Ma perché gli attori italiani non scioperano quando gli vengono proposti copioni come questo, in cui lui si chiama Marcello, viaggia dal Sud al Nord senza che si sappia che lavoro fa, è uno sciupafemmine... Accidenti! Già molti anni fa Enrico Montesano prendeva per il culo la romantica donna inglese. Qui la romantica donna è americana (Frances Mayes, l'autrice dello sciagurato bestseller da cui è tratto il film), ma gli stereotipi sono gli stessi. Ed il cameo di Monicelli! Tu quoque Marie?
Sciagurato filmetto realizzato in assenza di qualunque valida motivazione se non quella di promuovere a mo' di tour operator l'immagine del nostro paese non facendoci mancare (a partire dal titolo) nessuno dei luoghi comuni di cui è ricco l'immaginario collettivo (l'arte, la natura, il cibo e il ruolo del maschio come latin lover più o meno sfaccendato). Il tutto declinato con abbondanza di banalità. Da dimenticare la "prestazione" artistica (?) di Raoul Bova. Da dimenticare.
Tremendo. Ma perché il grande Mario Monicelli ha partecipato, se pur brevemente, a questo film? Bova statico come un pesce lesso e qualche discreto attore americano (la Oh). Belle solamente le scenografie (la nostra bella Italia). Incommentabile, invedibile.
Mi spiace per la crisi di mezza età della protagonista (l'altrove brava Diane Lane), però dico: proprio qui da noi doveva venire per superarla? Col suo sorriso plasticoso, le sue arie condiscendenti da americana altezzosa? Se voleva un clima soleggiato, un rudere da ristrutturare e un giovanotto per farselo c'erano altri posti... Mi spiace anche vedere la Gerini prestarsi a una caricatura della donna italiana tutta trucco, tacchi e spacchi. Non capisco il senso dell'intera operazione, comunque è un film brutto e insulso.
Film celebrativo del Belpaese italiano, leggero e pieno di luoghi comuni ma non per questo poco piacevole! Da gustare sono certo i colori, i paesaggi, le atmosfere e non la profondità della trama. Cameo di Mario Monicelli e omaggio a Fellini. È la bella Italia vista con gli occhi dell'America!
Scialbo film romantico-comico ambientato nella nostra penisola. La mancanza di idee (una serie di addii e nuove storie al centro della pellicola) viene accompagnata dalla massiccia presenza di stereotipi sulla bella Italia (l'adone piacione primo fra tutti) che rendono particolarmente stucchevole la narrazione già di per sé noiosa. Tra situazioni banali, recitazione mediocre e riferimenti cinematografici che si potevano fortemente evitare non credo si salvi proprio niente. Compare anche Monicelli in un paio di scene.
Non avendo letto il romanzo da cui è tratto mi mancano termini di paragone. Così com'è, il film lascia un po' perplessi per la mancanza di tensione narrativa. Sembra un omaggio americano alle capacità curative della bellissima regione Toscana, con i suoi meravigliosi paesaggi, il ritmo tranquillo della vita quotidiana e la storia che traspira da ogni dove. Lo si vede ma è come non vederlo.
Sotto il sole della Toscana può succedere che si girino anche film come questo. Tratto da un best seller della scrittrice Frances Mayes, che veramente acquistò una villa da ristrutturare in Toscana scrivendo poi di questa sua esperienza. Anche se non ho letto il libro, è evidente come traspaia tutta la visione americana del nostro Paese (il film poi, malauguratamente, amplifica tutti gli stereotipi in questione). Questo, aggiunto a una sceneggiatura non proprio felice, arriva a rovinare un lavoro che riserva anche momenti non proprio da buttare.
MEMORABILE: Lindsay Duncan che rifà l'Anita Ekberg della Dolce vita.
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In una scena Frances (Diane Lane) ammira il dipinto di Piero della Francesca conosciuto come "Polittico della Misericordia", che si trova al Museo Civico di San Sepolcro (AR):