Gruppo di artisti accompagna per mare le ceneri di una celebre cantante lirica, poco prima dello scoppio della Grande Guerra. Parlare di genio a proposito di Fellini è un’ovvietà, ma qui se ne ha la piena percezione. Il regista imbastisce con evidente artificiosità l’artificio di una classe intellettuale autoreferenziale (splendida la scena delle esibizioni canore sospese sopra i fuochisti). Un onirico viaggio della consuzione di una cultura che non ha più niente da dire. Tra gli attori, la grande coreografa Pina Bausch, qui algida principessa.
Delizioso ritratto di un mondo di artisti ed intellettuali sulla via di una inesorabile decadenza, effettuato da un Fellini in stato di grazia. Con mirabile potere descrittivo il grande regista romagnolo effettua un ritratto di una società a parte completamente sospeso in un'atmosfera onirica e dotato di una spessa patina di falso che paradossalmente lo rende però quanto mai autentico.
Un'altro notevole film di Fellini, fortemente autoriale e quindi scandito da un ritmo lento con ampie pause riflessive, ma pieno di immagini e scenografie bellissime. Si inizia con un prologo che omaggia il cinema muto per poi passare alle storie di una serie di singolari personaggi, non evitando qualche compiacimento ma chiudendo il tutto con un finale stupendo. Azzeccatissima la colonna sonora, così come la scelta di far doppiare il protagonista da Ferruccio Amendola.
Musicologico e prebellico. La decadenza di un mondo intellettuale tronfio, vezzoso e fatuo, raccontata da un’orchestra di maschere vivaci e folkloristiche dall’effetto teatrale e grottesco: merito primario della fotografia di Rotunno e delle scenografie di Ferretti. Quantunque non all’altezza dei suoi capolavori degli anni Sessanta, il film dimostra che anche vent’anni dopo l’estro felliniano non si è esaurito.
Entrare nel mondo di Fellini è sempre un sogno; in questo film si narra una storia "svestita" delle più grandi seduzioni felliniane, ma con riferimenti, anche ai suoi precedenti film, che accendono il piacere di guardare. La ricerca dei personaggi solita per Fellini, in "La nave va" diventa esasperata. Il catalogo da circo Barnum di facce e corpi irregolari e strani, dimorano in lui e ne "la nave va". Occhio e cuore sono collegati e funzionano ancora; bravo, Maestro.
Un viaggio su un piroscafo per spargere le ceneri di una defunta cantante lirica conduce il regista riminese alla descrizione di un effimero mondo popolato da orchestrali, individui improbabili e snob borghesi. L'affresco è di valido effetto, coadiuvato da un'atmosfera d'antan sempre piacevole.
Un gruppo di variegati personaggi in navigazione, al centro dell'opera magica di Fellini. Un sogno, tutto realizzato in studio, col mare fatto si seta e con una soundtrack classicheggiante e fantastica. Non siamo ai livelli di Satyricon, ma resta uno dei suoi film migliori. 132 minuti di grande cinema artigianale e visionario. Una meta imprevedibile nel mare della fantasia.
E' ambientata interamente su una nave quest'opera eccelsa di Fellini, ricca di personaggi surreali, colorati e divertenti. Accompagnati da un giornalista/narratore che parla in maniera diretta allo spettatore (come se tutti sapessero che c'è qualcuno che sta filmando la traversata), il film coinvolge al punto da farci sentire uno dei passeggeri. In un gioco metacinematografico e di trucchi svelati, il film appare poetico e lascia addosso una forte ondata di nostalgia.
MEMORABILE: Il rinoceronte; La sfida di canto lirico nelle caldaie.
Vedere un film di Felliini non è come vedere un film di un altro. Ciò che altrove parrebbe fuori luogo, bizzarro, fastidioso, falso, qui, come per incanto, si fa fedele a ciò che uno si attende, pertanto "vero". Al di là di ciò, alcuni momenti sono felliniani in maniera totale (la gara canora, le parti al ristorante della nave...), altri sono grande cinema svincolati dalla fellinità (lo scambio di messaggi da nave a nave e tutti che corrono qua e là con gli sguardi).
Victor Poletti (qui è il tenore Fuciletto) interagiva con la Dionisio nello spot felliniano del Campari.
Impossibile non rimanere deliziati dalle splendide scenografie di Ferretti, dalla fotografia di Rotunno, dai ricercati costumi e dalla regia visionaria di Fellini che, al solito, è magistrale. Tuttavia nella rappresentazione di questa
variegatissima umanità e delle sue vicende, c'è anche tanta frammentarietà che non sempre aiuta nella scorrevolezza e quindi anche un po' nella sua visione che qualcuno potrebbe trovare un po' faticosa. In ogni caso un gran film, felliniano al 100% motivo per il quale alcuni potrebbero gradire poco o nulla.
Il disfacimento dell'aristocrazia, dell'Europa. La Belle Époque è morta, non sa di esserlo e continua a cantare mentre la nave (che continua a borbottare grazie al popolo dei fuochisti nel suo ventre) affonda; e con lei il suo carico di viziosi. Racconto funebre, gonfio di simbologie, ma non crudele, anzi, divertito. Il circo equestre sfila coi suoi lineamenti grotteschi e un certo tono di favola; il regista sembra dire, con lieve fatalismo: "Un mondo è finito, ne comincia un altro... ". Crepuscolare, un po' faticoso, inconfondibile.
Fellini ha la capacità di essere tutto e niente allo stesso tempo. Un filo logico o una trama lineare, infatti, non sembrano essere presenti, eppure dà la sensazione di essere un’opera carica di significati, metafore e simbolismi, alcuni dei quali non sempre immediati e facili da carpire. Sorprendente come sia stato realizzato all’interno di teatri di posa, denotando una maestria nelle scenografie e nei costumi davvero notevole. Fa sentire il suo peso e una lentezza a tratti asfittica, ragion per cui le due ore e più lasciando il fiato corto.
Gruppo di artisti naviga per andare a spargere le ceneri di una cantante lirica. Partenza con crismi da cinema muto per narrare una storia basata sull'arte e l'analisi dei ceti. I personaggi son meno macchiette del solito e formano un corteo funebre di decadenza sociale. Fellini si fa notare specie per le riprese di vaste dimensioni e per un'autocitazione finale. Buone la fotografia seppiata e le scenografie imponenti che ricreano il clima di navigazione.
MEMORABILE: Il rinoceronte issato; La sala macchine.
Alla vigilia della Prima Guerra Mondiale un transatlantico intraprende un viaggio verso l’Egeo per spargere in mare le ceneri di un famoso soprano. Una variopinta e folta fauna umana partecipa alle esequie. Dopo il flop della Città delle donne Fellini si stacca dai consueti temi autobiografici descrivendo con toni meno eccentrici la fine di un’epoca in quello che può essere definito il suo Titanic. La sfilata di personaggi, per quanto colorita, è meno grottesca del solito e sullo sfondo irrompe la storia. Splendide scenografie di Dante Ferretti.
MEMORABILE: Il giornalista sulla scialuppa di salvataggio con il rinoceronte; I profughi serbi che osservano il pasto dei nobili; Lo spargimento delle ceneri.
Film felliniano per alcuni aspetti, ma soprattutto per la consueta teoria di volti e personaggi stralunati, ognuno dipinto con precisione come un quadro. E tra i numerosi protagonisti dell'opera sono tanti quelli interessanti e che si possono ricordare in questo onirico viaggio per il mare. Onirico, come la stragrande maggioranza dei film di Fellini. Manca però la forza narrativa di altre pellicole, vi sono alcuni momenti nei quali il racconto langue un po' per far troppo posto all'analisi dei personaggi. Le scene interessanti comunque ci sono, comprese quelle di canto.
Sarà che i viaggi in nave sono noiosi ma questo è un Fellini meno riuscito del solito. Nino Rota non c'è più e ancora non è arrivato il Nicola Piovani del film successivo, quindi le musiche lasciano a desiderare, tranne qualche aria d'Opera. Certo non manca la consueta cura formale e la fotografia cupa, però tutta l'ambientazione nel medesimo ambiente non giova. L'inizio si rifà al cinema muto (forse c'è lo spettro della Corazzata Potëmkin) e per tutto il tempo si mantiene la sensazione di quel tempo. Il finale ricorda Bava, seppur sia meno divertente ed efficace.
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MusicheColumbo • 6/08/11 18:58 Pulizia ai piani - 1098 interventi
Della serie, non c'è solo musica classica inserita nei film o musica composta apposta per i film. Si guardi cosa ha saputo fare il grande Federico Fellini (da me poco amato) in questo film del 1983: ha fatto rielaborare Rossini e Verdi (quel concertato finale secondo di Traviata per commentare la battaglia navale è geniale...), ha sbalzato le "Claire de lune" di Debussy mentre l'acqua riempiva la cabina del melomane incantato dal filmato della divina Edmea...e poi i "Cieli azzurri" mentre le ceneri della Divina si perdevano nell'Egeo...E gli accordi, sospesi, dell'"Agnus dei" della Petite Messe di Rossini che aprivano il film su fotogrammi muti color seppia....Questo si chiama processo di soggettivizzazione della musica, o memoria soggettiva della musica. Quello che fa e che ha sempre fatto, chi più chi meno, la stragrande maggioranza delle persone. Geniale Fellini!
DiscussioneColumbo • 6/08/11 18:59 Pulizia ai piani - 1098 interventi
Della serie, non c'è solo musica classica inserita nei film o musica composta apposta per i film. Si guardi cosa ha saputo fare il grande Federico Fellini (da me poco amato) in questo film del 1983: ha fatto rielaborare Rossini e Verdi (quel concertato finale secondo di Traviata per commentare la battaglia navale è geniale...), ha sbalzato le "Claire de lune" di Debussy mentre l'acqua riempiva la cabina del melomane incantato dal filmato della divina Edmea...e poi i "Cieli azzurri" mentre le ceneri della Divina si perdevano nell'Egeo...E gli accordi, sospesi, dell'"Agnus dei" della Petite Messe di Rossini che aprivano il film su fotogrammi muti color seppia....Questo si chiama processo di soggettivizzazione della musica, o memoria soggettiva della musica. Quello che fa e che ha sempre fatto, chi più chi meno, la stragrande maggioranza delle persone. Geniale Fellini!
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (Ciclo: "Cinema in grande", 13 gennaio 1989) di E la nave va:
DiscussioneRufus68 • 28/02/17 00:41 Contatti col mondo - 218 interventi
Mi ha sempre incuriosito il nome della divina cantante lirica Edmea Tetua.
Dietro ci vedo l'italianizzazione di "Aide moi tais-toi" ovvero: "Zitto e aiutami", una piccola goliardata nelle corde di Fellini.
La nave, battezzata Gloria N., potrebbe stare per Gloria Nazionale, un altro accenno al declino dei grandi imperi sancito dalla Prima Guerra.
DiscussioneZender • 28/02/17 08:21 Capo scrivano - 47727 interventi
In effetti soprattutto per la prima non è proprio da escludere!
DiscussioneRufus68 • 28/02/17 09:25 Contatti col mondo - 218 interventi
Un gioco di parole più raffinato del Sante Katzone de La città delle donne ...
HomevideoRocchiola • 19/01/20 18:49 Call center Davinotti - 1238 interventi
Il DVD italiano della CVC è vetusto e ormai fuori catalogo. Meglio rivolgersi all’ottimo bluray francese marchiato Gaumont. Video 1.85 pulito senza spuntinature o graffi. A tratti emerge una lieve e del tutto naturale granulosità che non disturba la visione. Audio italiano monofonico piuttosto potente e decisamente chiaro. Sottotitoli escludibili.