Bizzarro film on the road che ricorda molto le opere futuriste: grande libertà verbale e visiva come raramente accade di vedere. Naturalmente è inutile aspettarsi una consequenzialità logica che manca del tutto. A tratti un po’ troppo verboso (ma certi sproloqui sono affascinanti e divertenti) e sicuramente un po’ datato ma io l’ho apprezzato notevolmente ed è abbastanza divertente. Molto metacinematografico, con alcune scene che non si dimenticano (il lungo piano di sequenza pieno di morti ed incidenti) e dialoghi a tratti irresistibili.
MEMORABILE: Lui: "Questo film fa schifo" …Lei: "Colpa tua che credi ancora in Godard"... Sono venuto per annunciare la morte della grammatica specie nel cinema.
Film datato e un po' isterico ma prezioso per capire l'aria che si respirava all'epoca. Visto tanto tempo fa in piena fase Bohemièn lo apprezzai moltissimo ma oggi, a 23 anni e decisamente spettatore più smaliziato, gli rimprovero limiti e difetti, primo far tutti una fastidiosa autoreferenzialità (Lui: "Questo film fa schifo" …Lei: "Colpa tua che credi ancora in Godard"). Irriverente ma incompiuto. Troppo spesso Godard finisce per cadere vittima della sua stessa megalomania.
Un Godard profondamente critico nei confronti della società moderna che finisce per crocifiggere tutti i comportamenti delle classi sociali, non riuscendo più a distinguere a tratti tra gli "sporchi fascisti" e gli "zozzi comunisti". Largo utilizzo dei piani sequenza e di cadaveri disseminati lungo la strada che suscitano solo indifferenza, colpa del progresso e dell'utilizzo spasmodico che ne fa il genere umano. Insomma, un film tutto da interpretare, talmente ricco di simbolismi che non si riesce a seguire un unico filo conduttore.
Godard anarchico, nichilista e citazionista più che mai (Bataille, Lautreaumont, i "peronaggi letterari" che si aggirano nei boschi... ) alla fine del suo ciclo migliore, programmaticamente (l'ultimo cartello annuncia la "fine del cinema"), pieno di spunti bizzarri e anche dei consueti segmenti durante i quali si potrebbe uscire a prendere un caffè. La Darc fece di tutto per lavorare con lui e fu trattata malissimo. C'è anche Léaud, nel doppio ruolo di Saint-Just e di un tale nella cabina del telefono che tanto per cambiare mena Yanne.
Pesante ma non stucchevole, il passaggio di testimone tra il primo Godard, quello innovatore e pop e il famigerato gruppo Dziga Vertov, responsabile di indimenticate atrocità cinematografiche. Un susseguirsi di sberleffi, anche sintattici, che un po' annoiano e un po' sorprendono, tra prolungati dialoghi sessuali con musiche incongrue, bislacche parentesi noir o semisplatter e surreali epifanie boschive. Grande sofferenza in certi tremendi monologhi anticipatori del Godard successivo, ma per fortuna non si protraggono troppo a lungo.
Uno dei Godard piu graffianti e geniali, un film indispensabile per capire i motivi della scelta, nell'anno successivo, di abbandonare a lungo il cinema per la militanza maoista. Una coppia borghese si reca in campagna pere trovare il vecchio padre di lei (e per avvelenarlo sperando nell'eredità) ma si trova coinvolta in uno spettacolare ingorgo che comprende tutti i luoghi comuni della letteratura, della politica, del sesso. Emozioni forti, immagini volutamente sovraesposte per accrescere l'impatto visivo. La summa delle inquietudini che spingevano a sperare nella rivoluzione.
MEMORABILE: La canzone cantata da Léaud nella cabina telefonica (anche nella surreale traduzione italiana).
Rientra nel novero delle opere godardiane meno digeribili, in cui le fisime didascaliche legate alle premure da pamphlet socio-politico prevaricano le questioni estetiche e narrative fino pero quasi a violentarle. Ne risulta il canonico film la cui idea di base è evidentemente intrigante, geniale in alcune sequenze e soluzioni registiche (la carrellata iconica sulle auto in coda) ma i cui segni del tempo sanno esasperatamente di documento di un'epoca a nocumento di ogni fruibilità che non sia mediata. Ovviamente accessorio il cast, onnipresente l'autore e imperanti le citazioni.
Il bislacco viaggio di una coppia verso non si sa bene dove, dà l’occasione a Godard di esprimersi a ruota libera su molti aspetti della civiltà contemporanea col suo inarrestabile modello capitalista (e anti-capitalista). Come una sorta di guerra mai dichiarata, pullulano i morti sul bordo delle strade, gli spari, le partigianerie inaspettate. Ci chiediamo se è tutto questo o c’è ancora altro, in questo confuso caravanserraglio che pare non avere capo né coda. Filosofie, citazioni dotte, riflessioni politiche fanno il resto.
Un Godard troppo didascalico ed eccessivamente surreale, che punta tutto sull'odio che può provare lo spettatore in quest'opera esageratamente spiazzante e priva di senso logico, risultando a tratti poco gradevole. L'intento di criticare un certo tipo di società capitalista e borghese è evidente, le trovate registiche e i piani sequenza sui carrelli saltano all'occhio e sono molto apprezzabili, ma la sostanza resta poca, nonostante le numerose citazioni artistiche e letterarie che gli antipatici protagonisti vivono in questo assurdo weekend.
Una coppia si appresta a raggiungere per il week end i genitori di lei allo scopo di ucciderli e intascare una sostanziosa eredità. Non è un giallo complottista ma solo il punto di partenza di una folle sarabanda che si snoda fra strade costellate di automobili incendiate e disseminate di cadaveri, personaggi storici e letterari che discettano sulla vita e la morte, guerriglieri cannibali che divorano le loro vittime, monologhi politici e citazioni metacinematografiche. Autentica summa del godardismo, un film figlio del suo tempo, datatissimo e nello stesso tempo ancora attuale.
MEMORABILE: La lunga carrellata con le auto incolonnate e i cadaveri delle vittime degli incidenti ai bordi della strada.
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A me è piaciuto molto questo Godard "futurista".
La versione italiana è stata malamente mutilata
(come accade spesso ai film di questo regista).
Per questo motivo sarebbe una buona occasione se passate da Torino, fare un salto al cinema.
Cinema Massimo Torino:
Venerdì 26 marzo ore 16,30
Sabato 27 marzo ore 22,30
HomevideoXtron • 4/11/23 12:30 Servizio caffè - 2151 interventi
Il dvd A&R
Audio italiano e francese Sottotitoli in inglese e italiano (solo nelle parti prive del doppiaggio) Formato video 1.66:1 anamorfico Durata 1h43m16s NTSC (ma perchè la A&R pubblica i dvd in NTSC?) Extra: Trailers