per merito dell'interpretazione di Angela Bettis, mix fra innocenza e morbosità, e di alcune sequenze destinate a restare impresse, come quella disperata dell'ultima sequenza, con una carezza "impossibile" al volto rigato da lacrime e sangue.
May ragazza strabica e complessata, la cui unica amica è un'inquietante bambola, è in cerca dell'amore ma per via della sua natura verrà rifiutata da uomini, donne e... gatti. Film girato molto bene che analizza profondamente gli aspetti psicologici della protagonista e la sua discesa negli abissi della follia; forse un po' lento a ingranare, ma una volta partito non si ferma più in un crescendo di violenza, follia e sangue. A tratti triste, violento e romantico. Una piccola perla horror. Assolutamente consigliato.
Nella prima parte assistiamo al decalogo sociopatico della protagonista, che seppur brava non riesce a trasmettere tutta la folle inquietudine che un personaggio come il suo avrebbe meritato. Un film stucchevole e forzato, troppo sovraccaricato nei momenti emotivi e troppo debole in quelli horror. La regia di McKee è televisiva e lontanissima anni luce dal bellissimo e doloroso The woman. Si salva giusto il finale.
Buon thriller intimista, che scivola nell'horror grottesco, con una giovane protagonista disturbata, disadattata, che parla a una bambola in una teca, è sessualmente inesperta, una classica "ragazza strana" che infine passa il limite. La caduta nella follia è lenta e lunga, fino all'esplosione di violenza persino splatter che caratterizza la seconda metà. Proprio quest'ultima è banalotta, riprendendo stilemi horror che risalgono a Frankenstein e, in campo cinematografico, a Gli orrori del liceo femminile, se non a Pieces. Imperfetto ma valido.
MEMORABILE: Il ragazzo cinefilo e amante di Dario Argento; L'amica lesbica; Il finale.
Bello e folle, intenso ma leggero. Con uno sguardo ironico ma glaciale il regista ci porta nel mondo di May, un personaggio enigmatico e complesso che ci ispira tenerezza e allo stesso tempo un profondo senso di inquietudine. La solitudine, la diversità e la disperata ricerca dell'altro sono il motore che spinge questo curioso e a tratti sorprendente thriller horror a tinte nerissime che finisce per sfociare in un novello Frankenstein. A suo modo molto originale. Finale tra il grottesco e il commovente.
Storia di una ragazza che a causa di un difetto di vista diventa un soggetto psicologicamente "border line" e man mano che il film prosegue, la sua situazione peggiora soprattutto a livello sociale, fino a divenire pericolosa. Spaccato di vita che ritrae una mente disturbata con sfumature dark, e scene sempre più splatter/gore, soprattutto dopo la perdita della bambola/amica. La confezione non è male, il soggetto è piuttosto semplice ma non interessante al punto da dover necessitare di un lungometraggio che tenta di essere inutilmente disturbante ma risulta superfluo.
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Attesissimo, almeno da parte del sottoscritto, titolo sinora inedito in DVD.
Finalmente la 01 Distribution si è presa carico di distribuire l'opera d'esordio di Lucky McKee (da noi celebre per il "suspiriano" Il Mistero del Bosco).
Al momento lo dovreste trovare a NOLEGGIO.
HomevideoZender • 5/09/08 00:07 Capo scrivano - 47700 interventi
Io mcKee lo conoscevo più che altro per il suo Masters (non così eccellente), ma questo May mi ha sempre incuriosito. Quindi da te atteso perché non l'hai ancora visto, Undying (stando all'assenza di un tuo commento ed essendo stato inaugurato dal caro Supercruel).
Un paio di evidenti-citazioni omaggio, fatte da Lucky McKee, a Dario Argento:
- Adam (Jeremy Sisto) declina un invito a May (Angela Bettis) dicendosi impegnato per una serata al cinema, con proiezione di Trauma;
- la casa di Adam è ricolma di poster tra i quali campeggiano a bella vista il manifesto di Opera ed una foto di Dario Argento.
Da notare inoltre come, motivo portante della pellicola, sia il tema dell'omosessualità femminile, sorta di "cifra stilistica" del regista, espressa in maniera ancora più accentuata nel successivo episodio dei Masters of Horror, Creatura maligna e, in misura più contenuta (ma pure presente) ne Il mistero del bosco.
DiscussioneDaniela • 14/07/18 08:35 Gran Burattinaio - 5925 interventi
x Cotola
ho il sospetto che nel tuo commento manchi un punto interrogativo oppure una negazione: così com'è mi pare in contraddizione :o)
DiscussioneZender • 14/07/18 08:41 Capo scrivano - 47700 interventi
Controlla Cotola. Poi semmai avvertimi che cambio.