L'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze di Natale - Film (1975)

Nel '44, nella provincia profonda bolognese, un terzetto di fascisti sequestra una corriera e tutti i suoi occupanti... Quaresimale film di Baldi all'insegna del più spartano verismo, peraltro contraddetto dalle caricaturali rappresentazioni dei tre pazzoidi, con Steiner uguale a se stesso, la Meril che imita Mussolini e inveisce contro il "cialtrume (sic) di Badoglio", Capolicchio muto (buona idea) che grugnisce, mentre il giovane protagonista legge "La Cavallina storna"! Lou Castel fa un'incredibile, brevissima apparizione. Utile per penitenze.

Titolo da commedia giovanilistica, ma intenti del tutto seri, quelli di riflettere sull'irrazionalità e la violenza. Purtroppo le buone intenzioni si traducono in un film "pesante", didascalico, che oscilla fra il quieto realismo contadino delle vittime - anche troppo disposte al sacrificio - e l'accentuazione dei comportamenti schizzati degli aguzzini, patologici ma anche ridicoli. Anonimo il giovane protagonista, non utilizzato al meglio il cast che pure era interessante sulla carta, si salva il solo mesto Cucciolla.

Impeccabile il Morandini: "Non riesce a scavalcare i dati di partenza naturalistici che, anzi, acquistano una sterile dilatazione irrealistica che collide (...) con il latente didascalismo del discorso". Pazzeschi il canto aspirante-suicida delle donne e la fase de "La cavallina storna", mentre è fin troppo facile la metafora dei grugniti suini. Ci sono degli errori: "socialistizzazione" al posto di "socializzazione"; l'esercito RSI non era stato appena ricostituito ma lo era (pur con i noti limiti) da più di un anno. Interessanti Bonicalzi e il suo ultimo pensiero. Il trio è così esagerato (la Méril che si fa i fucilandi...) che anziché muovere all'orrore porta alla perplessità.

Non si capisce perché per portare avanti un discorso legato alla violenza dei fascisti repubblichini si siano dovuti usare degli antagonisti repubblichini caratterizzati in modo così eccessivo (la Méril è terribilmente e fastidiosamente sopra le righe). La vicenda procede lentamente con lunghi momenti di stallo, visto che la storia in sé è abbastanza risicata. L'orrore che dovrebbe provenire dalla cattiveria dei protagonisti viene soffocato dalla noia generale che impera. Spontaneo nella recitazione il giovane protagonista.

La storia, sulla carta, poteva essere spunto per un film interessante; se a ciò aggiungiamo un cast più che discreto, ecco che la curiosità verso questa pellicola ha una sua ragion d'essere. Peccato che Baldi (oltre che regista anche sceneggiatore) rovini tutto eccedendo nella descrizione dei repubblichini (il personaggio della Méril, male interpretato dall'attrice, risulta quasi comico) e delle loro vittime, e adottando scelte registiche che rendono il prodotto di rara pesantezza (meno di 90 minuti che sembrano più del doppio). Occasione sprecata.

A leggere i nomi del cast ci si sfrega le mani pensando che si tratti di un film quantomeno discreto. E invece la delusione è dietro l'angolo e comincia dai primi fotogrammi, con una storia inizialmente poco chiara e che prende presto la via della noia più totale appena la trama comincia a chiarirsi. Insopportabili i personaggi, specie il terzetto di repubblichini, resi come poco più che ridicole macchiette da commedia dell'arte. Il resto certo non brilla. Le atmosfere semi-amatoriali sono anche discrete, ma per il resto è un film da dimenticare il prima possibile.

Girato nel 1975, non a caso l'anno di Salò, da un regista che apparteneva a quel folto sottobosco underground settantiano costretto a fare di necessità virtù. Il realismo è l'elemento cardine (fin troppo: a un certo punto si ode pure una bestemmia!), con attori che parlano il dialetto e una messinscena scarna e poveristica. Non sarebbe neanche male, se ogni tanto succedesse qualcosa: purtroppo il film scorre lento, insicuro e traballante, come l'incedere della vecchia corriera a carbonella. Sorprendenti certi nomi del cast, non sfruttati appieno.